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E' ora di cambiare... mentalità!

di Andrea Bosio

Tre sconfitte in altrettante gare ufficiali. Supercoppa, campionato e Champions hanno palesato in modo inesorabile le difficoltà di una squadra molto lontana dagli standard di rendimento a cui ci aveva abituato negli ultimi anni. Il ruolino di marcia testimonia di un'Inter da considerarsi a tutti gli effetti in crisi.
Una crisi che ha radici lontane e che probabilmente non ha in Gasperini la variabile più importante.
Partiamo col dire che paragonare Benitez a Gasperini è la cosa più sbagliata che in queste ore si può fare. Benitez per colpa del suo integralismo tattico e, soprattutto, per colpa del rapporto pessimo instaurato fin dai primi momenti con squadra e società è stato (mal)sopportato da tutti fino al Mondiale per Club. L'attuale tecnico invece ha avuto il coraggio di cambiare le scelte iniziali sia a Palermo quando ha tolto durante la prima frazione di gioco un irriconoscibile Zarate, sia in Champions quando ha optato per la difesa a 4 con Sneijder nel ruolo di trequartista.
A tal proposito è giusto fare un po' di chiarezza. Gasperini non ha mai detto di voler giocare sempre e soltanto con i tre dietro. Al Genoa, per esempio, ha giocato anche col 4-3-3 o addirittura col 4-4-2. E' perciò ingiusto far passare il mister come uno "yes man" che subisce passivamente gli ordini imposti dal numero uno nerazzurro o dal suo entourage. Ieri Gasp ha voluto giocare in quel modo perché convinto di quella scelta. Si può criticare il gioco ma non il modo in cui sono avvenute le scelte. 
In più, a differenza dell'era Benitez in questo momento lo spogliatoio è compatto e pur vivendo delle difficoltà c'è la volontà di remare tutti nella stessa direzione.
Invece, in queste ore tanti tifosi nerazzurri stano chiedendo a gran voce la testa del tecnico. Partendo dal presupposto che quando un allenatore siede sulla nostra panchina  non è uno sprovveduto e ha nel suo bagaglio la capacità tecnica per stare a certi livelli, solitamente viene fatto scattare l'esonero  quando lo spogliatoio da segni di gran sofferenza nei confronti del mister o quando quest'ultimo dimostra di avere scarso feeling con la società e con l'ambiente in generale che lo circonda. Non essendo questo il caso di Gasperini dobbiamo spostare il mirino su altri obbiettivi.
Innanzitutto la mia impressione è che la squadra (e non solo) stia ancora pagando una sorta di malinconica rassegnazione frutto della partenza di Mourinho. Lo sappiamo tutti che il Vate di Setubal era l'allenatore perfetto sia per l'Inter sia per noi tifosi. Non esiste infatti un'altra tifoseria al mondo con la naturale predisposizione al voler essere "soli contro tutti" come la nostra. L'Inter è squadra di lotta, non di governo. Mourinho questo lo aveva percepito benissimo e lo aveva trasformato in foga agonistica e temperamento d'acciaio che ci ha permesso tutti insieme di superare anche i vari momenti negativi. A tal proposito potrei citare l'impresa col Barcellona sia all'andata che al ritorno o, sempre nell'anno del Triplete il derby di ritorno giocato in inferiorità numerica ma puntando su un agonismo pazzesco che ha distrutto gli avversari.  Con il Dna non si scherza e se andiamo a vedere il passato nerazzurro scopriamo che le vittorie sono sempre arrivate solo e soltanto quando alla guida c'erano dei tecnici molto sanguigni: Herrera, Trapattoni, Mancini e appunto Mourinho. Queste tesi echeggiano nei discorsi tra noi interisti e vengono ripetute a mò di karma da un anno a questa parte. Ma, considerando che non si scorgono all'orizzonte né Mou né tantomeno un suo simile cosa facciamo? Vivremo i prossimi anni sotto questa sorta di perenne "vedovanza"?
Ieri sera addirittura mentre Moratti stava rilasciando un'intervista fuori dallo stadio un gruppetto di tifosi intonava il coro: "Josè Mourinho... la la la la la la...Josè Mourinho...". Cari amici, forse è arrivato il momento di mettere definitivamente da parte l'epopea Mourinhiana e concentrarci sul presente. Ovviamente non può essere questo l'unico problema. Tanti giocatori nuovi e giovani da inserire, una condizione non ancora ottimale, alcuni rebus tattici, il naturale invecchiamento di alcuni che hanno rappresentato in questi meravigliosi anni le fondamenta di tanti successi, la cessione di Eto'o e altre motivazioni di natura tecnica e non solo, devono essere valutate attentamente dallo staff tecnico. Però se l'approccio ai problemi dei giocatori e di noi tifosi mutasse, creeremmo le condizioni necessarie per limitare le varie difficoltà.
Un esempio di cosa riesce a fare la giusta mentalità e l'entusiasmo viene proprio da ieri sera quando il Napoli di Mazzarri strappa un punto d'oro in casa del temibile Manchester City e  noi contemporaneamente perdiamo in casa con i turchi del Trabzonspor. Pur facendo i complimenti all'ottimo Napoli, al quale auguro di giocare altrettanto bene anche domenica sera,  rimango convinto della superiorità della nostra Inter che dovrà però dimostrare di avere ancora quella forza mentale per superare le difficoltà. Nel mentre l'appello che faccio ai tifosi è quello di stare vicino alla squadra e passare un sabato sera sugli spalti del Meazza a sostenere i ragazzi con l'obbiettivo di ottenere tre importantissimi punti.
Con affetto.

BoA


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