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Conte, il Covid-19 e la pressione dei favoriti: serve un'Inter pronta a tutto

di Mattia Zangari

A leggere la lista di 26 nomi consegnata all'Uefa prima della mezzanotte di martedì viene quasi automatico pensare che l'Inter quest'anno possa essere quantomeno degna della sua storia gloriosa. Alcuni step intermedi necessari per scalare il grattacielo Juve di cui parlava Antonio Conte solo pochi mesi fa, infatti, sono diventati scorciatoie in ascensore grazie agli innesti di Achraf Hakimi e Arturo Vidal, due titolari che alzano il livello di una rosa già in grado di arrivare a tanto così dalla vittoria sia in campionato che in Europa League nel 2020.

Oltre ai due nomi di spicco della campagna acquisti pensata da Suning, Beppe Marotta e Piero Ausilio, va citato Aleksandar Kolarov, un ibrido in grado di fare due ruoli anche se non al livello di una prima scelta. Comunque il backup perfetto di Alessandro Bastoni per certe partite in cui la costruzione dal basso è più importante della ferrea marcatura (vedi Benevento). A proposito di difensori puri c'è Milan Skriniar, una new entry vista la piega che stava prendendo il finale della scorsa stagione con le annesse scorie del mercato londinesi. Con lui anche Danilo D'Ambrosio, nato come quinto con Mazzarri e oggi una sicurezza anche come difensore. Il che rendono la retroguardia, pur orfana di un totem imbrattato dal sistema di gioco a 3 come Diego Godin, un reparto di sicuro affidamento, soprattutto per la presenza di Stefan de Vrij, Mvp nel ruolo della scorsa Serie A. Il vero baluardo capace di proteggere Handanovic (che ne ha bisogno) e impostare, telecomandando anche i compagni (con la Fiorentina la sua assenza si è sentita eccome). Completano il settore difensivo Andrea Ranocchia, senatore a vita ma cambio non certamente all'altezza dell'olandese, e Matteo Darmian, che crea un soprannumero nel settore utile per fronteggiare gli imprevisti di un'annata su cui alleggiano gli spettri degli infortuni e del Covid-19 (la cronaca di queste ore è preoccupante comunque la si guardi). 

A centrocampo, detto di Hakimi e Vidal, spiccano le conferme di Marcelo Brozovic, Nicolò Barella (most improved player) e Stefano Sensi, riscattato tenendo fede al gentlemen's agreement col Sassuolo, nonostante gli infortuni cronici. Poi ci sono i cavalli di ritorno Radja Nainggolan e Ivan Perisic, due per cui vale la pena fare un discorso a parte: se il croato si è calato subito nella parte, pur giocando fuori ruolo, con la mentalità che piace a Conte, il belga è rimasto a Milano per mancanza di alternative con l'obiettivo di dimostrare che la sua parabola calcistica non è in inesorabile discesa. Discorso opposto per Christian Eriksen, il vero enigma della rosa nerazzurra: il danese, in meno di due anni, è passato dall'essere titolare indiscusso di una squadra vice-campione d'Europa a riserva di lusso per questioni tattiche legate all'equilibrio. Quello che garantisce il tanto vituperato Roberto Gagliardini, un mediano che - checché se ne dica - non sfigura neppure in un gruppo che vuole stare ad alti livelli. Infine c'è Ashley Young, jolly per entrambe le fasce che potrebbe finire per giocare un numero esagerato di partite in mancanza di un vero laterale di piede mancino. Alias il vero buco del mercato 2020 nerazzurro. 

Davanti la coperta è precisa a livello numerico, non è riuscito a nasconderlo nemmeno quel Conte che da settimane schiva polemiche come un personaggio di Matrix: "In attacco abbiamo Lukaku, Lautaro, Sanchez e Pinamonti, il minimo per affrontare una stagione impegnativa, con gare ogni tre giorni". Insomma, due titolari affiatatissimi, un top capace di giocare in coppia con chiunque e un ex canterano che non è il migliore dei vice-Lukaku possibili, pur avendo più esperienza sulle spalle di quando Spalletti lo lanciò titolare nella gara di Coppa Italia col Pordenone. Non a caso, in extremis, la dirigenza ha provato a scambiarlo con il più navigato Gervinho. 

Alla luce delle risorse a disposizione, sarà fondamentale il tocco di Antonio Conte, che dovrà dimostrarsi elastico in panchina (letture delle gara e rotazioni), nello spogliatoio (gestione dei casi più o meno grandi che scoppieranno) e nei rapporti con media e dirigenza. Materiale per far bene ce n'è, basta leggere la lista dei giocatori schierabili in Champions e in Serie A. Ciò di cui non tiene conto la 'carta' è la gestione della pressione dell'essere favoriti, imposta dalla storia ma anche da un presente che per la prima volta dopo tanti anni appare davvero diverso. Non sarà facile passare dalla teoria alla pratica, ma è per questo motivo che Suning ha deciso di affidarsi a un tecnico specializzato. Sapendo che il momento di passare all'incasso a livello di trofei sarebbe arrivato molto presto.

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