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E allora diamo i numeri...

di Gabriele Borzillo

Lo confesso, resto leggermente sbigottito da certi giudizi che mi capita di leggere o di ascoltare. Molto tranchant, pronunciati a mo’ di dettami assoluti ora da questo santone, ora da quello. Ad esempio, famose le intemerate di un signore considerato da molti un guru del calcio e che non perde occasione per parlare, spesso senza un vero costrutto, dei colori del cielo e della notte. Perché è uno sport nazionale. Perché fa tendenza. Perché quando non c’è nulla da dire l’Inter alla fine della fiera fa sempre comodo. È un usato sicuro, garantito. Qualcosa di cui sparlare, anche se di improprio o non rispondente alla verità assoluta, si trova sempre. E non importa se l’allora presidente di un club romagnolo avrebbe (sempre usare il condizionale, in attesa di certezze) gonfiato il valore di alcuni calciatori per ottime plusvalenze; comunque il nome dell’Inter fa rumore, fa chiacchierare. Perciò cacciamocelo dentro, che non si sa mai. Quasi quasi proporrei una interrogazione parlamentare per cacciare la Beneamata dal torneo nazionale. Perché, che volete, se qualcuno compie azioni non esattamente limpide a puro scopo personale beh, è colpa dell’Inter.

Oh, intendiamoci, non montiamoci sopra una di quelle crisi di accerchiamento di cui veniamo accusati spesso e volentieri come tifosi nerazzurri. Già, noi siamo i piangina, quelli che si lamentano sempre. Abbiamo osato perfino lamentarci dopo la partita con l’Empoli per il trattamento che ci hanno riservato gran parte dei media; era forse rigore quello su Pucciarelli, abile ad andare a cercare il piede del peggior Murillo della stagione e, confessiamolo, nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo se il direttore di gara avesse indicato il dischetto. Che tanto poi Samir l’avrebbe comunque preso. Il rigore intendo. No, è che mi sarebbe piaciuto vedere e sentire sottolineato con la stessa enfasi il fallo da rigore su Miranda in Inter-Lazio. Così, giusto per coerenza. Ma che volete, non fa notizia se in 18 giornate ci hanno fischiato un solo rigore a favore e due contro. Del resto alle altre squadre di vertice ad oggi ne hanno assegnati qualcuno in più (solo il Napoli ne ha due, le altre lasciamo stare che mi vien da ridere). Eppoi non lamentiamoci, in area non ci si arriva mai, quindi muti e continuare a subire. Possibilmente con la testa china, possibilmente incensando chi settimanalmente commenta moviole e movioline.

Numeri, dicevamo. Sì, in fondo siamo primi per il solito culo che ci contraddistingue ormai da ben diciotto giornate. Poco importa se, dati alla mano, ad oggi l’Inter ha subito la bellezza di undici dicansi undici reti. Se a questo aggiungiamo, ed andrebbe fatto per una lettura ancora più profonda di banalissimi numeri, che in tre delle diciotto partite la difesa nerazzurra è stata bucata per ben otto volte allora, grazie ad una banale operazioncina chiamata sottrazione e che, udite udite, si impara in prima elementare, possiamo dedurre con assoluta certezza che nelle restanti quindici gare il pacchetto arretrato è stato affondato in tre circostanze alla mirabolante media, anche qui torniamo alle scuole elementari, operazioncina che si chiama divisione, di un gol subito ogni cinque incontri. Ma giochiamo male, malissimo, in maniera oscena. Siamo primi perché abbiamo culo.

E non mi azzardo ad entrare in discorsi, sempre riguardanti i numeri, che affrontano in maniera diretta il famoso bilancio nerazzurro; mi limito ad osservare che la Società sta operando sotto l’occhio vigile dell’Uefa (a proposito, ma il genio che ha partorito il FFP, l’uomo che chiedeva a gran voce pulizia nel mondo del calcio, che fine ha fatto? Non doveva essere eletto presidente plenipotenziario di tutte le galassie conosciute per l’ambito pallonaro? Ah, lo hanno condannato? Maddai, ma che cattivoni. Sarà colpa dell’Inter, sicuro) e, almeno stando agli ultimi spifferi provenienti da Nyon, sembrerebbe senza ulteriori rischi di sanzioni, blocchi di mercato, fallimenti vari e variegati. Come qualcuno raccontava solo qualche mese fa, mi par di ricordare. Ma sono avanti con gli anni, potrei anche avere una memoria ballerina.

Mi azzardo invece a tirare bonariamente le orecchie a chi, tifosi nerazzurri inclusi, continua a criticare Mauro Icardi. Anzi no, diciamola tutta; al ragazzo una sana tirata d’orecchie fa bene di tanto in tanto, soprattutto quando si addormenta in campo. Ma è innegabile che siamo di fronte ad un fenomeno dell’area di rigore. Ad uno che ti castiga alla prima occasione. Ad uno che alla sua età può soltanto migliorare a livelli che forse nemmeno noi siamo in grado di comprendere. Capisco che al tifoso un pochino perbenista il look del ragazzo potrebbe non piacere; e capisco anche che, conciato in quel modo, potrebbe altresì suscitare dubbi sulla sua professionalità. Ma, vivaddio, siamo di fronte ad uno che fa il professionista, che vive da professionista, che non legge nemmeno i giornali, che se ne frega di quello che scrive o dice tizio o caio. E, come si dice a Milano, inscì aveghen in rosa di Mauri Icardi. Che chissenefrega dei suoi tatuaggi e delle sue scelte in ambito modaiolo.

A proposito di numeri, piccola e brevissima chiosa sul mercato di riparazione; ad oggi, 10 gennaio, hanno accostato all’Inter i soliti venticinque/trenta nomi. E secondo i bene informati, i guru del calciomercato, quelli che il giorno prima non sapevano che il giorno dopo Telles avrebbe firmato, continuando imperterriti a propinarci Siqueira come nuovo laterale di sinistra nell’agosto del 2015, avremmo già venduto a cifre mostruose mezza squadra. In realtà si mormora che poco verrà fatto. E solo e soltanto di fronte ad uscite ci saranno eventuali entrate. Sia chiara la cosa. Ora sotto col Sassuolo; andare a rivedere la partita in terra emiliana della scorsa stagione, regolarsi su quella e cercare la vendetta. Sportiva ovviamente.
Amatela! Sempre.
E buona domenica a Voi.


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