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Come ti ripago il debito

di Fabio Costantino

Il primo tempo è in archivio è l'Inter è in vantaggio per 1-0, risultato che bisognerà proteggere nella ripresa, all'Estadio Do Dragao. In estrema sintesi è questo il bilancio del match di andata degli ottavi di Champions disputato ieri sera in un Meazza tutto esaurito (con gioia anche per le casse nerazzurre) tra Inter e Porto. Che fosse un confronto complicato per la squadra di casa era ovvio, checché l'urna avrebbe potuto accoppiarla contro un avversario ben più quotato a livello internazionale. Invece i portoghesi, guidati da un bravissimo allenatore, hanno mostrato anche a Milano quello che sono in grado di fare, legittimando la striscia di dieci vittorie consecutive scritte nel biglietto da visita presentato all'ingresso dello stadio.

Innanzitutto, giusto partire da un'atmosfera fantastica, oltre 75 mila spettatori (con nutrita presenza portoghese), aria fresca di Champions League che in casa Inter mancava dallo scorso novembre, nel 4-0 al Viktoria Plzen che aveva certificato l'eliminazione del "peggior Barcellona degli ultimi 10 anni". Nel mezzo, un Mondiale, una Supercoppa araba e qualche risultato deludente alternato a ottime prestazioni. Non c'era bisogno di chiamare a raccolta i tifosi, tutti erano consapevoli dell'importanza di questa partita sia per il percorso stagionale dell'Inter sia per le sue casse. Aspetto che ormai viene messo in cima a livello di importanza anche dal semplice appassionato.

Poi c'è il campo, dove la cornice può aiutare ma non è sufficiente. E infatti pur mantenendo il pallino del gioco, l'Inter fa fatica a trovare la porta di Diogo Costa, graziato inizialmente da Lautaro ma bravissimo al tramonto del primo tempo su Bastoni. Nel mezzo, un rigore reclamato da Darmian (ormai è quasi inutile sperare...) e un'occasione talmente ghiotta per Galeno che ancora non ci si capacita di come abbia mandato fuori di testa dopo la respinta di Onana su Grujic. Già, Onana. Qualche rimbrotto del pubblico per rilanci non precisissimi e uno scambio poco piacevole di vedute con Dzeko nel contesto di una prestazione mostruosa, in cui dice no a tutti, anche al doppio attacco ravvicinato del minuto 58 in cui si fa fatica persino a capire chi gli abbia tirato contro. Mandi pure a fare in c... chi vuole se poi in campo vola così da un palo all'altro.

Bravo il camerunese a proteggere, bravissimo Lukaku a concretizzare. Impresa titanica superare nel gioco aereo l'immarcescibile Pepe, fallita da uno spento Dzeko che pure l'annoverebbe tra le sue specialità. Quel cross di Barella (ennesima prestazione da odi et amo), è però troppo invitante per non avventarcisi contro con il giusto tempismo, mantenendo la lucidità di sbattere in rete il pallone respinto beffardamente dal palo. Al belga si chiedeva un colpo significativo, ben più del doppio rigore contro l'Udinese. E Big Rom ha dimostrato di esserci, nella serata più importante della stagione, in poco più di mezz'ora in campo. Paradossalmente, se l'Inter passasse il turno grazie a questa rete e incassasse quei salvifici 20 milioni garantiti dal nuovo step nella competizione, il numero 90 avrebbe finanziato la sua conferma in nerazzurro, oltre ad aver ripagato il debito citato recentemente da Ausilio. Ma ne riparleremo più in là, dopo la gara di ritorno.

Gara di ritorno che andrà affrontata con meno frenesia e più compattezza, perché subire certi contropiede è opera suicida a questo livello. Può andarti bene contro l'Udinese, perché Success e Beto non ne azzeccano una, ma concedere il fianco in un ottavo di Champions League, qualunque avversario si affronti, non sempre offre una seconda chance. Stavolta si può ringraziare Onana, al Do Dragao servirà un lavoro più meticoloso. Inzaghi avrà comunque tempo per pensarci, l'importante è potersi presentare al secondo tempo contro il Porto in vantaggio. E con un Lukaku in più.


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