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Diesse per caso e tre carte. Top player non si può, resta solo lo spessore

di Fabio Costantino

Oggi è il 9 giugno. Mancano 26 giorni al ritiro di Brunico. E in questi 26 giorni l'Inter dovrebbe essere ricostruita, non dico al 100% ma almeno all'80%. Tra tante incertezze, maturate soprattutto negli ultimi giorni, credo che questa sia l'intenzione principale dello staff tecnico, guidato ovviamente da Roberto Mancini. Non ci saranno le coppe, nella stagione 2015/16. Ok, abbiamo avuto tutto il tempo per prenderne atto. Il lato pieno del bicchiere invita a pensare che con un 'fastidio' infrasettimanale in meno si possa ricostruire meglio. Vero, non è un caso se il quinto posto della scorsa stagione sia arrivato giocando solo entro i confini nazionali e, ahinoi, sia stato il miglior piazzamento delle ultime quattro stagioni. Se questo non è un incentivo, quale altro potrebbe esserlo? Però per trarre il massimo profitto da una situazione di svantaggio bisogna iniziare con il piede giusto.

La Copa America porterà via all'Inter, inizialmente, solo Medel e Murillo. Perfetto, tutti presenti per ripartire alla grande, dunque. Già, ma ad oggi, salvo i fine contratto, il 'tutti' sono praticamente gli stessi che hanno concluso all'ottavo posto l'ultimo campionato. Non bene, direi. In 26 giorni può succedere di tutto, sia chiaro. Ma farsi trainare dall'ottimismo in questo momento è estremamente difficile. Vuoi perché c'è chi, già nettamente superiore, si sta rinforzando in attesa di capire quali pezzi del puzzle lasceranno il tavolo (Juventus). Vuoi perché c'è chi, in situazione persino peggiore, ora guarda al futuro prossimo con legittima fiducia, forte di liquidità fresca in arrivo anche per il mercato estivo (Milan). E vuoi perché c'è chi, pur avendo fatto ben poco per rinforzarsi, già partiva davanti in classifica e, ad oggi, ci rimarrebbe (Lazio, Napoli, Fiorentina, Roma...).

Nuvoloni all'orizzonte, anche perché fino a questo momento le buone intenzioni si sono scontrate con una realtà forse sottovalutata: Dybala, Touré, Benatia, tre elementi che avrebbero rinvigorito notevolmente la rosa attuale, non vestiranno salvo sorprese la maglia nerazzurra (finalmente, nerazzurra). Dybala sicuramente, per gli altri è giusto mantenere una porticina aperta. E quindi, cosa resta? Altre trattative, apparentemente minori, come Thiago Motta e Felipe Melo, forse Jovetic, Abdennour. Gente utile alla causa, ci mancherebbe, ma davvero sarebbe in grado di dare la svolta auspicata da Mancini? Non arriveranno 8-9 giocatori nuovi, sia perché prima qualcuno dovrebbe far loro spazio (in cambio di vil denaro, spero), sia perché alle condizioni economiche attuali è difficile acquistare cartellini di calciatori che spostino gli equilibri. Sarei persino soddisfatto se ne arrivassero anche solo cinque: due centrocampisti, un attaccante, un terzino e un difensore. Purché siano di spessore. Non top player, quelli dopo l'affaire Yaya restano un miraggio. Ma lo spessore qualitativo e caratteriale oggi è merce rara e in Italia farebbe la differenza. Soprattutto in una squadra che ha dimostrato di andare in tilt alle prime difficoltà, nonché di bagnarsi i pantaloni davanti al proprio, giustamente esigente, pubblico.

Ben venga Thiagone Motta, se sta bene e ha i giusti stimoli. Un regista come lui ci manca e, francamente, con il budget a disposizione sarebbe pretestuoso attendersi  qualcosa di meglio. Ben venga Jovetic, se a condizioni favorevoli e voglioso di riscatto. Ben venga Richards, se soddisfa Mancini. Ma per gli altri ruoli sarebbe lecito attendersi il guizzo che esalta la folla, che ti porta abbonamenti e ti lascia riposare tranquillo, convinto che il gap con chi ti precede si sia davvero ridotto. In difesa, viste le lacune del reparto, sarebbe saggio affidarsi a un elemento che stia bene fisicamente e non perda il controllo nelle situazioni più scabrose. Peccato per Benatia, il profilo ideale. Ma a Monaco non sono nati ieri e lo sapevamo. A centrocampo, perso Touré, non escludo una sorpresa, quindi stay tuned.  

So bene di essermi prestato all'ormai irrinunciabile gioco dell'estate, quello del "Diesse per caso". Ognuno pensa di sapere cosa sia meglio per la propria squadra e cosa il direttore sportivo  di turno debba fare, a rischio altrimenti di insulti. Ma la tentazione è forte,  difficile non offrire il proprio parere anche se non richiesto. Alla fine i tifosi, me compreso, vogliono il bene dell'Inter e sono stanchi di vederla in certi gironi danteschi. Però le buone intenzioni oggi non bastano più, serve agire con convinzione. Perché da che mondo è mondo l'azienda che taglia i costi invece di investire per aumentare la produzione è destinata a fallire. E dal momento che Thohir  sta gestendo l'Inter come un'azienda,  arricchendola di fior di professionisti dal punto di vista manageriale, il discorso è più che lecito.

Infine, occhio alle voci di mercato, che a una prima occhiata superficiale in questo principio d'estate mi sembrano più incontrollate del solito. Un esempio? Appena si parla di un giocatore in orbita Inter, vero o falso che sia, subito ecco l'agguerrita concorrenza di Juventus, Milan (improvvisamente ricchissimo e su tutti i campioni) e altre big che rendono, virtualmente, la trattativa in salita. Attenzione al gioco delle tre carte di tv, siti e giornali. In estate è popolare come "Diesse per caso" e non passa mai di moda.


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