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Dagli sfoghi di rabbia al sorriso di fiducia: il 'vecchio' e il 'nuovo' Conte

di Stefano Bertocchi

Nel mese di ottobre l’Inter non ha ancora vinto. Ma nonostante questo Antonio Conte, uno che fa del successo il suo pane quotidiano e l’unico mezzo di sostentamento personale, sorride in conferenza stampa e vede il bicchiere mezzo pieno. Mancano tre partite da qui alla fine del mese e finora il bottino di Lukaku e compagni è di una sconfitta e due pareggi: il 4 ottobre i nerazzurri hanno strappato un punto all’Olimpico contro la Lazio poi, dopo la pausa per gli impegni delle Nazionali, è arrivato il ko nel derby contro il Milan (17 ottobre) e il 2-2 all’esordio in Champions League contro il Borussia Mönchengladbach (24 ottobre). Oggi alle 18 l’appuntamento è al Marassi contro un Genoa che si sta pian piano riprendendo dai numerosi casi di Covid-19, l'obiettivo è di trovare i primi tre punti dell’ottobre nerazzurro. E Conte, a differenza di quanto succedeva nella passata stagione, sorride comunque e guarda avanti con ottimismo nonostante i risultati, l’allarme difesa e le numerose assenze causa Covid e infortuni: un particolare che spiazza.

Non bisogna infatti andare troppo lontano per ricordare gli sfoghi con grande eco mediatico del tecnico salentino quando le cose, in campo, andavano particolarmente bene: basta riavvolgere il nastro, ad esempio, fino alle dichiarazioni post Bergamo dopo l’importante successo sul sempre ostico campo dell’Atalanta, con un secondo posto in campionato blindato e una finale europea da giocare dopo dieci lunghi anni di attesa. Lì volavano frecciate alla dirigenza e venivano messe in vetrina apparenti divergenze con la società, come del resto è accaduto per gran parte della prima annata sulla panchina del Biscione. Dalla rosa corta alle “valutazioni da fare”: tante le lamentele del condottiero nerazzurro, limitate poi dal ‘Patto di Villa Bellini’ e dall’inaspettata nascita del ‘Nuovo Conte’, che nonostante il minor numero di vittorie finora messe in tasca si “gode il percorso” e si dice soddisfatto a tutto tondo. 

L’ultima testimonianza del Conte 2.0 è arrivata nella conferenza di ieri, con la definizione del ‘concetto di felicità’ esposto alla vigilia della sfida col Genoa: "Noi dobbiamo dare il 110% per cercare di ottenere il risultato oltre alla prestazione - ha sottolineato in conferenza stampa -. A volte accade e a volte no. Possiamo prendere come esempio il Liverpool che è stato quattro anni senza vincere, ora sono una macchina da guerra. Hanno costruito qualcosa di importante. So per certo che la strada è quella intrapresa tutti insieme è quella giusta. Chi arriva oggi dall'esterno vedendo l'Inter vede una struttura solida che si sta assestando a differenza degli anni precedenti. Questo ci porta felicità".

Oggi Conte aspetta i risultati con fiducia, senza l’ansia di vincere che lo attanagliava nel recente passato: “Non sono preoccupato, assolutamente - ha aggiunto nella chiacchierata con i giornalisti -. La strada intrapresa è quella giusta, rende felici me, i calciatori e il club. Dobbiamo affrontare sempre la situazione a testa alta, non dando troppo peso alle assenze e a quello che ci è successo. Non sono preoccupato anche da un punto di vista calcistico perché stiamo giocando bene, stiamo facendo un buon calcio e raccogliendo molto meno di quanto stiamo producendo. Spesso veniamo puniti da nostre disattenzioni che possiamo evitare ma sono contento di quello che i miei calciatori danno, dell'abnegazione, della voglia, del fatto che si creda in una determinata idea. Andiamo avanti". Con fiducia. Firmato il ‘Nuovo Antonio Conte’, che però non vuole smettere di vincere. Proprio come il ‘vecchio’.

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