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Candreva, Berardi, Gabbiadini, Marlos... "Come vi raccontiamo in esclusiva da tempo". Un po' di pietà

di Alessandro Cavasinni

Candreva, Berardi, Gabbiadini, Marlos, Pjaca, Bernardeschi, Borini, Bellarabi, Thauvin, Boufal, Lamela, Ben Arfa, Vela, Giaccherini, Fekir, Joao Mario, Nani, Çalhanoglu, Alex Teixeira, Dembele. Questa la sfilza di nomi accostati all'Inter per il solo ruolo di esterno destro d'attacco. Sono venti. Venti giocatori che, nell'arco di poche settimane, i mercato addicted hanno messo di fianco al nome del club nerazzurro per ipotetiche trattative (e sicuramente ne dimentichiamo qualcuno). E il mercato, almeno quello ufficiale, è cominciato da appena cinque giorni.

Voci false? Invenzioni? Qualcuna lo sarà. Ragionevolmente, molte saranno indiscrezioni reali e con un fondamento di verità. Ma il punto non è questo. Il punto è che il calciomercato sta diventando un'ossessione. Quasi una religione. Una sorta di ombra che permea il calcio in generale e condiziona la vita dei tifosi. Di mercato, ormai, si parla 365 giorni l'anno. Sempre e comunque. E non è raro - su web, giornali e tv - vedere anteposte notizie di presunte trattative a risultati di partite. Insomma, si dà la precedenza a una realtà possibile rispetto a una realtà concreta. Un paradosso, visto che comprare un nuovo giocatore - in teoria - serve per ottenere migliori risultati nelle partite. E, di conseguenza, queste partite dovrebbero 'pesare' di più a livello di notiziabilità. E allora com'è possibile che il giorno dopo un quarto di finale di un campionato europeo ci ritroviamo in prima pagina cinque notizie di mercato, mentre i fatti di campo sono relegati a metà giornale? Colpa de lettore bulimico o dell'imbarbarimento della nostra categoria?

Difficile solcare il confine, un po' com'è difficile dire se per un rigore inesistente fischiato sia più colpa dell'arbitro che abbocca o del simulatore che inganna. La sostanza è che si sta andando verso una deriva pericolosa. Una deriva che fa perdere credibilità alla categoria giornalistica e suscita ansia infinita nei tifosi. E così via alla lunga sequela di giudizi sommari che prima erano limitati al bar o all'ombrellone, mentre ora diventano un mantra social che importuna come un ronzio di zanzara: "Perché gli altri comprano e noi siamo fermi?"; "Possibile che ci facciamo sempre fregare?"; "Quello è stato pagato troppo!"; "Quello è vecchio!". Tutto insopportabile. 

La storia di Pjaca, in questo senso, fa giurisprudenza. Da Zagabria a Milano, da Dortmund a Liverpool, da Manchester a Torino, passando per Napoli, ancora Milano e ancora Zagabria. Tutto nell'arco di una mezza giornata scarsa, mica di un mese. Pacco postale. Il motivo? Il continuo rincorrere la notizia. Il tentativo ossessivo di arrivare prima della concorrenza. Notizie non false - badate bene -, ma estremamente parziali, che fanno perdere il quadro d'insieme e disorientano l'utente. 

Candreva, Berardi, Pjaca, Bernardeschi, Borini, Bellarabi, Thauvin, Boufal, Lamela, Ben Arfa, Vela, Marlos, Giaccherini, Fekir, Joao Mario, Nani, Çalhanoglu, Gabbiadini, Alex Teixeira, Dembele. Poi magari qualcuno arriverà davvero. E ci sarà chi avrà anche l'ardire di sottolineare "come vi raccontiamo in esclusiva da tempo". Un po' di pietà.


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