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Come Max

di Francesco Fontana

Come Max. Non male, anzi. Direi eccezionale. Per lei, ma soprattutto per l'Inter. Perché in tal caso a Milano sarebbe tornato perlomeno lo Scudetto: il massimo. Caro Luciano Spalletti, faccia come Massimiliano Allegri. Ne imiti il percorso, cerchi di alzare il proprio status dopo un percorso simile, per non dire identico, a quello del suo collega quando raccolse l'eredità - e che eredità - di un certo Antonio Conte, oggi forse il miglior allenatore in Europa (certamente tra i primi tre).

Ritengo che l'obiettivo sulla panchina nerazzurra consista nel passare dall'essere un buon/ottimo allenatore a un vero e proprio top coach. E qui non c'entra alcun tipo di simpatia o antipatia nei confronti dell'una o dell'altra squadra, dell'uno o dell'altro allenatore, dell'uno o dell'altro calciatore. Semplicemente, viene naturale citare la Juventus perché ha dettato legge in Italia negli ultimi sei anni. E in modo incontrastato. Logico quindi scegliere Allegri come esempio principe per questo tipo di analisi.

A differenza di Spalletti, il suo arrivo a Torino fu però accompagnato da tante critiche, mille dubbi e numerose perplessità per un nome che - utilizzando un eufemismo - non stuzzicava la piazza. E invece sappiamo tutti cosa è riuscito a fare, reduce rispetto all'ex Roma da un'esperienza importante al Milan (arrivando dal Cagliari) con un campionato vinto in bacheca, seppur poi seguito dalla delusione 2011-2012.

Salvo rare eccezioni (il riferimento va subito a Josep Guardiola, tanto strepitoso quanto unico il suo percorso), credo che nella carriera di un allenatore ci sia il momento della svolta (perché no, talvolta anche in negativo). Quel preciso momento in cui si alza l''asticella', cresce l'appeal, aumentano le pretendenti e i club disposti a ricoprirti d'oro pur di averti. Insomma, quel determinato istante in cui si compie quel cosiddetto salto di qualità.

Max ce l'ha fatta alla grande a Torino, Luciano ora ha tutto per poterlo fare a Milano. E in quest'ultimo caso il passo in avanti sarebbe anche doppio, probabilmente triplo, perché la situazione che l'allenatore campione d'Italia trovò a Vinovo non può ovviamente essere paragonata a quella attuale in quel di Appiano Gentile. Per tante ragioni: meno certezze, tanti aspetti da chiarire, varie lacune da colmare per un progetto che, risultati alla mano, attende ancora di partire.

A Milano ecco quindi l'occasione della vita per il classe '59 di Certaldo. L'occasione da non sprecare, con un'avventura biennale (questa la durata del contratto siglato) che dovrà portare alla Champions League. Traguardo obbligatorio già da questo 2017-2108 (negli ultimi anni quante volte è stata pronunciata questa frase...), mentre per lo Scudetto, beh... ogni cosa a suo tempo. Per intanto concentrazione massimale sulla Coppa che conta e a quel passo che Allegri ha centrato in queste stagioni. Quello che ora, caro Luciano, dovrà cercare in ogni modo di replicare. Qui ha tutto (doti personali comprese) per riuscirci.


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