Caro amato José: che brutta fine
Caro amato José: che brutta fine. Una volta Mourinho deliziava con le sue uscite mediatiche, acute e brillanti, pungenti e accurate, degna cornice di squadre ben allenate, vincenti e di livello eccelso. Adesso, invece, è solo un eterno lamento. Spiace assai vederlo conciato così, perché - inutile nasconderlo - noi interisti a Mourinho vogliamo e vorremo sempre un gran bene. Forse il bene più grande che vorremo mai a un allenatore. D'altronde è stato l'artefice primo della immensa gioia rappresentata dal Triplete, un qualcosa di epico che per moltissimi è andato anche oltre il calcio.
Spiace e un po' fa anche incazzare constatare la sua continua rincorsa all'alibi, senza lesinare punture velenose anche all'Inter, club a cui ha dato tutto e dal quale ha ricevuto altrettanto. No, non ci siamo caro José. Non puoi sporcare il tuo ricordo per banali beghe quotidiane. Strategia fin troppo nota da queste parti, che ormai non sortisce più nemmeno gli effetti desiderati. Non serve svicolare dalle questioni di campo disquisendo di tutt'altro, dal calendario all'arbitraggio. Le partite di questa Roma le stiamo vedendo tutti e l'ultima a San Siro è stata ai limiti dell'indecenza: zero idee, zero ricerca, zero in tutto. Sabato sera in campo si sono viste una squadra di Serie A e una di Serie C: questa è la verità. Mancavano diverse pedine, certamente, ma i principi di gioco o si hanno oppure non si hanno. E questa tua Roma è troppo brutta per essere vera. Per essere una tua squadra.
Il pianto continuo, il lamento infinito: questo non è Mourinho, ma la sua brutta copia. Una copia sfocata, stropicciata, ammuffita. Riprenditi José. Caro amato José.