E' Natale, basta polemiche
Ma è davvero il caso di far polemica anche a due giorni dal Natale? Tutti dovremmo essere più buoni, soprattutto con chi ha qualcosa da farsi perdonare. Gli arbitri, per esempio, che nonostante la guida di Collina continuano a macchiarsi di errori macroscopici, come ai vecchi tempi. Ma stavolta, rispetto al passato, nessuna mano oscura li pilota nelle loro pacchianerie. Sono tutte frutto di una scarsa preparazione e, soprattutto, del loro essere uomini, quindi fallaci. Basta dietrologie, ormai il calcio italiano è pulito e bisogna accettare anche situazioni sfavorevoli. Chiaro, a Siena e Atalanta tali situazioni, nell'ultima giornata, non sono andate giù, e hanno pienamente ragione. Ma non è il caso, per questo motivo, di puntare il dito contro chissà quale colpevole al di là della natura umana. Fa parte di essa anche la sudditanza psicologica, terminologia adattata al nostro calcio negli anni Novanta, quando la Juventus portò via all'Inter uno scudetto legittimamente meritato sul campo (stagione 97/98, la prima in Italia di Ronaldo).
Ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e le colpe sono state punite. Capita di vincere con un fuorigioco non fischiato, o con un rigore regalato o negato all'avversario. E spesso ciò accade alle grandi del nostro calcio. Ma il vero problema di questa nuova classe arbitrale (così come dei residui della vecchia) è la mancanza di personalità, quella che induce ad alzare la bandierina nel dubbio anche contro Milan, Juventus e Inter. Ci fosse anche questo ingrediente, ogni domenica registreremmo almeno 4-5 errori in meno. Ma guai a sostenere che la classifica attuale sia frutto delle sviste da parte delle terne: se l'Inter è in vetta, così come lo è ormai da tre stagioni, un motivo ci sarà. Quindi, si pensi a giocare senza attendere il momento in cui il fischietto si attivi nel momento e nel modo sbagliato, al fine di aggrapparsi a una scusa che non ha motivo d'essere. In questo modo anche gli errori non influiranno sui reali valori delle contendenti.