Dentro l'obiettivo. Comodamente
E' un'Inter da record: i 36 punti in classifica guadagnati ieri sera a Cagliari possono sembrare normale routine per una squadra che lotta settimanalmente con almeno altre quattro formazioni per un posto nelle prime quattro posizioni, ma di fatto con 36 punti in 14 partite va ad eguagliare l'Inter di Trapattoni (1988/89) e quella di Mancini (2006/07), le uniche che finora erano state in grado di tenere questo passo. Ed è quasi un peccato che in un'annata in cui l'Inter vada così bene ci siano altre formazioni che viaggiano su medie simili, tanto da far passare in sordina questi numeri. Colpa forse del grande solco che sempre più va a scavarsi tra le prime e le ultime della classifica di Serie A: per cinque/sei che viaggiano a ritmi vertiginosi, ce ne sono altrettante che stagnano nei bassifondi della classifica, e che allo stesso modo ogni domenica possono superarsi e sperare nella salvezza, Benevento a parte. Così basta un mezzo passo falso e da prima ti ritrovi quasi fuori dalla zona Champions. Forse sarebbe davvero il momento di ripensare a un numero ridotto di squadre in Serie A, ma questo è un argomento che merita altro spazio e altro momento di approfondimento.
Tornando all'Inter, la squadra di Spalletti anche a Cagliari si è dimostrata grande: ha sofferto per tutto il primo tempo, ha stretto i denti sotto gli attacchi del Cagliari che ha condotto il gioco, e ha poi colpito a freddo nell'unica occasione capitata a Icardi. In vantaggio all'intervallo, nel secondo tempo l'Inter ha potuto gestire meglio la partita ma ha capitalizzato ancora le poche occasioni create. E questa è un'attitudine che solo le grandi squadre hanno, la capacità di saper accusare il colpo ma aspettare comunque il momento buono per replicare. Soprattutto quando hai in campo campioni come Icardi, Handanovic, Perisic e ieri sera anche Candreva che ha indovinato tutti i cross, che in ogni momento con una giocata possono decidere una partita.
Sembra ormai stucchevole continuare a dire che la sterzata a questa squadra l'ha data Spalletti, ma tant'è poiché a ben vedere l'Inter non è stata rivoluzionata rispetto all'anno scorso a livello di uomini; quello che è cambiato è stato il modo di approcciare le partite, l'intensità che si mette negli allenamenti e nelle giocate, nella mentalità, finalmente vincente, che il tecnico di Certaldo sta dando all'Inter. E pensare che qualcuno questa estate storceva il naso a sentire il suo nome. Un lavoro maniacale e in profondità, a curare ogni minimo dettaglio, partita questa estate in ritiro dove Spalletti dedicava anche due ore al giorno ai movimenti difensivi, al limite della noia, per ripartire dalle fondamenta nella sua ricostruzione, per poi andare via via a lavorare su tutta la fase di costruzione della manovra. Non a caso da quando Spalletti siede sulla panchina nerazzurra, non ha perso una partita a parte la prima amichevole col Norimberga. Che francamente non fa testo.
Il tecnico certaldino ha trovato nel 4-2-3-1 il suo credo per meglio sfruttare le caratteristiche dei giocatori a disposizione, e l'impressione è che anche cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambi. Borja Valero apporta lo stesso contributo sia che giochi trequartista sia mediano, Brozovic sa sorprendere anche in positivo (poi è chiaro che entrambi giocando più vicino alla porta possono trovare più facilmente la via del gol), Vecino e Gagliardini sono intercambiabili o complementari a seconda delle situazioni, Icardi non ha bisogno di commenti ed Eder è il famoso vice-Icardi di cui tanto si parla (senza dimenticare Pinamonti). Insomma, una squadra che con pochi innesti sembra aver coperto le lacune dello scorso anno, anche se ripeto, la lacuna più grande l'ha colmata Spalletti a livello mentale. Cosa manca ancora a questa squadra? Sicuramente un centrale di difesa, perché infortunato Vanheusden l'Inter ha il solo Ranocchia come ricambio di Skriniar e Miranda (appuntamento domenica contro il Chievo), e probabilmente un trequartista di qualità, visto che Borja e Brozovic possono sì fare benissimo quel ruolo, ma se innesto ci deve essere che porti anche tanta qualità in più in dote alla squadra.
Intanto godiamoci nuovamente il primato per una sera, consapevoli del fatto che domani il Napoli potrebbe riprenderselo, ma consapevoli anche del fatto che l'obiettivo dichiarato dell'Inter quest'anno è il piazzamento Champions, e i nerazzurri al momento ci stanno dentro comodamente con due piedi.