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Da Ceccarini a Calciopoli, passando per il 5 maggio e l'idea di calcio: no a Conte. Lunga vita a Spalletti

di Alessandro Cavasinni

"Una settimana di allusioni". Luciano Spalletti non le manda a dire e in conferenza stampa, dopo il 3-1 di Frosinone, torna così sull'argomento non del giorno, ma del mese. Il funerale del tecnico toscano – almeno da alcuni – è già stato celebrato e il giochino è quello di azzeccare tramite fonti più o meno autorevoli il prossimo allenatore. Ce n'è per tutti i gusti, ma il profilo che sembra mettere d'accordo è quello di Antonio Conte. Via Spalletti, dentro Conte. Con l'ottimo Marco Iaria della Gazzetta dello Sport che ci ha prontamente chiarito le idee su quanto peserebbe l'avvicendamento in termini economici. Sarà davvero già tutto deciso? Ne vale la pena?

Violando le norme basilari a cui deve attenersi un buon editorialista, faccio un'eccezione e scrivo in prima persona. Nel mentre, un brivido corre lungo la schiena, perché ho sempre detestato questo modo di fare. Però mi tocca. E allora la mia risposta è no: no a Conte. E, soprattutto, sì a Spalletti.

L'Inter, con il certaldino al comando, è cresciuta in maniera indubbia. Al di là dei meri risultati, talvolta condizionati da contingenze non sempre controllabili (basti pensare alla squadra che si è giocata la qualificazione ai quarti di Europa League, colma di ragazzini e acciaccati), bisogna sottolineare senza indugio i meriti del toscano. Spalletti ha prima di tutto restituito basi solide a un'Inter allo sbando dopo l'annus horribilis della catena Mancini-De Boer-Pioli (con due piccoli inframezzi di Vecchi), poi ha aumentato il tasso di personalità e consapevolezza. Dopo gli infiniti anni zero, il club è giunto con fatica all'anno uno e adesso si avvia all'anno due. Meriterebbe una chance Spalletti, potendo contare su un mercato finalmente libero dai vincoli del settlement agreement e senza limitazioni nella lista Uefa.

E arriviamo al no a Conte. Due i principali motivi: uno è tecnico, l'altro è ambientale. L'ex manager del Chelsea ha un modo di intendere il calcio agli antipodi rispetto a Spalletti. Tutto si può dire dell'Inter di Spalletti, ma nessuno può negare la ricerca continua di comandare la partita, di imporre il proprio gioco, di non rinunciare mai alla fase offensiva, di trovare il gol attraverso una manovra articolata e con scelte originali. Non gli si può chiedere di trasformare Candreva in Neymar o Joao Mario in Xavi, ma l'idea è quella corretta. Propedeutica a creare un humus di squadra vincente in attesa di un mercato consono. Conte, al contrario, basa il suo calcio soprattutto su aggressività e fisicità. Il suo ingaggio vorrebbe dire quasi ripartire da zero per principi di gioco e filosofia generale. Senza nessuna garanzia di successo immediato e con un mercato che andrebbe tarato su altri target. 

E poi, appunto, c'è l'aspetto ambientale. Spalletti si è calato immediatamente nel mondo Inter: ne ha accarezzato la storia, ne ha assorbito l'essenza. L'ha fatto suo e ne è diventato il primo cavaliere, difensore del nerazzurro anche a costo di pagare a livello personale alcune scelte. Conte è uomo Juve al 100%. Prima da calciatore e poi da allenatore, ha rappresentato il famigerato stile Juve a 360 gradi. E non basta l'addio burrascoso e le dichiarazioni super partes ("Siamo professionisti, allenerei tranquillamente anche l'Inter o il Milan", ha spesso ribadito) per cancellare anni e anni di carriera. Conte all'Inter sarebbe come Mourinho alla Juventus. E la società nerazzurra ci è già passata ai tempi di Marcello Lippi: disastroso. L'alchimia allenatore-ambiente è fondamentale, è il pilastro su cui si fonda tutto il lavoro. Il più importante, probabilmente. Qui nessuno vuole propagandare crociate o falsi dei, ma è evidente che se uno come Carlo Ancelotti - di gran lunga più moderato e politicamente corretto di Conte - ammette candidamente che non potrebbe mai allenare l'Inter un motivo ci sarà. Discorso diverso per giocatori e dirigenti. L'allenatore ha un ruolo troppo particolare ed esposto per far finta di nulla. Magari a qualcuno occorre rinfrescare la memoria:

 

Conte dopo Juventus-Inter 1-0 del 26 aprile 1998
"Penso che oggi Ceccarini abbia preso delle decisioni, si commenterà se giusto o meno. A parer mio, Ceccarini ha disputato un buon incontro. Campionato falsato? La Juventus si trova in testa e penso abbia dimostrato a tutti che merita, soprattutto col gioco e coi risultati. Che poi ci siano degli episodi dubbi sia per noi che per l'Inter ci può stare in una partita". (GUARDA IL VIDEO)

Conte dopo Udinese-Juventus 0-2 del 5 maggio 2002
"C'è poco da parlare, stiamo godendo. Questa è l'amarezza di due anni fa a Perugia. E c'è qualcuno che ci guarda e che c'era a Perugia (Materazzi, ndr). Adesso stiamo godendo". (GUARDA IL VIDEO)

Conte dopo Juventus-Chievo 3-1 del 16 febbraio 2014
"Calciopoli? La Juventus ha vinto quei due scudetti con Capello. Li ha stravinti. È stata una grandissima ingiustizia. Togliere quei due scudetti alla Juventus è stato incredibile, anche per quello che è uscito dopo". (GUARDA IL VIDEO)

 

All'Inter servono giocatori di qualità superiore per innalzare il livello e tornare a competere per i trofei, prima in Italia e poi anche in Europa. Stavolta il "manico" sembra davvero essere l'ultimo dei problemi. Lunga vita a Spalletti. No a Conte. Sì ai campioni.

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