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De Boer e i suoi fratelli

di Lapo De Carlo

Nell’ira funesta che gli interisti addusse, Mancini è scivolato via, esonerato con modalità sorprendente, tempismo folle e cause ignote (o forse in eccesso). Sorprendente perché il rinnovo del contratto era apparentemente pronto, folle perché a 13 giorni dal campionato non si arriva a prendere questa decisione, ignoto perché mentre tutti credono che il motivo sia addebitabile ad una banale questione di rinnovo o al mancato arrivo di Yaya Touré, nemmeno si preoccupano di guardare altrove e di capire I veri motivi. Il disprezzo per Mancini è tale da non rendere necessaria nessun’altra spiegazione. L’importante in fondo è che ci sia un padrone della ferriera, munito di contanti, capace di rendere forte l´Inter, non importa se cinese, indonesiano o altro.

In pratica: ieri l’ex presidente dell´Inter ha appena silurato l´allenatore, in nome di interessi divergenti. Tra questi il fatto di non apprezzare che, chi comanda all’Inter oggi è Kia Joorabchian, insieme ad un folto drappello di agenti asiatici che piazza i suoi giocatori, in accordo con le proprietà di molti club nel mondo. In fondo Zhang non sa nulla di calcio, Thohir è un imprenditore che ha fatto i suoi interessi, pur garantendo la possibilità di arrivare ad una forte proprietà come quella di Suning, e Mancini era l’ostacolo di certi interessi mascherati da una presunta nuova politica.

Si sono tutti fatti ingolosire dalle belle parole legate al progetto dei giovani da non accorgersi che, ad oggi, di questa categoria non si è visto nessuno e che gli obiettivi Gabriel Jesus, Joao Mario e Gabigol sono tutti saltati o rimandati.  Ma oggi Mancini non c’è più ed ora con Frank De Boer arriveranno bel gioco e risultati. Oppure no. Perché se non arrivassero le colpe sarebbero di nuovo dell’allenatore brutto e cattivo. L’olandese non ha mai giocato né tantomeno allenato in Italia ma ha un credo tattico che si coniuga alle necessità di questa squadra.

Il problema è che arriva in corsa, nonostante molti credano che, non essendo iniziato il campionato, non ci sono tutti questi problemi. Il nuovo tecnico viene da una splendida esperienza all’Ajax dove in sei anni ha vinto quattro titoli consecutivi e si è segnalato per un gioco aggressivo e spettacolare, pur con dei rovinosi rovesci ogni tanto. De Boer è bravo, dunque, ma le controprove dovranno arrivare nel tempo. Il problema è che a Milano ogni allenatore che si siede sulla panchina paga la frustrazione per gli anni precedenti. Impossibile costruire in un anno, meglio due, magari tre. All’Inter tutto questo non è ancora stato possibile, causa comune visione d´insieme che gli allenatori fossero tutti matti, incapaci o sopravvalutati.

Non so che cosa acccadrà con De Boer ma, se non dovesse fare subito gioco e risultati, dubito che gli verrà riconosciuto di non aver potuto lavorare con la squadra in estate e che i giocatori non li ha scelti lui. L’olandese andrebbe aiutato in tutti i sensi e incoraggiato per accelerare la sua efficacia nel progetto. Se penso che De Boer è l’ottavo allenatore dal 2010, ottavo allenatore in sei anni, vengono i brividi. In tutta questa centrifuga l’aspetto altrettanto comico è che  molti interisti pensano a questo tecnico come un tizio di passaggio, in attesa di vedere, possibilmente già la prossima stagione, Simeone sulla panchina nerazzurra.

A molti farà piacere sapere che De Boer ha esordito sulla panchina dell’Ajax proprio nel 2010, battendo il Milan a San Siro 2-0. Un buon biglietto da visita che serve all´orgoglio in una città che vive comunque di sostanza.  In definitiva, non c’è allenatore al mondo che possa costruire un progetto vincente in un anno. Può fare un exploit ma il ciclo viene dalla continuità, quella che non esiste più da anni.  La squadra, se non dovessero esserci altre rivoluzioni tecniche,  cessioni impreviste ecc., è più forte di un anno fa. È l’unico ma significativo vantaggio che ha il nuovo allenatore rispetto ai precedenti. In bocca al lupo.


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