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Contecentrici

di Christian Liotta

E alla fine, arriva il D-Day: il giorno più importante, dopo settimane di chiacchiere, viavai dentro e fuori la sede, giocatori comprati, ceduti, avvicinati e poi rallentati, insomma dopo tutta la sarabanda alla quale abbiamo assistito dal triplice fischio di Banti in Inter-Empoli ad oggi, finalmente arriva il primo atto ufficiale della stagione 2019-2020 con la conferenza stampa nella nuova casa nerazzurra di Porta Nuova di Antonio Conte in qualità di allenatore dell’Inter. Dopo le parole di rito post-annuncio e le dichiarazioni d’intenti nel bel video di presentazione della Media House interista, il tecnico salentino finalmente si pronuncerà davanti alla stampa e alla platea nerazzurra su intenzioni, sensazioni, obiettivi e omissioni, lui che sin qui ha comunque seguito tutto l’ambaradan di questo inizio estate da molto, molto vicino, chiedendo di essere assecondato in tutto e per tutto nella stagione del suo gran rientro in Italia.

Al suo fianco ci sarà Beppe Marotta, ma in questa sede si andrà al di là delle fosche reminiscenze che questo tandem riporta alla mente di tanti interisti ancora restii ad accettare l’idea che un binomio che per tanti, troppi anni, ha portato la bandiera dei rivali di sempre, sia stato trapiantato nella Milano nerazzurra allo scopo di completare lo step successivo, auspicando che possa essere l’ultimo, del progetto di rilancio del club voluto dalla famiglia Zhang. Piuttosto, il neo ad sport nerazzurro ha ben pensato di pepare la vigilia di questa conferenza stampa rilasciando due interviste dove ha espresso in maniera molto chiara quelli che sono i punti cardine di questo nuovo capitolo nerazzurro. Prima, a Sportweek, ribadisce il ruolo cardine del nuovo allenatore, definito ancora una volta “il nostro top player”, ribadendo il concetto già espresso durante la presentazione del ritiro di Lugano.

Dichiarazione, questa, che ovviamente presenta una chiave di lettura duplice, non necessariamente positiva: se infatti da un lato si certifica lo status di Conte come allenatore di primissima fascia, ovvero quello che da tanto tempo veniva reclamato come soluzione necessaria e non sufficiente per poter pensare di riavere un’Inter ai massimi livelli, e del resto anche l’ingaggio che gli viene riconosciuto porta dritti su questa strada; dall’altra tali parole si prestano alla creazione di un immaginario in base al quale tutto passa dalle mani del demiurgo che viene lautamente salariato proprio perché deve essere lui a decidere ciò che è bene e ciò che è male per l’Inter, e il tanto auspicato ritorno ai vertici passa dalla sua opera, prima ancora che da quella dei calciatori che vanno in campo, con la conseguenza di portare più d’uno a pensare che prima ancora di portare grandi giocatori si penserà a portare quelli a lui più congeniali, e pazienza se non sono nomi di grido, di quelli da chiudere gli aeroporti.

Passa solo qualche ora ed ecco esplodere la mina: mentre l’Inter si prepara a ritrovarsi per il ritiro in Canton Ticino, un ritiro sostanzialmente ‘mutilato’ un po’ per l’assenza di alcuni elementi un po’ per la decisione, ancora una volta scaturita dalla volontà di Conte stesso, di tenere tutti sotto chiave sin dai primissimi giorni senza prestare il fianco ad eventuali spifferi che possano alimentare correnti negative verso l’esterno, e mentre la dirigenza lavora per assecondare le volontà di Nicolò Barella e Romelu Lukaku che non sanno davvero più in che lingua dire che vogliono raggiungere l’Inter (soprattutto il belga, vero poliglotta), ecco che Marotta, ai microfoni di Sky Sport, carica di pepe la vigilia della conferenza con una frase semplice, che forse sa di scoperta dell’acqua calda, ma che non può certamente non avere effetti anche pesanti: Radja Nainggolan e Mauro Icardi non fanno parte del progetto dell’Inter e la cosa è stata anche esplicitata ai diretti interessati. Il tutto con dichiarazioni anche a effetto di questo tenore: “Entrambi sanno della situazione che non significa che vengano sminuite le loro capacità: sono ottimi giocatori ed ottimi talenti, ma il talento da solo fa vincere le partite ma è la squadra che fa vincere il campionato e raggiungere gli obiettivi prefissati. Di conseguenza, non rientrano nel progetto con una trasparenza e il rispetto che è a loro dovuto”.

Bisogna dirsi sorpresi da questa sortita? No, sicuramente. Perché era ormai chiaro come il sole che i due giocatori, per un motivo o per un altro, non rientravano esattamente nei piani del nuovo mister. Semmai, bisogna capire che tipo di effetti Marotta auspica di poter ottenere da questa sciabolata così improvvisa. In attesa di sapere cosa accadrà e soprattutto cosa si dirà questo pomeriggio, è normale pensare che dietro a queste dichiarazioni ci sia essenzialmente una fretta da parte dell’Inter di mettere la parola fine a due situazioni diventate, ciascuna a suo modo, alquanto spinose, troppo da sopportare per un allenatore che vuole fare della coesione dello spogliatoio e della disciplina i suoi punti di forza. E allora, non resta che auspicare che dietro questa decisione di mettere di fronte alle loro responsabilità i giocatori ci sia un piano ben delineato, una ‘road map’ già tracciata in base alla quale individuare, e anche piuttosto in fretta, le eventuali destinazioni dei due, a meno che tali mete non siano già state individuate e allora cortesemente, cari ragazzi, quella è la porta. Una mossa che assumerebbe i contorni di una 'mandrakata', visto che ad oggi all'orizzonte non si vedono novità di rilievo, tra un Icardi che pare non volere andare oltre Torino e un Ninja che andrebbe comunque venduto a cifre importanti per non incappare in minsuvalenze ma che punta i piedi di fronte alle destinazioni cinesi e che non sembra suscitare appetiti particolari all’estero, il che rende ancora più alto il rischio di una decisione sanguinosa, e non solo per le qualità del calciatore che comunque, dopo alcuni inciampi, aveva comunque fatto il suo dovere anche bene nella parte finale della scorsa stagione.

Al termine della giornata di oggi, avremo presumibilmente a disposizione tutti i pezzi del mosaico, con Conte e Marotta che avranno spiegato le loro ragioni e le loro ambizioni. Quel che appare comunque chiaro già da adesso è che ormai ha una strategia delineata, quasi tolemaica: Antonio Conte è l’astro principale del sistema Inter e tutto ruota intorno a lui, ai suoi desideri e alle sue volontà, possano anch’esse costare la perdita di giocatori a prezzi non conformi se l’unità di intenti e la resistenza ad ogni forma di tentazione extra-campo vengono prima di ogni cosa. Storicamente, gli allenatori di questo piglio hanno portato i successi più importanti della storia nerazzurra, e Conte ha tutta la voglia di legarsi a questa schiera. Il coraggio non gli manca, del resto si è fatto alfiere della nuova filosofia dell’Inter ‘non per tutti’ che per molti tifosi interisti sembra stonato per la sua figura. Starà a lui tenere a bada i dubbiosi, quelli duri a morire, il cui scetticismo sarà ulteriormente alimentato da queste ultime dichiarazioni.

Ma in fin dei conti, si sa, a Conte sembrano piacere le grandi sfide e all’Inter avrà pane per i suoi denti. E se non lo trova già sulla tavola, va anche a procurarselo. Si preannuncia comunque un bel momento per essere ‘alive’.

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