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Datemi un Diego d'appoggio

di Christian Liotta

È vero, una situazione simile in casa Inter si è vissuta qualche anno fa: un grande giocatore, di livello internazionale, che lascia una grande come il Manchester United per accettare una nuova sfida, la sfida dell’Inter. Mai come in quegli anni così vicini ma che si vorrebbe tremendamente lontani, approdare in Italia e soprattutto approdare all’Inter appariva quasi come un salto nel vuoto, specie per un giocatore che veniva da anni di gloria e trionfi, sebbene gli ultimi tempi vissuti con la maglia dei Red Devils non siano stati particolarmente felici, e tutti accolsero straniti, prima ancora che entusiasti, l’arrivo di Nemanja Vidic. Le cose poi non andarono nel verso giusto, e forse era facile prevederlo: una stagione contorta, i problemi fisici che continuavano a tartassarlo, ed ecco che la parentesi italica del serbo fu tutto fuorché indimenticabile, propedeutica ad un addio al calcio un po’ malinconico. Questa volta, però, la situazione promette di essere ben diversa.

C’era gran folla, ieri, nel ventre del Wanda Metropolitano, in un auditorium affollato non solo dai giornalisti ma anche dall’intero blocco dell’Atletico Madrid, Diego Simeone in testa, e dai familiari del grande protagonista della giornata. Una giornata che sicuramente, in casa colchonera, tutti si sarebbero augurati fosse arrivata il più tardi possibile, per non dire mai: ma nove anni gloriosi sono passati e Diego Godin, difensore, capitano, anima pulsante della truppa rojiblanca, ha ufficializzato il proprio congedo dall’Atleti. Senza nascondere l’emozione, anzi dichiarando subito il proprio nervosismo e lasciandosi andare per più di una volta alle lacrime e alla commozione, sottolineando l’orgoglio e l’affetto per il club che lo ha fatto crescere come giocatore e come persona e da dove va via a testa alta e rimanendo sempre un tifoso, il Faraon ha chiuso così una pagina della sua carriera fatta di tanti momenti trionfali, che avrebbe auspicato potesse durare fino ai 40 anni ma “nella vita avvengono i cambi, e i cambi ti fanno crescere”. Poi, foto di rito coi compagni e i familiari, la grande festa di commiato allo stadio già in programma a margine dell’ultimo incontro casalingo di campionato contro il Siviglia, e poi, presumibilmente da lunedì, per l’uruguagio si aprirà una nuova pagina della carriera. Forse l’ultima ad alti livelli, di sicuro non la meno importante.

Facile comprendere i sentimenti di Godin verso l’Atletico Madrid, espressi in maniera ancora più convincente nel bel video emotional pubblicato sui suoi profili social dove ha abbracciato e salutato personalmente hinchas della squadra di ogni età. Ma un giocatore intelligente sa capire quando arriva il momento di cambiare, e dopo 12 anni in Spagna, compresi anche i primi tre al Villarreal, per el Flaco quel momento di esplorare nuovi orizzonti è infine giunto. E il suo nuovo orizzonte si chiamerà Italia, nello specifico Milano: il nome dell’Inter non viene mai fatto nel corso della conferenza stampa, nemmeno dal presidente Enrique Cerezo, e vien da dire anche logicamente, per una questione anche di delicatezza visto che il momento era comunque tutto dedicato all’Atletico Madrid e ai suoi fans e allora citare altri club sarebbe stato un po’ inopportuno, ma ormai è risaputo che la prossima stagione Godin indosserà la maglia nerazzurra. Un affare imbastito nel medio termine, praticamente concluso già a gennaio nonostante i tentativi un po’ naif di alcuni supporters di dissuadere il loro idolo dall’intenzione di lasciare Madrid, che lo porterà a seguire il percorso dell’ex compagno di Joao Miranda, anche se presumibilmente non a incrociarlo nuovamente, dipenderà comunque da ciò che vorrà fare il brasiliano prima del suo ultimo anno di contratto con l’Inter.

Colpo a parametro zero (al netto ovviamente delle spese accessorie), giocatore di caratura internazionale, difensore di qualità eccelse, che non sembra sentire troppo il peso dell’età; questa, in sintesi, la carta d’identità che Diego Roberto Godín Leal da Rosario (sì, esiste una città di nome Rosario in Uruguay e a quanto pare anche qui nascono campioni) esporrà al momento del suo arrivo in Italia. Dove l’Inter è pronta a riconoscergli da subito un ruolo di primo piano, e non solo dal punto di vista economico visto l’ingaggio prospettato. L’arrivo di Godin darà in primo luogo ulteriore sostanza al comparto dei difensori centrali, sicuramente l’unica vera certezza a tempo pieno della rosa nerazzurra che col suo arrivo diventerà ancora più ricca di quantità e qualità: può fare solo che bene, infatti, a gente come Milan Skriniar e Stefan de Vrij, godere del supporto e delle qualità di un elemento dalle sue caratteristiche e dal ricco vissuto sportivo. Oltre ovviamente a rappresentare quell’iniezione di classe internazionale e soprattutto di abitudine a vincere, indicata da Beppe Marotta come condizione necessaria per la costruzione della nuova Inter. La condizione fisica, poi, a parte qualche piccolo contrattempo appare decisamente invidiabile, e non dovrebbero avere fondamento i timori legati all’età del giocatore, nato, lo ricordiamo, un anno dopo Cristiano Ronaldo.

Una classica occasione da cogliere al volo, quella di Godin free agent, decisamente appetibile; una di quelle che l’Inter, specie negli ultimi anni, un po’ per abilità un po’ per necessità ha saputo ben cogliere. Ma soprattutto, l’arrivo di Godin rappresenta la volontà di cominciare a compiere lo step successivo, quello del passo in avanti sul piano della crescita della qualità e dei risultati in ambito nazionale e internazionale. L’arrivo dell’uruguagio risponde anche all’esigenza di regalare a questa rosa, alla quale è stata troppo spesso rimproverata la poca esperienza sui palcoscenici europei, un giocatore in grado di tornare a indicare la strada verso una realtà dalla quale l’Inter in questi anni si è allontanata decisamente troppo e in maniera dolorosa.

E il tutto senza dimenticare l’utilità tattica: Godin è giocatore buono per tutte le stagioni e per tutti i moduli, e per questo motivo si erge anche al di sopra di quello che ormai è diventato il dibattito principe nelle discussioni legate al mondo Inter, ovvero quello sulla guida tecnica. Restasse Luciano Spalletti col suo 4-2-3-1, arrivasse davvero Antonio Conte col suo 3-5-2 (ma siamo sicuri che magari, stuzzicato dalla nuova sfida e visti anche i giocatori già in rosa, non pensi di rispolverare quella sua idea di 4-2-4 che propose con successo a Bari e che alla Juventus fu costretto ad accantonare per mancanza di interpreti adatti?), Godin si propone come elemento di sicuro affidamento per qualunque soluzione e schema. Il punto di appoggio ideale, insomma, per risollevare l’Inter verso una nuova era, una nuova dimensione.

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