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Dieci anni sono lunghi

di Alessandro Cavasinni

Dieci anni. Tanto è passato dall'ultima apparizione dell'Inter in un turno a eliminazione diretta nella Champions League. Era il 13 marzo 2012 quando i nerazzurri, all'epoca allenati da Ranieri, venivano eliminati in modo beffardo dall'Olympique Marsiglia. Quella di Deschamps era una squadra poco più che sufficiente, che prevalse all'andata grazie a un gol in pieno recupero di André Ayew e che poi al ritorno di San Siro, al 92' con Brandao, sgretolò le velleità di rimonta di Milito e compagni. Proprio il Principe aveva illuso con l'1-0 alla mezzora della ripresa dopo un match a senso unico e che pareva stregato. E stregato, poi, effettivamente lo fu. Solo per la cronaca il rigore del definitivo 2-1 di Pazzini al 96'. Inter fuori per la regola dei gol in trasferta. Ecco, almeno questa possibilità ora non esiste più: finalmente la UEFA si è decisa a cancellare una delle norme più antisportive di sempre.

Quella era un'Inter che chiudeva un ciclo, con tanti senatori a fine corsa e ricambi poco adeguati come i vari Poli, Nagatomo, Obi, Forlan, Faraoni e Zarate, tra giovani di belle speranze e acquisti sbagliati. La rincorsa di fine 2011 fu un fuoco di paglia: quella stagione, iniziata mestamente con Gasperini al comando, si concluse con l'avvicendamento tra Ranieri e Stramaccioni in primavera, il derby vinto 4-2 che consegnò il tricolore alla Juventus di Conte e un sesto posto che voleva dire preliminari di Europa League. Per la prima volta dal 2005, nessun titolo da mettere in bacheca. Nessuno poteva saperlo, ma era l'inizio dell'oblio per una società che solo due anni prima aveva vinto tutto.

Per riemergere e rivedere un'Inter accettabile da quella primavera 2012 sono dovuti passare ben sei anni. Tolto qualche lampo con la seconda Era Mancini, la squadra nerazzurra rivede un po' di luce con Spalletti, l'ultimo avversario in campionato che attualmente contende lo scudetto alle milanesi. Con il toscano in panchina, l'Inter riassapora aria buona e, soprattutto, torna in Champions League. Ma né con lui né con Conte si festeggia il passaggio agli ottavi di finale.

Ed eccoci qui, finalmente. Con lo scudetto cucito sul petto, un progetto in costante evoluzione e una consapevolezza totalmente ricostruita, l'Inter torna a indossare l'abito di gala per i tanto agognati ottavi di finale della massima competizione europea per club. Il sorteggio è di quelli terribili: dinanzi ci sarà il Liverpool di Klopp, team rodato, vincente e di estrema qualità. Un test probante anche per valutare l'effettivo livello europeo di una squadra che, anche al cospetto del Real Madrid, ha fornito ottime indicazioni. Inzaghi ha saputo modellare le proprie idee sulla solidissima base lasciata da Conte e prima ancora da Spalletti. Adesso si osserva un complesso che guarda in faccia qualsiasi tipo di avversario, con un gioco internazionale e mai tanto attuale. Qualche punto perso in campionato pesa nell'economia visiva della classifica, ma l'analisi globale non può che non rendere merito al lavoro dello staff del tecnico piacentino e dei suoi ragazzi.

Dieci anni sono lunghi. Il Liverpool è forse l'avversario migliore per tornare a riassaporare certe sensazioni. Chiaramente gli inglesi partono con il favore del pronostico, ma l'Inter è l'Inter. Stavolta sul serio. Bentornata Coppa dei Campioni, ti stavamo aspettando.


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