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Chance

di Francesco Fontana

Poche possibilità di avere un'altra chance. Poche possibilità di rimanere e dimostrare che, in questa Inter, potrebbe benissimo starci. Per certi versi siamo alle solite, ma dal punto di vista prettamente tecnico faccio fatica a pensare che lo Stevan Jovetic ammirato (non visto) a Singapore non sia in grado di essere importante in una squadra che aspetta ancora di decollare dopo tante, troppe annate negative.

Confrontandoci con la dirigenza - in particolare sul finire del ritiro di Riscone di Brunico - il messaggio arrivato è sembrato chiarissimo: "Zero chance che possa restare. Quando un elemento è fuori dal progetto non potrebbe essere altrimenti". Una presa di posizione netta, nettissima, alla quale ha fatto seguito quella di Luciano Spalletti alla vigilia della sfida contro il Bayern Monaco in 'ICC'.

Interessato e curioso di capire di più su un giocatore del quale, fino a quel momento, si era parlato poco, proprio il sottoscritto ha cercato di incalzarlo: "Mister, una possibilità è proprio da escludere?". Risposta: "Ci sono calciatori che fanno fatica a star dentro in un gruppo, ad accettare il fatto di dover lottare con gli altri per una maglia da titolare. Io non posso promettere niente a nessuno, pertanto è meglio parlarsi chiaro da subito".

Sinceramente, mi ha colto di sorpresa una replica del genere. Ben venga la sincerità, ben venga il materiale - giornalisticamente parlando - così buono per noi, ma una minima, minima apertura me la sarei aspettata. Perlomeno il classico 'Vedremo anche in base alle indicazioni delle prossime partite'. Triste come eventuale risposta, la classica frase fatta che mette tutti d'accordo, ma avrebbe almeno tenuto aperta una piccolissima possibilità per lo JoJo in cerca di squadra. Per l'ennesima volta. Invece, a quanto pare, niente da fare.

Ammetto di provare un debole calcistico per un elemento che tecnicamente considero indiscutibile. E con altrettanta franchezza affermo che parliamo di una personalità particolare, un carattere di non semplice gestione. Ma in campo ha dimostrato di poter fare la differenza. Perché non tenerlo? Perché non considerarlo una preziosa opzione alternativa? Forse anche perché le etichette in Italia sono tanto antipatiche quanto decisive in sede di giudizio. Un esempio al contrario?

I tifosi nerazzurri trattano Gabriel Barbosa come un vero e proprio eroe (per chiamarlo Gabigol ci sarà, eventualmente, tempo...), ma la domanda sorge spontanea: per quale motivo? Quanti di loro hanno effettivamente visto una partita intera di questo misterioso attaccante brasiliano? Devo dire la mia in modo sincero? Sembra che tutti questi applausi, tutte queste ovazioni, sappiano quasi di ottima presa in giro.

Non si era mai visto esaltare così tanto un calciatore che, sui campi italiani, ha finora dimostrato poco o nulla. E sono sempre più convinto che se uno è forte, gioca. Stop, non ci sono vie di mezzo. E il buon Gabi, con tre allenatori diversi (escludendo quello attuale, contiamo Frank de Boer, Stefano Pioli e Stefano Vecchi) il terreno di gioco non lo ha mai visto. Sia per questioni tecniche che caratteriali.

Quindi il giovane brasiliano sì, Stevan no? Suvvia... Ho voluto mettere sulla bilancia questi due giocatori non casualmente, e il motivo è molto semplice: in un campionato difficile come il nostro credo che il montenegrino possa dare molte più garanzie, soprattutto a gara in corso, magari in casa contro squadre che tenderanno a chiudersi.

Questione di spazi, questione di ruoli. Evidentemente non da attore protagonista, questo pare chiaro, ma in questo caso spetterebbe a Spalletti fagli capire la sua (attuale) dimensione. Perché prima dello Jovetic visto al 'National Stadium', da silurare, ce ne sarebbero molti altri in questa rosa.


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