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Comunque, nessun rimpianto

di Christian Liotta

Certo, guardando a caldo il tabellino, un groppo in gola viene: dopo il flop interno con la Sampdoria, il Milan riesce a guadagnare la prima vittoria stagionale contro il Bologna al Dall'Ara, un 1-3 che porta in casa rossonera un'unica firma, quella di Giampaolo Pazzini, autore di una tripletta alla sua prima uscita stagionale dal primo minuto, dopo lo sfortunato scampolo di partita contro i blucerchiati. Tre gol per rilanciarsi, dopo la fine alquanto amara della sua esperienza all'Inter e lo scambio in estate con Antonio Cassano. Esultano giustamente i milanisti perché il Pazzo ha tolto loro le castagne dal fuoco dopo una gara che si stava facendo maledettamente complicata, col Bologna che premeva sprecando più occasioni, ma chi in casa nerazzurra pensa già di fustigarsi a suon di rimpianti probabilmente si sbaglia.

Proviamo a vedere perché: l'esordio vero di Pazzini con la sua nuova maglia è stato per dire molto simile a quello con la maglia nerazzurra avvenuto nel gennaio 2011, a San Siro contro il Palermo, quando ha preso per i capelli una squadra in difficoltà (all'epoca sotto 0-2, ieri in situazione di parità ma con brividi in serie) trascinandola al successo, segnando due gol e prendendosi i meriti del rigore procurato e poi segnato da Eto'o. E anche l'anno scorso proprio a Bologna Pazzini si rilanciò con un gol alla prima di Ranieri dopo l'ostracismo di Gasperini. Ieri sera, però, i gol sono arrivati in circostanze che hanno un pizzico, se non di più, di fortunoso: prima, il rigore fischiato in maniera improvvida da Tagliavento, quando le immagini tradiscono l'attaccante toscano visto che è chiaro che a commettere il fallo su Cherubin e non viceversa, per poi lasciarsi cadere come colpito da un cecchino; la seconda nasce da una papera clamorosa dell'incerto Agliardi e la terza su deviazione di un tiro da lontano, fatta col tacco. Da lodare per il senso della posizione, da vero rapace d'area, ma del resto quanti gol gli abbiamo visto fare in maglia nerazzurra in questo modo?

Piuttosto, credo sia giusta una riflessione: credo che alla fine bisogna pensare che per lui sia giusto così. Perché in fin dei conti, come è andata a finire con l'Inter lo sappiamo tutti: non rientrava nei piani di Andrea Stramaccioni, è stato messo alla porta, ipse dixit, dalla società, forse anche in maniera un po' brutale (leggi esclusioni anche dalle partite amichevoli), e ciò ha portato a quello sfogo rigonfio di amarezza in quel di Pinzolo. Fosse rimasto all'Inter, sarebbe rimasto certamente come riserva di Milito e certamente come scontento, viste anche le difficoltà incontrate nell'ultimo scorcio di militanza in nerazzurro. E questo, un attaccante di 28 anni, quindi ancora nel pieno della maturità agonistica e nel giro della nazionale, non può di certo permetterselo. E' arrivata quest'occasione, con il Milan che dall'altro lato faceva i conti con l'inquietudine di Cassano, e nel giro di pochi giorni si è consumato lo scambio.

Il Milan ha così trovato, per Fantantonio e la somma di 7.5 milioni di euro, un attaccante importante, che per caratura e valore  non è di certo paragonabile a Ibrahimovic ma che insomma può dare certamente un contributo pesante. Una soluzione che ne permette di rilanciare la carriera; in quanto a noi, anche se per alcuni soggetti può sembrare difficile, guai a vivere di rimorsi. Perché Pazzini era ormai separato in casa, e nell'ultima estate, coi continui rifiuti alle destinazioni estere prima di dire sì al Milan, ha creato più grattacapi che altro alla dirigenza che ormai aveva segnato la sua sorte. Soprattutto, guai a far pesare questi eventuali rigurgiti di rimpianto sul nostro Antonio Cassano specie quando commetterà qualche errore, perché Fantantonio ha dimostrato di essere motivato quanto basta per poter dire la sua in questa nuova avventura (e soprattutto, Galliani a parte, ha ringraziato tutto il Milan, mentre Pazzini una volta passato il Naviglio pare aver voluto cancellare con un rapido colpo di spugna il passato recente). Non mangiamoci il fegato solo per una partita, perché lo scenario che avrebbe atteso il Pazzo all'Inter è ormai chiaro. Bravo Giampaolo, ma qui no regrets...


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Domenica 15 dicembre