Depressione nerazzurra
Pareggiare in casa senza segnare contro una squadra che in trasferta le aveva perse tutte, fa male. Prendere atto della prestazione che ha partorito lo 0-0 contro il Catania, scatena la depressione, calcistica. Sentire a fine gara l'allenatore puntare il dito su un pubblico, curva compresa, che invece andrebbe solo elogiato per aver ancora una volta staccato in questa stagione le altre tifoserie come abbonamenti sottocritti e che, in casa e in trasferta, ha sostenuto la squadra senza se e senza ma, preoccupa sulla lucidità di analisi e sui rimedi per uscire dal tunnel che solo la vittoria nel derby ha reso meno lungo e buio. Sta finendo un gennaio orrendo per la Beneamata, un solo successo nelle ultime nove partite rappresenta uno score fallimentare.
Il mercato, stante la maledetta equazione "prima vendere per poi eventualmente comprare", non sembra in grado di poter ribaltare in modo consistente la triste situazione. Già, il mercato. Ancora non so se lo scambio Guarin-Vucinic fosse o meno conveniente per i colori nerazzurri, probabilmente se comunque dovesse arrivare il trentenne attaccante montenegrino, l'attacco avrebbe un'opzione importate in più in termini di qualità ed imprevedibilià. Quello che ha disorientato è stata l'evoluzione della trattativa, con la protesta del tifo, lo stop e i relativi comunicati. Il Presidente Erick Thohir, già nel mirino dopo soli tre mesi di insediamento, ma con 75 milioni già versati e altri 180 in cantiere per permettere alle casse societarie di respirare, ha cercato di toccare le corde dei tifosi con un comunicato teso a rivendicare la storica lealtà interista a fronte delle accuse bianconere di poca serietà.
Ieri mattina il Tycoon è atterrato alla Malpensa, proveniente dalla lontana Indonesia e alle 15 era presente al Meazza a fianco di Massimo Moratti, speranzoso di assistere ad un'altra vittoria dal vivo, come il giorno del derby. Le inquadrature durante il match sono state, purtroppo, molto esaustive nello svelare un Thohir insofferente e che forse si starà già chiedendo se la sua scelta di acquistare l'Inter sia stata quella giusta. Il disagio del Presidente era chiaro a fine gara quando, contrariamente a quanto annunciato, ha evitato di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. La società è al momento l'anello debole della questione. La popolarità dei dirigenti è tendente allo zero e quando non si vince, tutto viene ingigantito da striscioni e cori.
A me, personalmente, se Fassone sia o meno tifoso juventino interessa relativamente. Quante volte abbiamo rimproverato alla società una gestione troppo tifosa e poco manageriale? A me interessa sapere se l'Inter abbia o meno dirigenti capaci di gestire un momento storico non facile dal punto di vista economico. E quando i soldi scarseggiano, servono idee ed entusiamo. Ho paura che scarseggino sia le idee che l'entusiasmo. Capitolo squadra: troppi equivoci, il rientro di Milito, legittimamente lontano anni luce dalla forma migliore, ha paradossalmente bagnato le polveri a Palacio che ormai abituatosi ad agire da prima punta, ora è sempre un gigante nel far girare il pallone, ma è come se avesse delegato "mentalmente" al Principe il compito di segnare con il risultato che di gol non se ne vedono più. Un tempo nemmeno troppo lontano ci si vantava di essere la squadra più prolifica.
Walter Mazzarri non ha mai sbagliato una stagione. Forse ha tempo per continuare a non sbagliarla con l'inserimento di forze fresche, vedi il promettente Ruben Botta e magari variando qualcosa nel modulo che non può essere un dogma. Mentre Inizia una settimana carica di tensione, tra il mercato che deve regalarci qualcosa e la marcia di avvicinamento a Juventus-Inter.