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Del presidente con la faccia di quello felice per il 5° posto e del promotore delle wild card di Champions

di Mattia Zangari

Chissà come avrà preso il pareggio con la terza forza designata del nostro campionato 'l'uomo con la faccia di quello contento del quinto posto'? Stando allo Spalletti pensiero, se l'ermeneutica dei testi delle sue conferenze non ci trae in errore, Erick Thohir dovrebbe aver accolto di buon grado la 'X' fuori casa contro una squadra dichiaratamente superiore. D'altronde, ET appartiene a quella categoria di presidenti 'che si accontentano', che non farebbe drammi se la sua squadra non centrasse per il terzo anno di fila dal suo insediamento l'accesso alla Champions League.
La realtà dei fatti in casa nerazzurra, nella sua nudità e crudità, si avvicina molto a quella scattata con un'istantanea dal tecnico della Roma, anche se non restituisce le giuste prospettive del panorama che si vede da Appiano Gentile.
Nessuno, infatti, nega che i toni di colori nel quartier generale nerazzurro si avvicinino al grigio negli ultimi anni, ma quello che manca a molti fotografi alla Spalletti è il giusto punto di vista da cui puntare l'obiettivo della fotocamera per poi mettere a fuoco quella che si presume essere la copia fedele della verità.
Nessuno meglio del tycoon conosce la rispondenza piena e assoluta con la realtà effettiva nerazzurra, nessuno più di lui, e meglio di lui, conosce quali pagine bianche della Storia della Beneamata verranno scritte di suo pugno nei prossimi tempi. “Abbiamo un piano quinquennale”, continua a ripetere Thohir ai giornalisti e non solo. Non per questo - aggiungiamo noi - non sarebbe contento se i tempi venissero accelerati grazie al lavoro di quell'uomo che ha scelto nel novembre del 2014 per incendiare la rivoluzione, quello stesso tecnico che a inizio anno sembrava poter sovvertire il sistema classista che ormai pare essersi stabilito nel calcio italiano dopo la caduta dell'Impero meneghino. Thohir sa bene che il ritorno in Champions non è un diritto divino (forse lo diventerà con la Superlega europea e le wild card auspicate da Bolingbroke nell'intervista alla BBC) che viene concesso per la gloria raggiunta negli anni passati, ma è ben conscio che per prima cosa bisogna fare i conti con i vari rivolgimenti che quest'anno il torneo nostrano offre a turno alle squadre della borghesia tricolore. E allora ecco perché non qualificarsi alla competizione per club più importante a livello continentale non sarebbe la prefigurazione della fine del mondo, semmai il dipinto di uno scenario che lascia lo stesso sapore acre del post-match di sabato sera all'Olimpico. Quando la differenza tra Inter e Roma, tra terzo posto e quinto posto, si è vista tutta in quello scatto verso il cielo di Spalletti dopo il gol di Nainggolan. Strano guizzo per uno abituato a non accontentarsi, tremenda abitudine a cui l'Inter sta provando a non assuefarsi.


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