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Che pasticcio bolognese! Con le emiliane solo pasti indigesti

di Egle Patanè

Ancora una volta l'Inter fa un'abboffata indigesta contro un'emiliana. Dopo il primo e unico ko stagionale contro il Sassuolo la squadra di Simone Inzaghi si lascia impasticciare da un Bologna in versione osteria ma stellata. Niente lasagna, niente cappelletti, né mortadella: Thiago Motta, tornato a San Siro, rompe con il passato e ai due 6-1 consecutivi risponde con un piatto speciale che sazia non poco la sua squadra ma toglie l'appetito ai padroni di casa, imbrigliati in un pasticcio di besciamella e ragù serviti a cottura perfetta dagli ospiti. Che strana combinazione: gli ospiti che servono il piatto all'oste che finisce a combattere una fastidiosa sensazione di pienezza post-pranzo, data non di certo dalla sostanza del risultato. Al contrario, gli anfitrioni della Scala del calcio escono dal banchetto con pancia e tasche vuote e un pranzo, oltre che indigesto, persino poco ricco. Non bastano difatti le prime portate servite da Acerbi e Lautaro a propiziare un pranzo sereno perché proprio il capitano, autore di un meraviglioso gol dalla distanza che sembrava preludere una scorpacciata di succulenti pietanze e calorie, perde il tempo e la lucidità e regala alla squadra di Thiago Motta la possibilità di riaprire il match.

Occasione d'oro servita su piatto d'argento con tanto di guanti gialli e via con lo switch di menu: da uno tipicamente meneghino ad una serie di specialità emiliane piene di tossine da smaltire nei quindici giorni a venire, neanche fossero carboidrati e grassi a gogo. Pure peggio in questo caso, specie perché se da un lato è vero che la sosta per le Nazionali dà a Inzaghi and co il tempo di ristabilire la flora intestinale andata in scompenso nel pomeriggio di ieri, dall'altro andare in standbye dopo un pari simile non è il modo migliore per chiudere un ciclo, prima di cominciare un altro grande tour de force, e specie se la chiusura del cerchio avviene come è avvenuto ieri. Da 2-0 a 2-2, una rimonta che suona da acuto fastidisiossimo per i timpani di chiunque, in particolar modo nei timpani di chi nell'ultima uscita casalinga di campionato ha persino rimediato un ko con un'altra squadra di medio-classifica. Giusto anche fare un distinguo e se con il Sassuolo l'Inter sembrava la brutta versione di sé stessa, stanca, disordinata, in affanno e poco sul pezzo, con il Bologna ha imbastito una prestazione altalenante e fatta di alti e bassi, indirizzata più dai meriti dell'avversario che da demeriti propri. Contro i felsinei quasi mai si possono additare al biscione defaillance tattiche o particolari strutturali errori di manovra, al contrario va ammonito - come giustamente fa l'allenatore stesso a margine della gara - un calo di concentrazione inaccettabile e una mancata reattività al momento giusto, ovvero dopo i gol subiti. 

"C’è tantissima amarezza perché la squadra ha fatto la gara che doveva fare ma con due incredibili disattenzioni che ci sono costate due gol. Con un vantaggio di 2-0 una squadra come la nostra deve vincere" ha detto Inzaghi a Inter TV con increscioso rammarico nei confronti di una partita che a suo avviso avrebbero - legittimamente - meritato e che invece suona a mo' di sconfitta. "Con un vantaggio di 2-0 una squadra come l'Inter deve vincere" e vero è! Inconcepibile pareggiare una gara che per lunghi tratti hai dato avvisaglie di poter dominare e che finisci col buttar via sì per qualche errore di posizionamento, ma soprattutto per cali di concentrazione che a certi livelli non sono più perdonabili tanto quanto l'asfissiante pressing degli ultimi quindici-venti minuti rivelatosi poi parecchio sterile, considerata l'icapacità di trovare soluzioni alternative per eludere la blindatissima difesa rossoblu e trovare un pertugio per la via della porta di Skorupski. 

Un pasticcio, insomma, bello e buono confezionato in grande stile da un Thiago Motta 'stellato' (e stellare) e solo mascherato dall'umile etichetta d'osteria di provincia che crea indigestione, intossicazione e non pochi pensieri agli aristocratici milanesi.

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