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Cosa vorrei da Babbo Natale

di Gabriele Borzillo
Caro Babbo Natale… perché cominciano sempre così le letterine che i bambini spediscono al rubicondo signore col costume rosso, che passa la notte del 24 dicembre in giro per il mondo su di una slitta trainata da renne, e nelle quali chiedono il regalo tanto agognato, desiderato da mesi e mesi. Beh, un qualche regaluccio lo vorrei anch’io; roba da poco, ci mancherebbe, ma che potrebbe contribuire a rendere più sorridenti le mie domeniche. Ad esempio, tanto per dire, perché non trovare sotto l’albero qualche buon giocatore? Perché sì, perché in fondo i miei desiderata sono di ordine calcistico, mica altro. Quindi il regista che tanto ci manca ecco, quel genere di calciatore li, faccelo scoprire da qualche parte, magari nascosto tra le miriadi di campi e campetti sparsi per il pianeta. È vero, lo ammetto, nelle ultime giornate ci hai già dato una mano, anticipando di qualche giorno la festività vera e propria, ma un piccolo sforzo ulteriore… lo sai, siamo passati in mezzo a mari agitati, con onde altissime e venti forti, abbiamo attraversato burrasche di ogni genere, e ancora oggi qualche scricchiolio lo ascolti navigando nel mare del campionato. Certo, potresti sempre obiettare che col Genoa, ad esempio, ti sei appoggiato al palo di Samir e da quella posizione privilegiata hai guidato sorti e destino della partita; oppure che a Reggio Emilia hai condotto sulla retta via piedi e testa del Candreva di turno; o, ancora, che mercoledì scorso hai illuminato le menti di Pioli e dei suoi ragazzi durante l’intervallo, portandoli a disputare un secondo tempo da vera grande squadra, finalmente. Ecco, lasciandoci alle spalle le vittorie con Genoa e Sassuolo, ricomincerei dalla ripresa incredibile giocata contro la Lazio; quello deve essere il punto di partenza per iniziare non dico la rincorsa - il mio professore di latino e greco al ginnasio, dopo che presi otto in una versione, mi disse papale papale “Gabriele, una rondine non fa primavera” così, tanto per darmi la carica - ma per cercare di capire cosa sia successo nella testa dei giocatori nerazzurri durante i quindici minuti di pausa tra un tempo e l’altro. Trasformati; da ranocchie (niente battute per cortesia) a prìncipi. Ho visto cose che, avrebbe detto Rutger Hauer alias Roy Batty in Blade Runner, voi umani non potreste immaginare. D’Ambrosio padrone della sua fascia, Kondogbia e Brozovic dei mostri in mezzo al campo, Nagatomo crossare ad altezza uomo e non nano da giardino (a proposito, Yuto, tanti auguri di una vita serena con la tua futura sposa), Banega distribuire palloni come gianduiotti, dolci e preziosi, Murillo ritornare dal torpore che lo attanagliava da una dozzina di mesi, Candreva finalmente modello nazionale italiana, che non capivo il perché non rendesse nella stessa maniera col nerazzurro addosso. Di Icardi non parlo, quello ce lo hai regalato qualche anno fa e bisogna tenerselo stretto, turandosi il naso per le eventuali alzate di ingegno del suo entourage. Si, insomma, se è vero che col Genoa le cose sono andate più che bene (ma a me interessa vincere, il bel gioco ed i complimenti li lascio a chi lotta per non retrocedere, visto che ogni volta quelli bravissimi non fanno che ripetere a chi è ultimo…ha perso, ma ha giocato bene…e già mi immagino le incazzature interiori dell’allenatore di turno a cui frega zero aver giocato bene perché qualche punto in più avrebbe fatto comodo), lo è altrettanto che a Reggio Emilia si è vinto ben oltre lo striminzito uno a zero finale, che se Perisic avesse fatto il Perisic parleremmo di ben altro. Insomma, un miglioramento costante; che nei secondi quarantacinque minuti di mercoledì ha toccato il picco massimo, con una prova entusiasmante e per carattere e per cuore e per tecnica, che nei piedi di alcuni tra i nostri eroi è veramente sopraffina. Stefano Pioli non è mago Merlino, credo in tutta sincerità di poterlo affermare serenamente; sta casomai cercando di rimettere insieme i cocci di una squadra che aveva perso ogni certezza, spesso vittima sacrificale dell’avversario di turno, con la disgraziata tendenza a partire dallo zero a uno fatta eccezione per poche o addirittura rare occasioni. E, sia chiaro, non per demeriti o colpe specifiche di De Boer, altro capro espiatorio di una baraonda estiva gestita dilettantisticamente. Oppure molto male, vedete Voi. Il tecnico nerazzurro credo, o così si mormora, sta lavorando molto sulla testa dei ragazzi prima che sulla tenuta fisica. L’idea di fondo credo sia; una volta che funziona la testa, funziona pure tutto il resto. Equazione elementare, se volete, ma che sta evidentemente portando dei frutti, viste le prestazioni ultime. E se da un lato la sosta non l’ho mai maledetta come stavolta, stavamo attraversando una fase di loop altamente positivo, penso anche che Pioli avrà svariati giorni per poter lavorare con tutti gli effettivi senza interruzioni; cercando di migliorare ancora e ancora, perché per essere competitivi ad alti livelli abbiamo la necessità di dare continuità, vocabolo fino ad oggi totalmente assente dai pensieri dei nostri eroi pedatori. Da qui il bisogno che Babbo Natale ci porti uno o due esterni bassi, meglio un paio a spanne; accompagnati da un centrale difensivo, che se Miranda si infortuna mi vengono i vermi, pur avendo apprezzato e non poco l’impegno della coppia Murillo-Ranocchia. E mi piacerebbe vedere qualcuno fare le valigie ed andarsene immantinente, senza nemmeno passare a salutare Appiano e le sue infrastrutture, che in questi giorni abbiamo saputo essere state la causa della non esaltante stagione di Shaqiri; quasi quasi chiederei a Eto’ò, Milito, Samuel, Cambiasso, Zanetti, Deki e tutti gli altri come diavolo hanno fatto a vincere tutto, alla faccia delle docce della Pinetina. Insomma, caro Babbo Natale, come vedi non è che chieda poi la luna o chissà cosa. Qualche acquisto ma, ancor di più, riuscire a piazzare profili inadeguati alla causa nerazzurra lontano da Milano. Io il bravo tifoso continuo a farlo; anzi, per dirla tutta, i tifosi nerazzurri stanno facendo da tempo i bravi, sempre o quasi oltre soglia quarantamila nonostante freddo, nebbia, intemperie e prestazioni indefinibili. Buon Natale a Voi ed ai Vostri cari. Amatela. Sempre e comunque.
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