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Cilecca su cilecca. Vietato steccare con la Juve?

di Simone Togna

Se l’Inter dovesse battere la Juve a Milano nel prossimo turno di campionato otterrebbe di fatto la qualificazione alla prossima Champions League. Certo, non potrebbe mai esserci la matematica, ma visto il calendario, le squadre da affrontare e i relativi punti che resterebbero da conquistare, i nerazzurri avrebbero di fatto un piede e mezzo nell’Europa che conta per il secondo anno consecutivo.
Parliamo di un traguardo minimo, sia ben chiaro, perché l’Inter, quella vera deve essere di casa in competizioni così prestigiose. E soprattutto deve affrontarle con la consapevolezza di poter davvero arrivare il più in là possibile.
Il problema è a monte.
Quante volte avete sentito da amici/tifosi/esperti/giornalisti insopportabili la frase: “Se l’Inter vince contro X è fatta”?
Già, tante. Forse troppe. A ragion veduta. 
Se i nerazzurri avessero battuto la Lazio, chi lo sa, con quei tre punti avrebbero anche potuto puntare con forza al secondo posto.
Se avessero sconfitto a San Siro l’Atalanta, oppure la Roma, anziché terminare l’incontro a reti inviolate con la Dea e per 1-1 contro i giallorossi, sarebbero state distanziate ulteriormente due serie candidate al quarto posto. Ergo, musichetta nelle orecchie e ultimi incontri da giocare pure in ciabatte.
E invece no. I risultati non sono arrivati. Una cilecca dietro l’altra. Non serve a nulla piangere sul latte versato, né tanto meno andare avanti con i “se” e con i “ma”. Non è successo, punto e stop.
Quello che realmente fa accendere nella mia testa qualche spia di allarme che credo sia giusto far diventare di dominio pubblico è questa involuzione della banda di Spalletti nelle partite che contano.
Ok, nel girone di ritorno i nerazzurri hanno vinto il Derby. Ma poi? Eh, ma poi nulla. E questo non va bene. A ciò si deve aggiungere che in Coppa Italia (competizione che si poteva vincere a mani basse) e in Europa League si è stati eliminati con troppa facilità. Ha ragione Lautaro quando dice: “Non vinceremo niente, non va bene, dobbiamo puntare più in alto”.
In Italia le altre, chi per un motivo o per l’altro, arrancano. L’Inter è stata brava a conquistare punti preziosi in altre situazioni. Ma non è che il cammino della Beneamata sia stato esaltante. È da sufficienza piena in campionato perché i tuoi competitor giocano a quello che a Milano si chiamo ciapa no. Sbagliano sempre quando non dovrebbero, non approfittando così degli errori di chi sta davanti.
Sono statistiche evidenti, che per me devono essere valutate più che seriamente. Invece ho la sensazione che in molti credano davvero che la squadra nerazzurra sia difficilmente migliorabile e si accontentino di questa mediocrità, spacciandola per forza superiore.
Signori, non è così. Quasi tutti i giocatori attuali dell’Inter (nonché i dirigenti, Marotta escluso) non hanno vinto nulla. C’è un divario abissale con quelli di Mancini o del Triplete che sono di diritto nella storia del calcio. Ma sembra quasi vengano trattati da fenomeni. In realtà sono vergini di vittorie. E alcuni di loro, anziché lavorare a testa bassa per provare a ricalcare quel glorioso percorso di chi li ha preceduti, si atteggiano a Rocco Siffredi, come se avessero trionfato già in Italia, in Europa e nel mondo.
Che comincino a dimostrare sul campo tali qualità. Dalla sfida contro la Juve, in una gara che per i bianconeri conta meno di zero, ma che non vorranno mai perdere, né pareggiare. Questione di mentalità vincente, almeno nel Bel Paese, da parte della Vecchia Signora.
Con l’Inter che se dovesse sconfiggere gli storici rivali, in un solo colpo, porterebbe a casa tre punti fondamentali nella sua corsa europea, e potrebbe fregiarsi, finalmente di aver avuto la meglio sui campioni d’Italia. Circostanza che dopo Mou, solo con De Boer in panchina (lungi me difendere il mister olandese, stia lì dov’è e nessuno penso possa rimpiangerlo) è avvenuta negli ultimi anni alla Scala del Calcio. Per il resto zero vittorie contro i bianconeri.   
È ora di invertire questo triste trend, perché per complicarsi la vita anche in campionato si è ancora in tempo.


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