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Che circo!

di Egle Patanè

Che circo.

Avrà pur ragione Marcelo Brozovic nel sibillino messaggio in codice pubblicato nell'ultima storia pubblicata su Instagram, a mo di continuum delle puntate precedenti dei giorni scorsi. Questa volta però nessuna foto a colori (nerazzurri non a caso), nessun cuore, nessuna frase: un'emoticon, di una tenda da circo. Inequivocabile il messaggio. Inappuntabile il concetto: che circo. Questo come gli altri e stavolta tocca al croato, che ne condivide pubblicamente il pensiero. Certo, questo è il suo di punto di vista. Di cui il pubblico ne conosce solo le storie Instagram, per l'appunto. Il resto, i retroscena, i discorsi, i patti, le incertezze e le volontà restano appannaggio di pochi eletti, e per il 99% delle volte, inedito quindi sconosciuto. Tuttavia, dal basso dell'ignoto, alla massa il messaggio appare chiaro e condivisibile: "che circo". Per altri versi, per altre motivazioni, per altre banali elementari convinzioni, eppure tanto pare. 

Metti l'offerta, togli l'offerta. Metti sul mercato, togli dal mercato. Ad un passo dalla fumata bianca, l'Inter dice addio al giocatore ics, etc, etc etc... Un copione già letto, un film già visto, uno spettacolo al quale abbiamo già assistito... e non sempre, a dirla tutta, applaudito. A proposito di situazioni andate male, proprio ieri è arrivato il convenzionalissimo addio di Milan Skriniar, ennesimo core ngrato come direbbero a Napoli per non parlare di tradimenti. "Milano e San Siro sono diventati casa mia. È stato il luogo che ho difeso per 6 stagioni, ma dove io per primo mi sono sentito protetto [...] Grazie Inter per tutte le emozioni che mi hai fatto provare, nelle vittorie ma anche dopo le sconfitte più dolorose. Grazie INTER. Grazie MILANO. Con affetto, Skri". Con affetto, dopo tutte le emozioni, a me che ho fatto di San Siro casa. Cit - chi rifiuta il Psg e afferma di desiderare voler replicare a Milano quanto fatto da Hamsik a Napoli per poi accordarsi con lo stesso club per firmare qualche mese dopo a zero, senza dare al club (al quale tanto sciorina parole di affetto e gratitudine) la possibilità di monetizzare, visto il valore (e lustro) raggiunto grazie al percorso fatto insieme. Una cronaca breve e apparentemente superficiale di quanto accaduto ma altrettanto esaustiva e difficilmente attaccabile da varie ed eventuali chiavi di lettura 'personali'. Difesa a spada tratta aprioristica rivolta ad operato e gestione della società? No. Ma sbagli della società messi in conto, l'ipocrita e studiata ambiguità comunicativa fa dello slovacco uno dei peggiori colpi bassi da incassare di sempre. Non solo del calcio recente. Leader scelto, nonché vice-capitano, uomo simbolo di un progetto e un sentimento che non temevano fregature finito a voltare le spalle ad un intero popolo lasciato spiazzato ma già abituato e sempre all'erta dopo una cronologia recente piuttosto fresca in fatto di delusioni. Mauro Icardi, Romelu Lukaku... Milan Skriniar. Via a zero, un anno esatto dopo il grande giuramento di giuda e a sei mesi dalla dichiarazione di tradimento. 

Alla finalmente eutanasia attuata dall'agonizzante caso Skriniar, eccone un altro travagliato caso: André Onana. A due anni dall'addio di Achraf Hakimi, seguito da quello di Lukaku (dalla natura profondamente diversa), ecco un altro potenziale sacrificio nel bel mezzo di una trattativa a cuore aperto per il più longevo e prezioso degli organi della squadra di Simone Inzaghi: Marcelo Brozovic. Lo stesso che di questo nuovo ma ritrito copione già noto ne è al momento vittima e carnefice, di certo protagonista. Un po' come il colpevole Milan Skriniar, anche per l'ex Dinamo Zagabria succede lo stesso, o forse peggio: rinnovo, in questo caso firmato (un anno fa), necessità di monetizzare, offerta di mercato in posta ricevuta e vetrina prontamente aperta. Offerta troppo bassa, controversie in agguato, volontà del giocatore divergenti rispetto a quelle del club, patti che si sparagliano e mani che finiscono a strinersi per offerte incredibilmente irrisorie che lasciano perplessi.

Ma perché? Perché ancora una volta, mentre il mondo monetizza a prezzi perlopiù incredibili, l'Inter finisce a chiudere la trattativa per Marcelo Brozovic, con l'Al-Nassr (aggravante) a diciotto milioni? Diciotto milioni. Supponendo sempre che si faccia. Perché del si, no, no, sì, forse, Barcellona, Arabia, Milano, cuori, ammiccamenti, piedi puntati avvicendatosi nelle ultime trentasei ore di chiaro c'è solo il pubblico delle storie del centrocampista nerazzurro. Tutto il resto è ancora una volta incredibilmente confuso. A rincarare la dose di incomprensione è lo stesso Marotta che qualche minuto prima dell'annuncio, sottoscritto da Di Marzio, della riapertura della trattativa tra nerazzurri e sauditi, aveva parlato di eventualità di togliere dal mercato il giocatore qualora le conversazioni con la squadra di CR7 non si fossero riaperti. Tempismo, se non altro, che lascia pensare all'impossibilità di seguire quantitativamente i bluff serviti al pubblico dalle parti che non lasciano parecchio margine di previsione a proposito dei valzer di mercato che Marotta e Ausilio serviranno in questa lunga finestra di trasferimenrti appena cominciata. 

E a proposito di circhi, mediatici e non, Marcus Thuram è a Milano, ha firmato ed è ufficialmente un giocatore dell'Inter... diversamente da quanto buona parte del web era pronto a sottoscrivere circa una settimana fa. Perché forse anche Thuram ne è una prova: avrà ragione Brozovic... Che circo è!


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