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Conte e Simeone prendono tempo, Pochettino vede Ausilio, Sarri la sorpresa? Dal purgatorio al paradiso: Suning impara

di Alessandro Cavasinni

E sono sei. Sei stagioni di delusione per l'Inter. Sei annate andate a finire non solo senza titoli, ma pure senza troppe soddisfazioni. Dopo la Coppa Italia vinta da Leonardo nel 2011, sono passate in rapida successione le poco soddisfacenti gestioni di Gasperini-Ranieri-Stramaccioni (2011-12), Stramaccioni (2012-13), Mazzarri (2013-14), Mazzarri-Mancini (2014-15), Mancini (2015-16) e Mancini-De Boer-Vecchi-Pioli-Vecchi (2016-17).

Tra tutte, forse solo due arrivano alla sufficienza stiracchiata per motivi diversi: il primo Mazzarri e il Mancini dell'anno passato. Per il resto stendiamo un velo pietoso, per dirla a mo' della Curva Nord.

La domanda è: da chi ripartire? La mente del tifoso e spesso anche dell'addetto ai lavori scappa via veloce verso i giocatori e il mercato. Inutile negarlo: questa rosa ha dimostrato di non essere eccelsa. Dalla difesa all'attacco, ogni reparto avrebbe bisogno di un forte restyling per competere ad alti livelli e non vivacchiare tra l'Europa League e l'anonimato. Pochi, pochissimi quelli che potremmo salvare (più sulla fiducia e sulla reputazione che sulle prestazioni).

Nodo da sciogliere quello sull'allenatore. I due nomi forti sono quelli di Antonio Conte e Diego Pablo Simeone. Nessuna chiusura da parte di entrambi: l'italiano e l'argentino - al di là delle dichiarazioni di facciata - hanno chiesto ancora tempo per una risposta definitiva. Ma tempo, per Suning, non ce n'è: si pretende un feedback rapido. Ecco perché ci si guarda attorno e si sondano alternative. Da Pochettino (incontro proficuo tra le parti) a Spalletti, fino a Sarri. E chissà che proprio l'attuale tecnico del Napoli poi non sia la sorpresa...

Quindi giocatori e allenatori come base di (ri)partenza. Ma la questione primaria resta l'organizzazione del club. Da lì nasce tutto. Suning ha attraversato questo primo anno nel quale ha visto di tutto: auto-esclusioni, esoneri, errori di mercato, avvicendamenti dirigenziali, contestazioni, screzi con altri club, esaltazione e depressione. La speranza è che la proprietà cinese abbia tratto beneficio da questa sorta di corso accelerato di calcio italiano e faccia fruttare l'esperienza negativa, trasformandola in capacità e programmazione.

Occorre innanzitutto assegnare ruoli chiari e competenze specifiche sotto ogni profilo. Da Ausilio a Zanetti, passando per Sabatini, Gardini e tutti gli altri (compreso eventualmente Oriali): ogni dirigente deve sapere in maniera cristallina quali poteri ha e a quale obiettivo puntare. Da qui prendere le mosse e affrontare le questioni: dal mercato alla scelta dell'allenatore, dallo stadio alla gestione del vivaio. Questa la ricetta per risorgere e ottenere quei risultati ai quali Zhang Jindong per primo aspira.

Sei anni di inferno per i tifosi nerazzurri possono bastare. Uno di purgatorio per Suning può essere il passaggio obbligato per arrivare a quel paradiso tanto atteso. 


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