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Conta il giocatore, non il nome

di Simone Togna

Parlare, anzi, criticare, col senno del poi è facilissimo. Figurarsi se giudicare è il tuo mestiere e non hai milioni di persone che opinano sulle tue scelte. In questa stagione però si è palesato in modo ancor più netto e chiaro l’importanza della competenza e della forza dei calciatori data dal verde, unico giudice supremo. Non insomma dal passato degli atleti o dal loro palmares. Attenzione: se hai vinto nelle annate precedenti significa che sicuramente hai delle qualità importanti, ma non hai comunque mai la garanzia che i trionfi possano ripetersi. I curricula contano, ma non sono tutto. Vale nello sport e nella vita. Ergo, spesso e volentieri è meglio puntare su sconosciuti dalle belle speranze, piuttosto che andare sul nome gradito alla piazza.

Kvaratskhelia è l’esempio migliore del concetto che voglio esprimere. Non ricordo, da quando sono nato, un calciatore non noto ai più, così decisivo al suo impatto nel campionato italiano. Il georgiano è un fenomeno, uno fortissimo. E resto perplesso che le top del mondo non abbiano fatto a gara per accaparrarselo. È talmente evidente quanto sia superiore alla media, che pure chi non è amante del calcio lo capisce. Un po’ come quando ammiri l’opera di un artista del quale non sai nulla, ma semplicemente percepisci un qualcosa, delle emozioni. O ascolti una canzone che ti fa venire i brividi. Non serve essere esperti per accogliere l’eccellenza.

Ecco, non mi capacito di come il Napoli si sia assicurato il ragazzo per soli 10 milioni di euro (per carità bravissimi i partenopei). Credo però sia grave che chi svolge il mio lavoro non lo conoscesse (me compreso, attenzione), figurarsi gli addetti ai lavori. Certo, nel calcio ci sono mille variabili. Non contano solo i piedi. La testa è fondamentale, come l’adattamento, il trovare l’allenatore giusto, la fame di vittoria e così via. Tuttavia il Milan ha vinto il campionato pescando alcuni sconosciuti (vedi Kalulu, che a me non fa impazzire, ma il fatto che sia stato preso dal Lione B indica ricerca e certezza nel proprio lavoro), quest’anno il Tricolore andrà al Napoli, che si è assicurato un campione a un prezzo sicuramente vantaggioso, probabilmente stracciato per quello che sta facendo. E allora bravo Giuntoli e una tirata d’orecchie per tutti i ds della Serie A.

Se l’Italia vuole essere competitiva deve anticipare gli altri, lo si è capito, proprio perché il Bel Paese non è più l’Eldorado del calcio. Si abbia quindi il coraggio di fare certe scelte. Se dovessero andare bene, arriverebbero i meritati elogi, qualora tali decisioni fossero sbagliate, si rischierebbe di pagare le relative conseguenze. Chiamasi meritocrazia.


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