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Chivu come il Trap dentro la centrifuga

di Maurizio Pizzoferrato

“Sono come in una lavatrice dove continui a sbattere la testa contro tutti i muri. Non hai mai pace, sei sempre sotto pressione per i risultati”. Parole e musica di Cristian Chivu che ha esternato prima di Natale in una intervista rilasciata al giornale romeno Gazeta Sportunior. I tifosi interisti più attempati ricorderanno come lo stesso concetto fu espresso dal grande Giovanni Trapattoni che paragonò la Beneamata ad una centrifuga che non lascia spazio al giudizio equlibrato.

All'Inter un tecnico è osannato solo se vince, e nemmeno sempre a dir la verità. Basta invece un passo falso, condito magari da qualche rigore tirato in modo osceno come a Ryad, per scatenare l'inferno mediatico. Quando l'Inter di Simone Inzaghi ha vinto tre supercoppe italiane su cinque edizioni disputate consecutivamente, (due in gara secca contro Juventus e Milan e una con la formula delle Final Four), si è parlato quasi di ordinaria amministrazione, Quando a vincere sono state il Milan di sigaro Conceicao e il Napoli dell'ex Conte, abbiamo invece appreso come la Supercoppa sia un trofeo da esibire con grande soddisfazione in bacheca.

Dopo sedici giornate di campionato e una partita in meno, l'Inter di Chivu è prima da sola in classifica, nonostante quattro sconfitte, con un punto di vantaggio sul Milan e due sul Napoli che nel penultimo turno della serie A, mentre i nerazzurri vincevano in casa del Genoa, hanno rispettivamente pareggiato e perso contro Sassuolo e Udinese. Anche rossoneri e partenopei dovranno recuperare la loro gara non disputata per l'impegno in Arabia. L'Inter di Chivu ha sinora vinto quattro delle sei partite disputate nel maxi girone di Champions League e la qualificazione diretta agli ottavi di finale è ancora possibile. I ko sono arrivati nelle due ultime uscite, a Madrid sponda Atletico per un gol preso all'ultimo respiro da calcio d'angolo e a San Siro contro il Liverpool che è tornato a casa con il bottino pieno grazie ad un rigore ridicolo concesso sui titoli di coda di un match incanalato sullo 0-0. In Coppa Italia l'Inter di Chivu è ai quarti di finale dopo aver eliminato a suon di gol il Venezia e ora attende la vincente di Roma-Torino del prossimo 13 gennaio. Percorso fallimentare, questo, per una squadra data per finita dopo la debacle nella finale di Champions League contro il PSG? Seconda finale in tre anni, per la precisione.

Mentre la lavatrice nerazzurra continua a centrifugare, sarebbe ora di chiarire alcune cose per emettere giudizi equilibrati e non pretestuosi, anche da parte del popolo interista che impazza sui social. L'Inter è sicuramente una squadra forte con una rosa profonda, in grado di competere per tornare a vincere, cosa non successa la scorsa stagione quando si è arrivati ad un centimetro da tutto senza poi esultare. Ma non è vero che i nerazzurri siano nettamente superiori agli avversari e che la vittoria finale debba essere un obbligo. Da qualche anno, per ragioni più o meno condivisibili, il mercato non fa sognare e la famosa sostenibilità la sta facendo da padrona. La carta di identità di alcuni elementi protagonisti della cavalcata che ha portato due anni fa alla conquista della seconda stella inizia a pesare, specialmente in difesa e appare inevitabile che a breve questo gruppo abbia bisogno di una bella rinfrescata. Il lavoro della dirigenza, già a partire da questa sessione di gennaio, sarà importante anche a fronte dell'inaspettata lunga assenza di un pezzo da novanta come Denzel Dumfries.

Intanto incombe la difficile e vicina trasferta di Bergamo contro l'Atalanta di Palladino, un tecnico che spesso e volentieri si esalta nei match contro le grandi. L'Inter di Simone Inzaghi batteva sempre l'Atalanta di Gasperini, sia in casa che nella tana degli orobici che quando spinge i suoi, è valore aggiunto. Ora vedremo come finirà con due tecnici diversi dal passato. Ma la vera differenza, come al solito, la dovranno fare i giocatori, Quelli con la maglia nerazzurra provenienti da Milano dovranno dimostrare di non voler essere solo belli come apparso forse inconsciamente, ma colpevolmente, in qualche occasione. Perché l'Inter è come una centrifuga, dove schizzi dall'altare alla polvere in meno di un secondo. E forse, proprio per questo, il compito di chi la guida risulta ancora più affascinante.


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