Ciò che si voleva
E già si odono gli echi di chi si lamenta per il calendario fitto, per le convocazioni delle Nazionali, per i big-match ravvicinati, per gli acciacchi di alcuni. Piagnistei, piagnucolii, rumori di sottofondo. I padiglioni auricolari messi a dura prova, mal di testa is coming. L'Inter è l'Inter. È lì dove deve essere. A giocarsi tutto contro le migliori, in Italia e in Europa. Ci si è lamentati per anni – giustamente – per aver perso prestigio, e adesso qualcuno ha il coraggio di dolersi per la condizione attuale? Male malissimo.
Per primo arriva il derby, domenica sera, con lo scenario del solito San Siro stracolmo. Atmosfera da grandissima sfida anche perché pure i rossoneri finalmente stanno uscendo dal letargo. In campo senza fare calcoli, senza pensare al tour-de-force, senza farsi condizionare troppo dai rientri dei nazionali. Piccola parentesi: se l'Inter concede un numero sostanzioso di giocatori ai ct di tutto il mondo non è altro che un ottimo segnale. Lontani i tempi in cui dalla Pinetina partivano in 4-5. Sintomo di livello scarso. Un livello che ora, finalmente, è tornato consono al blasone del club. Chiusa parentesi.
Si diceva, il derby. Dopo un inizio stentato, i nerazzurri con merito hanno raddrizzato la classifica e adesso viene il bello, tra match-clou e onere/onore di consolidarsi tra le prime quattro. Passaggio obbligato per foraggiare la crescita iniziata l'anno passato col rientro in Champions League. Ed eccola la Champions, con due vittorie su due nel gruppo ribattezzato "della morte" secondo i più. A ragione, viste le squadre. Nulla è ancora deciso, ci vuole poco per rimettere tutto in discussione. Ma è chiaro che – vada come vada – sono queste le partite che ti fanno crescere. Affrontare Tottenham, Psv e ora Barcellona significa tornare a fare i conti con quello che significa l'alta nobiltà del calcio europeo, quella assente dai radar interisti per troppi anni. Non a caso la striscia vincente è cominciata con Vecino che l'ha ripresa e spedita alle spalle di Vorm.
E allora è bello così, è giusto così. L'Inter torna a fare l'Inter, con giocatori da Inter e avversari da Inter. Uno dopo l'altro, senza soluzione di continuità. Basta ansie, basta lacrime, basta rumori di sottofondo. È ciò che si voleva.
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