Conte, i fischi e il Barcellona
Non è piaciuto a quasi nessuno il pareggio in casa con la Roma, sia per il gioco espresso che per le occasioni sciupate. Niente di grave ma quello che ha dato più fastidio ai tifosi è stato il ritorno ad un gioco privo di verticalizzazioni, basato su trame in orizzontale, cincischiamenti e passaggi indietro più che avanti, dove Lautaro, Lukaku erano costretti a cercare rifornimenti mettendosi in proprio ma finendo con l’essere poco lucidi.
La scelta di mettere Brozovic come play e Borja Valero in mediana, invece del contrario, è certamente stata una scelta ponderata ma non troppo efficace. Borja non ha il passo per stare dietro ad un centrocampo di palleggiatori come quello della Roma e infatti ha patito, pur lottando generosamente in un ruolo a lui meno affine.
L’Inter ha avuto due palle gol nel primo tempo ed altre due nella ripresa, gentilmente omaggiate dai giallorossi ma tutte fallite per assenza di cinismo e di quella cattiveria che fino ad oggi sono stati un punto di forza. A dirla tutta l’azione più convincente è stata quella maturata da uno scambio in area avversaria tra Lautaro e Borja, con esecuzione rapidissima che è entrata quasi in porta.
Il paradosso è che in Campionato i punti persi sono stati tutti in casa, tra Juve, Parma e Roma. In trasferta la squadra rende di più trovando spazi per le due punte ma era evidente che l’Inter avrebbe avuto difficoltà di struttura del gioco prima della partita e lo ha attestato ulteriormente l’andamento del match. Senza centrocampo titolare l’Inter è più vicina a quella dignitosa ma non eccellente dello scorso anno che a quella della stagione corrente.
Martedì arriva la partita decisiva contro il Barcellona, il quale, qualunque formazione schieri è tecnico anche più della Roma ed è un avversario che l’Inter (in campo con una formazione quasi identica e forse anche senza Candreva), può sperare di battere solo se in caso di un eventuale errore, sfrutta la chance e riesce a difendere il risultato.
Mi trovo a ribadire che questa stagione è frustrante per essere a tanto così dalla grandezza ma senza disporre di quel paio di munizioni in più per affrontare queste partite con la necessaria efficacia.
Anche la squadra di Fonseca è stata bersagliata tutta la stagione dagli infortuni e con l’Inter è mancato Dzeko dal primo minuto, motivo per cui l’amarezza percepita era superiore alla normalità.
Antonio Conte si è lamentato dei fischi. Questi sono arrivati in particolare a fine partita e hanno mostrato quella contraddizione che anima una parte del pubblico nerazzurro, da una parte entusiasta ma dall’altra borbottante e incapace di trattenere la delusione per il risultato o un andamento che non sa giustificare.
Ho sempre pensato, al contrario di quel motto che molti interisti amano evocare, che l’Inter si discute e si ama. Allo stadio però ci sono altre regole d’ingaggio e il pubblico, anche se numeroso, non sempre fa la differenza.
Giusto discutere in settimana ma i fischiatori da stadio confesso di capirli poco, forse perché non sanno quanto un pubblico come quello interista, uniformemente caldo, non solo in un settore, può fare la differenza in casa.
L’Inter di oggi ha diverse lacune, visibili a occhio nudo, tra una mediana piena di infortunati, una panchina con poche soluzioni di alto livello e le due fasce presidiate da ottimi giocatori che non sempre fanno la differenza. Quello che stanno facendo è un grande lavoro e alcuni tra loro stanno andando oltre i loro limiti ma da anni, arrivati a dicembre, quel livello inizia a scendere e rovina in parte le stagioni.
Quest’anno la squadra corre tanto, con tante partite ravvicinate e purtroppo con il Barcellona lo spartito sarà identico a quello visto con la Roma. C’è da sperare che succeda qualcosa a favore ma l’Inter di oggi a centrocampo è questa, senza contare che Valverde ha dichiarato di venire a Milano con l’intenzione di vincere e schierare la miglior formazione possibile. Giusto per non illudere qualcuno che magari sperava in una squadra distratta.
L’Inter può sorprendere i catalani e ha i mezzi per far male ma dovrà essere cento volte più cattiva di venerdì sera.