Cara Juventus, stavolta la "retrocessione" è morale
E ora auguriamoci che il giudice sportivo dell’Uefa non sia come quello della Figc. Stavolta, nel caso vi fosse ancora qualche dubbio, i tifosi della Juve sono stati chiari: non insultiamo Balotelli perché è un nostro avversario o perché è antipatico, lo insultiamo perché è nero! Questo l’inequivocabile messaggio mandato a tutti dalle gradinate dello stadio Chaban Delmas di Bordeaux, urlando frasi come “se saltelli muore Balotelli” e “Un nero non può essere italiano”. Come dire, se il giudice sportivo italiano ha mitigato la punizione perché tutti i calciatori, più o meno, vengono insultati e la società ha preso le distanze chiedendo tramite speaker di smettere i cori, noi dimostriamo che l’attacco a Balotelli è preciso e mirato. E per una parte di tifosi (sappiamo benissimo che la maggior parte della tifoseria bianconera non è razzista) dalla testa bacata, ora la Juve si vede paventare la possibilità di pagare un prezzo altissimo. L’organo di giustizia dell’Uefa attende infatti di visionare il referto dell’arbitro, e se verranno riportati (e soprattutto tradotti esattamente) i cori rivolti al calciatore dell’Inter, benché in sua assenza, l’Uefa potrebbe prendere drastiche decisioni, fino alla squalifica del campo. In Europa, infatti, sul tema del razzismo non si scherza.
Noi ovviamente ci auguriamo una pena esemplare, non perché si tratti della Juve, come ho già scritto in un articolo precedente, ma perché episodi di tal genere devono smettere immediatamente, su tutti i campi, in tutto il mondo. Se finora si poteva tirare in ballo la scusante che è il comportamento del giovane interista a provocare la reazione degli avversari (ad altri calciatori di colore militanti nel campionato italiano non capita), ora che Balotelli sta imparando a trattenersi e a “tapparsi le orecchie” davvero non c’è giustificazione che tenga, anche perché non si tratta di semplici insulti (Cannavaro aveva detto che anche a lui capita di sentirsi dire di tutto in campo) ma di chiare prese di posizione razziste. A Bologna Balotelli è stato “solo” fischiato e difatti non si è alzato nessun polverone. La Juve, per voce del presidente Blanc, ha già condannato tali episodi, lo ha fatto dopo la partita vinta contro l'Udinese (episodio che ha permesso alla multa di essere di soli 20 mila euro), lo ha fatto a Bordeaux specificando l’impegno serio della società in tal senso. Ma stavolta potrebbe non bastare. I cori sono proseguiti anche dopo la richiesta dello speaker dello stadio francese: “in questo stadio è bandito il razzismo”. Quindi non c'è il rischio di malinterpretazioni.
Più che altro, va analizzato da un punto di vista sociologico il fenomeno: perché tanto accanimento verso un ragazzo giovane che ha come sola “colpa” quella di avere origini africane? Il problema è che ormai è diventata una sorta di “moda” insultare Balotelli, anche in sua assenza. Un comportamento nato magari, come si diceva, da alcuni suoi atteggiamenti che hanno irritato alcune tifoserie, che si sono ritenute in diritto di poterlo insultare perché “pagano il biglietto”, per poi sfociare quasi automaticamente in razzismo vero e proprio. E se prevedere e contenere il comportamento di una curva è estremamente difficile (farsi trasportare è facile, anche se in quel momento non si pensano certe cose) ecco che il passo è breve. La Juve, dopo la punizione della retrocessione post-Calciopoli, sarà anche tornata in serie A, ripulita nell’immagine e nei rappresentanti, ma una parte della sua tifoseria è rimasta nelle categorie inferiori.