È Mancini il segreto del primato. Geniale e furbo come in campo
Ormai è quasi divertente sentire quelli che non ci vogliono bene pronosticare il giorno in cui questa Inter che gioca così male getterà la maschera e tornerà nell'anonimato. Le vittorie per 1-0 strappate con le unghie e con i denti stanno rischiando di rovinare la vita ai grandi esteti del calcio, quelli che abitualmente vedono nel campionato nostrano giocare il Barcellona e non si capacitano come la Beneamata possa essere in testa alla classifica dopo ben dodici giornate passate a maltrattare il pallone sperando nella buona sorte e nelle parate del portiere.
C'è chi si è addirittura inventato in Tv un indice della fortuna denominato PDO che oscilla tra 990 e 1010 e vede i nerazzurri a quota 1088. Le altre? Non pervenute, il “Kulometro” si aziona solo quando gioca l'Inter. Non è nemmeno più rumore dei nemici, sembra piuttosto il blaterare degli stupidi. Che magari non vedono nemmeno le partite e sentenziano per luoghi comuni, che nel nostro Bel Paese fanno così presa su gran parte della gente. Che l'Inter non stia esprimendo un gioco armonico e avvolgente come Fiorentina, Napoli e in parte la Roma, è assodato. Ma la cosa è in parte conseguenza delle caratteristiche fisiche e tecniche di molti giocatori che portano a casa il risultato battendo altre strade. In primis la solidità di una difesa che finalmente dopo anni è tornata ad essere il valore aggiunto della squadra.
Ora passiamo a parlare di Roberto Mancini. Il tecnico con la sciarpa sempre elegante e il ciuffo dandy, ma che da quando allena ha sempre vinto e che è tornato lo scorso anno in soccorso a squadra a società che rischiavano di cadere in depressione, non tanto per i risultati scadenti, ma per il clima triste e provinciale che li partoriva. Il Mancio è il vero genio della lampada. Chiede, ottiene, sbaglia, aggiusta, rischia. Mai una cosa banale, in panchina dribbla e inventa, il passaggio comodo non fa per lui. Come quando incantava sul campo. Le tre vittorie consecutive contro Bologna, Roma e Torino, potevano anche tramutarsi, che so, in due pareggi ed una sconfitta se gli episodi fossero stati contrari e non a favore. Questo solo un disonesto può negarlo. Ma la fortuna il più delle volte ha il vizio di premiare chi se la va a cercare.
E Mancini nelle ultime settimane ha confermato agli scettici di conoscere il suo mestiere come pochi, analizzando pregi e difetti attuali della rosa a disposizione, per scegliere di volta in volta modulo e uomini più adatti da contrapporre all'avversario. Un bagno di umiltà per uscire dalla vasca magari non belli, ma profumati e vincenti. Il 4-5-1 con D'Ambrosio e Nagatomo e senza Kondogbia e Icardi , opposto alla Roma e il 3-5-2 di Torino con l'intera banda dei Balcani (Jovetic, Perisic, Brozovic e Ljajic) in panchina, ha mandato al manicomio molti colleghi maniaci del toto-formazione, ma soprattutto gli allenatori avversari.
Mancini sta giocando le partite insieme ai suoi ragazzi, le modella a suo piacimento. Evidentemente la decisione di poter variare così tanto nel giro di una settimana è frutto anche della conoscenza ormai perfetta degli elementi a disposizione che rendono uguale il prodotto anche invertendo l'ordine dei fattori. E in questo modo si svuota quasi completamente lo spogliatoio degli scontenti, tutti ora si sentono coinvolti, sapendo che potrebbero essere i titolari a seconda delle necessità. L'unico finora che continua a sedere in panchina si chiama Martin Montoya, ex Barcellona, anche se panchinaro era pure da quelle parti. Eppure Wikipedia ci informa che nel 2012 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1991, stilata da Don Balòn. In questo caso siamo di fronte ad un mistero di non facile soluzione. Sperando che un giorno anche Montoya possa risultare utile alla causa, torniamo ad analizzare questa fase che vede l'Inter in testa insieme alla bellissima Fiorentina, grazie a otto vittorie, tre pareggi ed una sola sconfitta, maturata proprio contro la Viola.
Dopo la sosta l'Inter ospiterà il Frosinone, da non sottovalutare visto che la squadra ciociara è stata capace ad inizio torneo di pareggiare a Torino con la Juventus e poi ci sarà la grande prova della verità al San Paolo di Napoli, il regno di Higuain e del bravissimo Sarri. Se si riuscissero a conquistare almeno quattro punti, la situazione si farebbe “carina”, come disse Mancini nella conferenza di vigilia di Inter-Roma, pensando ad eventuali risultati positivi con le dirette concorrenti per un posto al sole. “Siamo ancora lontani dalla mia idea di gioco e lo scudetto sarà un questione tra Roma e Napoli, noi puntiamo al terzo posto”, ha detto domenica dopo il blitz di Torino il mister, sollecitato sulle prestazioni della squadra. Conscio che di più difficilmente l'Inter riuscirà a fare o abile incantatore di serpenti, il Mancio? Propendo per “la seconda che hai detto”.
Chiusura di editoriale dedicata al signor Samir Handanovic. Molti tifosi interisti non lo ritengono o non lo ritenevano un grande portiere, in linea con la tradizione nerazzurra. Anche il sottoscritto ha avuto qualche perplessità in merito. Ma è ora di dire che se qualche volta può farti arrabbiare, spesso e volentieri Handanovic ti fa vincere le partite. E allora chiediamo scusa e teniamocelo ben stretto un portiere così.