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Dalla Cina con amore. L'Inter tornerà grande

di Maurizio Pizzoferrato

Ieri si è celebrato il compleanno di Jindong Zhang. Il presidente e proprietario di Suning, azionista di maggioranza dell'Inter, ha compiuto 54 anni. Il mondo nerazzurro ha giustamente sottolineato la data, inondando di auguri l'uomo che si è messo in testa, in collaborazione con il suo staff, di riportare nel minor tempo possibile la Beneamata ai livelli che le competono. Come storia insegna. La speranza, il sogno, l'attesa, proviene dunque dalla lontana Cina.

Dopo un iniziale disorientamento, direi anche giustificato, credo che ora anche il più tradizionalista e conservatore dei tifosi nerazzurri abbia in simpatia e forse nel cuore, Suning e i suoi uomini. Cinesi bravi a calarsi con decisione, ma con umiltà, nel nostro calcio e soprattutto nel pianeta Inter, tanto particolare quanto affascinante. Ascoltare i consigli di Massimo Moratti, nutrirsi della storia nerazzurra, ha reso l'ingresso nella stanza dei bottoni meno complicato del previsto. Con loro al timone, Nanchino sembra far rima con Milano. Il giovane Steven Zhang, figlio del Gran Capo, trapiantato pressoché stabilmente all'ombra del Duomo, ha osservato e poi imparato l'interismo in poco tempo, segno di intelligenza e voglia di fare. Ma la cosa che più interessa i tifosi dell'Inter è come la famiglia Zhang si stia anche appassionando alla creatura, iniziano a sentirla loro e non solo perché ne abbiamo acquisito le quote di maggioranza.

Ritengo questo un passaggio fondamentale e per nulla scontato da quando in Italia si è iniziato ad avere a che fare con proprietà straniere. Una società forte e appassionata è imprescindibile per i destini di una squadra di calcio. La vicinanza fisica dei massimi dirigenti all'allenatore e ai giocatori è garanzia di impegno e progettualità. Chi va in campo deve sentirsi protagonista di una struttura con gerarchie precise e obiettivi chiari. Il cosiddetto calcio moderno impone anche vittorie commerciali e business importanti, ma non deve mai cadere in secondo piano lo scopo principale del football: vincere (rispettando le regole), riempire le bacheche di titoli e far gioire i tifosi, quelli che pagano e fanno sacrifici perchè per loro la squadra è una passione coltivata dall'età della ragione. Naturalmente per arrivare a dama è necessario avere ampie disponibilità economiche e fortunatamente da questo punto di vista Suning ha pochi rivali al mondo.

Diciamo la verità, dopo il Triplete e il progressivo disimpegno della famiglia Moratti, peraltro necessario come lo stesso Moratti ha più volte spiegato per cercare di rimanere competitivi in un mondo che stava cambiando velocemente, molti tifosi dell'Inter hanno temuto un ridimensionamento irreversibile. La terra di mezzo dove si è mosso il presidente Erick Thohir è stata oggetto di molti ostacoli. Il tycoon indonesiano non ha fatto sognare, non aveva probabilmente i mezzi di cui dispone Suning, ma è stato bravo, insieme all'allora amministratore delegato Michael Bolingbroke, nel cosiddetto lavoro sporco. Penso agli accordi con l'Uefa per le questioni riguardanti il Financial Fair Play. E poi alla individuazione di Suning come soggetto interessato all'Inter. L'operazione, nonostante la complessità della stessa, è stata portata a termine in tempi strettissimi e di questo bisogna dar atto anche a Thohir, la cui popolarità non ha mai raggiunto grandi vette.

Ma torniamo all'attualità. Non sappiamo come l'Inter chiuderà questa stagione. Il terzo posto che vuol dire preliminare di Champions League appare obiettivo sempre più arduo dopo il pareggio di Torino, sponda granata. Più realistico pensare alla quarta posizione, comunque da conquistare visto che davanti abbiamo una Lazio competitiva, l'Atalanta ha gli stessi punti e il Milan preme da dietro, con un derby da giocare. Lunedì sera al Meazza arriverà la Sampdoria per il monday-night, come dicono quelli alla moda. Si spera che la sosta per le Nazionali abbia portato consiglio e non arrugginito muscoli e mente dei ragazzi in maglia nerazzurra. Riprendere il discorso con la vittoria interrotto con il Toro è di primaria importanza. Guai mollare ora, guai spegnere l'entusiasmo creatosi nell'ambiente, anche se non si è primi in classifica.

Ma è un entusiasmo reale, contagioso, che porta 60 mila spettatori al Meazza per vedere un'Inter-Atalanta, quando nella maggioranza degli altri stadi, compreso San Siro quando ci giocano gli “altri”, regna il vuoto. Questo perché la gente ha fiducia nell'Inter, ha capito che dalla prossima stagione ci si tornerà a divertire. Forse in Europa League e allora magari sarà più difficile convincere qualche pezzo da novanta a sposare la causa nerazzurra. O forse no. Suning ripete in continuazione che la mission è quella di rivivere le grandi imprese dell'Inter e si dice sicura di poter mantenere la promessa a stretto giro di posta. È confortante sentire queste parole, questa musica, vivere questa atmosfera. Senza caparre. Ieri si è celebrato il cinquantaquattresimo compleanno di Jindong Zhang. Viene dalla Cina, ha comprato l'Inter e promette di farla tornare grande. Lunga vita.


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