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Da alto gradimento ad alto tradimento. Ma c'è tempo per risorgere

di Maurizio Pizzoferrato

Viola di rabbia. Perché l'Inter non vince più, ora perde pure spesso e ci sentiamo impotenti. Sono saltati tutti i parametri che permetterebbero di analizzare la situazione con freddezza, capaci dunque di pensare alla soluzione. Qualche esempio: Miranda e Murillo erano tra i migliori difensori d'Europa? Ora non più. L'Inter era brutta, ma solida e il gruppo si mostrava compatto esportando per il mondo i selfie ispirati a EpicBrozo? Ora non più. Roberto Mancini era considerato il valore aggiunto del club, con un palmares ricco di successi e capace di convincere nomi importanti a vestire il nerazzurro dopo anni di aurea mediocrità? Ora non più. Adesso inizia la partita e contro qualunque avversario, in casa o in trasferta, inizi a pregare. Io, ad esempio, ho iniziato a pregare quando al Franchi di Firenze il quarto uomo ha alzato il cartello che indicava tre minuti di recupero. Pregavo che non bastassero per prendere il secondo gol. Sono bastati. Primi alla Befana, quinti a Carnevale. E non è uno scherzo.

Archiviata, anche con un pò di imbarazzo per averla coltivata, l'illusione scudetto, ora vediamo allontanarsi pericolosamente il vero obiettivo alla portata di questa Inter: il terzo posto che non ti qualifica alla Champions League, ma ti permette di provarci giocando un preliminare con gare di andata e ritorno. Che obiettivo triste un terzo posto per una squadra che si chiama Inter, ma ormai i tifosi devono imparare a convivere con l'aspetto economico della questione. Un tempo si festeggiava per le vittorie in quanto tali, adesso si deve appendere la bandiera sventolante sul balcone se sei in regola con il Financial Fair Play. Tant'è.

A Firenze l'Inter non ha giocato bene, ma non ha giocato malissimo, è passata in vantaggio con uno splendido gol, ma non ha mai tirato in porta, ha beneficiato di un rigore non concesso alla Fiorentina, ma è stata penalizzata dall'arbitraggio per tutta la gara. Contraddizioni in campo, figlie di una realtà che non conosce copione, non possiede certezze, non crea i presupposti affinché questo accada. Scoccia, lo so, ma siccome da piccolo mi dicevano sempre di cercare di imparare da quelli più bravi, parlo un attimo di quanto accade in casa Juventus. Ho assistito con molta attenzione, in Tv, alla sfida di sabato scorso contro il Napoli. Ho seguito con particolare attenzione anche la fase di riscaldamento. Ecco, in quel momento ho capito chi avrebbe vinto la partita e mi sono stranito pensando che certe cose all'Inter avvenivano qualche anno fa, quando i giocatori pensavano di dover difendere un ideale oltrechè il conto in banca.

Vedere chi è reduce da quattro scudetti consecutivi riscaldarsi come marines pronti allo sbarco, non vedere un solo sorriso ma solo sguardi concentrati, vedere un giovane come Pogba che presto approderà ad altri lidi, caricare i suoi compagni uno ad uno, vedere Chellini, infortunato, sedere in tribuna con la tuta sociale come se dovesse giocare, vedere a fine gara uno come Rugani, che non gioca mai, esultare come se avesse vinto la Champions League, mi ha sfiancato. Da noi, dopo Inter-Lazio, Mancini stigmatizzò il riscaldamento svolto senza concentrazione e intensità. Sappiamo come finì quella gara. Non è certamente riscaldandosi senza ridere, la sola soluzione ai problemi. Ma, come ho già avuto modo di scrivere recentemente, anche se è giusto che i tifosi siano solo quelli sugli spalti, gradiremmo dai protagonisti in campo più attaccamanto per il proprio lavoro, più amor proprio, più voglia di non mollare l'osso fino all'ultimo respiro. Non è concepibile aver incassato gol sanguinosi che hanno cacciato l'Inter dalla vetta della classifica, nei minuti finali o addirittura in pieno recupero.

Ricordiamo in ordine cronologico: Inter-Lazio 1-2 (rig. Candreva all'87') ; Inter-Sassuolo 0-1 (rig.Berardi al 94') ; Inter-Carpi 1-1 (Lasagna al 93') ; Fiorentina-Inter 2-1 (Babacar al 91'). Cinque punti letteralmente buttati per situazioni paradossali. Per non parlare dei tre gol di testa presi a Verona, dall'ultima in classifica. Siamo quinti, a quattro punti dalla Fiorentina, a due dalla Roma. E il Milan è solo due lunghezze dietro. Caduta libera? Situazione irreversibile? E' stato tutto finto per quasi cinque mesi? No, non può e non deve essere possibile. Purtroppo in questi casi quando piove, diluvia e sabato al Meazza contro la Sampdoria con l'acqua alla gola, non saranno in campo gli squalificati Kondogbia, Telles e Medel. La società e Mancini hanno deciso da oggi il ritiro anticipato alla Pinetina, il tempo dei sorrisi inutili è forse finito. “Servirà per lavorare con tranquillità , senza distrazioni e per avere la mente libera”, ha detto il Mancio in una breve intervista rilasciata al canale tematico del club, dopo il silenzio stampa di domenica scorsa da parte di tutti i tesserati nerazzurri. La decisione del ritiro farà forse piacere ai tifosi, giustamente delusi, diciamo pure infuriati, anzi incazzati. Contro tutto e tutti.

Il Meazza sabato sarà un frigorifero, non tanto per questo inverno virtuale, ma per la freddezza con cui la (poca) gente accoglierà la squadra. E si giocherà contro il peggior avversario che possa capitare in questo momento. La Samp si trova in piena zona retrocessione, ma ha un ottimo allenatore in panchina, è vogliosa di far risultato oltre a buone prestazioni, e annovera tra le sue fila qualche ex che pagherebbe di tasca propria pur di farsi rimpiangere da un pubblico non sempre amico. Situazione non bella dunque, ma mutabile in una notte se i tifosi vedessero impegno, gioco e qualche gol segnato nei minuti giusti per non rischiare le solite beffe. Mancini continua ad ostentare fiducia, parlando di momento negativo dopo un periodo in cui andava tutto bene. Chiede ai suoi di non mollare e tenere duro. Del resto a Firenze, dico io, se fosse finita in pareggio, non si sarebbe scandalizzato nessuno. E allora, forza. Chissà che questa riscossa possa avvenire proprio ora che il calendario torna a proporci avversari tosti, avversari che ti costringono a giocare “seri”, non pensando di aver conquistato i tre punti prima di scendere in campo.

Dopo Inter-Sampdoria, la Beneamata affronterà per due volte la Juventus nel giro di tre giorni: domenica 28 febbraio in campionato a Torino e mercoledì 2 marzo nella semifinale di ritorno di Coppa Italia. Ma se nel secondo impegno, nemmeno un miracolo servirebbe forse a cambiare la storia, l'Inter ha il dovere di provare a fare il colpaccio in campionato allo Stadium, dove purtroppo mancherà un Kondogbia che a Firenze ha dato incoraggianti segnali di ripresa. Per chi non ricordasse, riguardare il gol di Palacio. Così come l'Inter dovrà battere il Palermo in casa e fare a risultato a Roma. Insomma, ripartire. Tutti dovranno dare di più, in società, in panchina, in campo. Nessuno dovrà pensare che la stagione sia finita. Perché nel calcio, dopo la mazzata, cè sempre la possibilità della riscossa. Ma urge cambiare mentalità. Al più presto.

In chiusura salutiamo con favore la continuazione del matrimonio con Pirelli per altre tre stagioni a dieci milioni l'anno più bonus. Bonus a favore dell'Inter che scatterebbero in caso di vittorie importanti. Ecco, così l'aspetto finanziario e il campo diventano sinergie utili. Ma intanto pensiamo al presente. Pensiamo alla Sampdoria. Pensiamo a vincere. Sarò anche un inguaribile ottimista. Forse , solo troppo innamorato di questi colori. Ma sono sicuro che c'è ancora tempo per raggiungere il traguardo prefissato. Per processi e sentenze, rimandare la pratica a fine stagione.


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