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Dieci ragioni per cui l'Inter non deve rinnovare il contratto a Icardi

di Gianluca Scudieri

Il pezzo seguente ha delle punte di umorismo che non si confanno al clima attuale, chi lo scrive se ne rende perfettamente conto. Troppe volte, in questi ultimi mesi abbiamo provato questo mix di rabbia, paura e contrizione a seguito di orribili attacchi: tutto questo fa riflettere tantissimo, ma per ricordare nel migliore del modo tutte le vittime cadute sotto la ferocia e la barbarie di questi mostri è il silenzio perché ogni parola potrebbe essere superflua e un inutile esercizio di retorica. Detto ciò, chi vi scrive ritiene sia corretto proseguire nell'intento prefissato perché, prendendo in prestito le parole del vincitore della tappa odierna del Tour de France Tom Dumoulin: "Il terrorismo vuole cambiare il nostro modo di vivere, ma non dobbiamo permetterglielo" e dunque proseguiremo a parlare di calcio e di quello che succede nel mondo Inter.

Chi segue FcInterNews.it sa benissimo che il sottoscritto è solito stilare dei numeri dopo ogni gara di campionato (e se non lo sapevate adesso potete cliccare la sezione "Da Zero a Dieci" sulla destra dello schermo del vostro pc e leggerne qualcuno). In questo periodo non ci sono gare di cui si può parlare analiticamente attraverso i numeri, ma quale migliore occasione dell'affaire Icardi, con il quale si è aperta questa settimana, per tornare a dare i numeri? Nessuno. E dunque di seguito troverete i dieci motivi per cui l'Inter non dovrebbe rinnovare il contratto di Mauro Icardi, nonostante la sua procuratrice ci abbia provato (e ci stia provando) in ogni modo possibile ed immaginabile. 

Numero uno. 
E’ il capitano di questa squadra. Per chi se lo fosse dimenticato (credo nessuno), l’argentino indossa la fascia gialla intorno al braccio e dunque ha uno status già di base superiore a quello altrui. Se si pensa che nella storia quella fascia elastica è stata indossata da Bergomi, Facchetti, Zanetti, Meazza, Angelillo, Picchi, Mazzola, Altobelli e molti altri, soltanto questo mette l’argentino su di un piano ben più elevato rispetto ai compagni di squadra, a prescindere dai soldi percepiti. Questo primo motivo ci porta subito al secondo.

Numero due.
Il contratto è stato rinnovato solo 13 mesi fa. E non solo è stato rinnovato, ma proprio rifatto ex-novo aumentando considerevolmente il compenso, giustamente anche, dai 900mila euro ai 3,5 milioni (contando anche i diritti di immagine) escludendo i bonus. Se a questo si aggiunge il bonus sulla firma apposto il 3 giugno del 2015 da 1,3 milioni, quest’anno almeno 4,8 milioni sono finiti nel conto corrente del ragazzo. Non proprio quisquilie. 

Numero tre.
Per l’Inter è incedibile. E’ vero, a fronte di un’offerta importante si potrebbe anche vacillare, ma se il direttore sportivo in una conferenza stampa indetta impromptu a seguito delle varie uscite della procuratrice, afferma: "Icardi ha rinnovato il proprio contratto solamente un anno fa, è il nostro capitano e per noi è incedibile”, tendo a dare credito a questa volontà e dunque non è una semplice firma su di un nuovo contratto a definire tale status.

Numero quattro.
Non ci sono meriti sportivi particolari perché questo possa né debba avvenire. Un anno fa ero il primo a caldeggiare tale rinnovo per evitare che i club europei arrivassero con offerte allettanti e prelevassero il capocannoniere della Serie A, ma quest’anno il rendimento, nonostante quello generale sia migliorato sensibilmente, quello del rosarino è stato sotto le aspettative e quindi non vi è alcun motivo per cui si debba discutere nuovamente un nuovo accordo.

Numero cinque.
E’ il giocatore simbolo, mediaticamente e non, di questa squadra. Ogni volta che si parla di Inter non ci si può esimere dal parlare di Icardi, della sua vena realizzativa, delle sue medie e del suo straordinario fiuto del gol. Questo non fa altro che accrescere agli occhi dei tifosi l’importanza di Icardi che è il vero e proprio go-to-guy della squadra. E questo, anche se sui contratti non può essere quantificato, dovrebbe riempire di orgoglio sia lui che la sua procuratrice.

Numero sei. 
La riconoscenza nei confronti della società non ha prezzo. Quando il management nerazzurro sborsò per l’all’epoca ventenne 12,5 milioni fece un investimento incredibile per chi ancora non aveva mostrato tutto il suo valore. L’Inter ha sempre creduto nel ragazzo, anche quando, nel corso della prima stagione, fu costretto ad un lungo stop causa infortunio. Nessuno ha mai preso in considerazione una cessione, sebbene questa avrebbe potuto portare ben più dei 12 milioni sopracitati e dunque non si capisce perché qualcuno debba volerci lucrare con un nuovo ingaggio.

Numero sette.
Queste uscite verbali non erano necessarie. Proprio come quella di Milito al termine della finale di Champions League, le sparate della procuratrice di Icardi non avevano, e non hanno, alcun senso. Lì Moratti si fece convincere dalla infinita riconoscenza per il Principe (sbagliò forse, ma si può biasimare chi per anni aspettava quella sera di Madrid?), ma questa volta il nuovo management deve impuntarsi e far capire che questa tipologia di ricatti non solo non fanno bene all’immagine della società, ma non portano alcun guadagno nemmeno a chi se ne rende protagonista.

Numero otto.
Mischiare pubblico e privato non genera empatia verso chi parla. La signora Nara è la procuratrice di Icardi. Che poi ne sia anche la moglie, congratulazioni a loro e che possano avere una vita serena e tranquilla come coppia, a noi interessa relativamente poco. Quindi che lei mischi i discorsi privati con quelli inerenti le trattative di mercato è solo un tentativo di riscuotere empatia dalle Helen Lovejoy presenti nei nostri cuori. Tentativo, ahimè, fallito. Il ragazzo riesce a provvedere alla propria famiglia già con l’attuale stipendio, garantendo gli standard di vita a cui sono abituati (almeno questo è quello che si percepisce aprendo il profilo Instagram della procuratrice) e ha una scadenza fissata nel 2019, quindi non c’è alcun motivo, nell’immediato, di pensare al futuro e ad eventuali spostamenti di città: 3,5 milioni all’anno più bonus per altri 3 anni con lo stesso club potrebbero essere sufficienti per garantire stabilità alla famiglia.

Numero nove.
Tirare in mezzo la Juventus e altre squadre europee nel tentativo di generare paura di perderlo non è il top. Che Icardi sia bravo e che sia uno dei centravanti più forti nel panorama mondiale e che possa ancora crescere è fuori di dubbio. Si dà quasi per scontato che top club seguano questa tipologia di calciatori, ma per rifiutarli non servono rinnovi faraonici, semplicemente un: “No, grazie. Noi stiamo bene a Milano e all’Inter”. Dire che la Juve lo vuole, o il Napoli lo vuole, o l’Atletico e il Tottenham hanno chiamato, non implica che Ausilio debba correre dal commercialista della società per verificare se sia possibile un nuovo aumento salariale, perché se a tali telefonate si risponde con un secco e perentorio “No”, tutto questo si risolve.

E numero dieci.
Intavolare un botta e risposta con la società, quasi a rispondere ai commenti del management, non è una grande mossa. Se la procuratrice di Icardi dice: “Noi vogliamo restare all’Inter, ma loro lo vogliono vendere” e Ausilio risponde: “Non ci pensiamo nemmeno a venderlo” (questo era il succo), la storia deve finire qui. Si arrivi ad ammettere che tali uscite sono state inopportune, ma che tutto si è risolto per il bene del club e del giocatore che proseguiranno in questo sodalizio almeno per altri tre anni. Poi quando sarà, si discuterà di un rinnovo, ma non ora. Invece no, 10’ dopo la fine della conferenza stampa, nuovo affondo. E poi un altro ancora, e di nuovo. E poi ecco che ci risiamo. E poi? Ah sì, altre dichiarazioni. In cui si aggiunge sempre qualche dettaglio, ma che si fonda sempre sul concetto che Mauro non vuole andare via. Eh, ma anche Ausilio ha detto che non andrà via. Quindi tutte queste chiacchiere, che aiutano a ravvivare la giornata dal punto di vista giornalistico, non servono poi a granché. L’Inter vuole Mauro, Icardi vuole l’Inter. Non serve un nuovo contratto per sancire questo amore. Bastano i fatti e il silenzio.

Ora vogliate scusarmi, devo passare dal chirurgo per rifarmi i connotati e andare in un qualsiasi consolato a farmi una nuova identità.


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