Dai -3 gradi ai +3 punti in classifica. Il riposo sarebbe meritato
Una fiammata di Lautaro Martinez nel gelo di Praga, dove la Primavera non è solo un fatto storico ma a quanto pare anche un desiderio per la gente del posto. In un contesto da -3 gradi a scendere, l'Inter si prende +3 punti a salire, nella classifica della Champions League che attende di conoscere solo i risultati dell'ultima giornata prima di autodefinirsi definitiva. I nerazzurri, come si dice in questi casi, fanno il loro dovere rispettando la loro interpretazione del torneo: minimo sforzo, massima resa. Che poi questo concetto andrebbe attribuito solo ai finali delle 7 gare disputate finora, di cui ben 5 terminate 1-0 e solo una in favore dell'avversario (ah, maledette aspirine...). Perché nell'attitudine a proteggere il risultato c'è un grande sforzo corale da parte della squadra, in cui una o due stonature rischierebbero di far saltare tutto il progetto.
Finora è andata più che bene, quarto posto in classifica a pari punti dell'Arenal (battuto a San Siro), che ha avuto il non indifferente merito di centrare di più la porta avversaria. E un solo, misero punto da ottenere il 29 gennaio in casa contro il Monaco per risparmiarsi due partite extra e il rischio che possano essere letali per le ambizioni nerazzurre. Vero che il cassiere del club sarebbe ben felice di registrare un altro incasso da Champions, ma il riposo è un diritto dell'uomo prima che del giocatore ed è stato meritato sul campo da questi ragazzi che, tirando momentaneamente le somme, stanno procedendo in modo spedito sia in Italia sia in Europa. E anche se quella Supercoppa araba fa ancora male nel profondo, non può inficiare tutto il resto.
Allo Stadion Letnà non è stata di certo la miglior Inter stagionale, anzi. Il gran gol del capitano ha semplificato il compito dei nerazzurri che volevano indirizzare la partita prima possibile sui binari preferiti, per poi maneggiarla a proprio piacimento. Ma il freddo, il terreno ghiacciato, le velleità dello Sparta, troppa imprecisione nelle questioni tecniche più che tattiche e un VAR pignolo sul gol di Dumfries hanno impedito il raddoppio trascinando le preoccupazioni per una beffa fino al 95'. Anche in questo caso, la solita (e solida) Inter, che rifiuta finali di gara tranquilli ma al contempo li protegge con unghie, denti e la freschezza di chi subentra in corso d'opera. Qualcuno a Praga non ha indossato l'abito delle feste, altri si sono confermati e c'è chi è tornato a strappare un mezzo sorriso, come Davide Frattesi che a dispetto di mal di pancia, malumori e maldestrie varie è entrato alla vecchia maniera, caricandosi di responsabilità e correndo anche per chi non ne aveva più. Segnale di disgelo? Chissà.
Per concludere questo capitolo bisognerà aspettare fine gennaio, quando l'Inter saprà anche se la qualificazione agli ottavi passerà da virtuale a reale. Una speranza che alcune big europee alto spendenti non potranno concedersi.