È più forte
Il riassunto delle puntate precedenti registra l’attesa per il calciomercato, l’arrivo di Kolarov, le cessioni difficili, il rientro alla base di Nainggolan e Perisic, le parole di Zhang, la conferma di una revisione della spesa nerazzurra votata alla salvaguardia del bilancio, il silenzio di Conte e l’amichevole col Lugano.
Oggi i temi sono l’arrivo di Vidal, le amichevoli con Carrarese e Pisa davanti a 1000 tifosi, le uscite di Candreva e Godin e la reale situazione di Eriksen.
Prima di ogni ragionamento, al netto della crisi planetaria e delle considerazioni sull’effettiva forza nerazzurra, elevata dall’opinione pubblica al livello della Juventus, si deve realmente chiarire se si tratta delle consuete suggestioni precampionato o c’è finalmente una valutazione oggettiva.
Per sgombrare il campo dalle perplessità dovrebbe essere sufficiente dare un’occhiata alla rosa nerazzurra per accorgersi che è più completa in ogni reparto, senza considerare le ulteriori cessioni o l’eventuale sorpresa di un altro acquisto nelle prossime due settimane.
In porta Handanovic e come vice Radu, il quale dopo le esperienze a Genova e Avellino, deve confermare le sue attitudini.
In difesa l’innesto di Kolarov, l’ormai certo addio di Godin che ha comprensibilmente lasciato perplessa gran parte della tifoseria ma anche la conferma di Skriniar, che sembrava destinato alla cessione dolorosa. De Vrij titolare inamovibile, D’Ambrosio, Bastoni e il lancio di un altro giovane come Pirola, in attesa di capire il futuro di Ranocchia. Oggi è un reparto che ha molte alternative, su tutte quelle fisiche ma manca un giocatore capace di giocare palla a terra con qualità e non abbia imbarazzi nei momenti in cui l’Inter subisce il pressing avversario. La scorsa stagione spesso si provavano brividi quando il pallone ballava pericolosamente tra i piedi dei difensori e si sceglieva l’opzione Handanovic che controllava la sfera vicino alla riga della porta.
A centrocampo c’è una varietà di soluzioni inusitate. Il reparto più fragile è stato rinforzato con due scommesse, una grande prospettiva e una speranza.
Salutato Borja Valero, restituito Biraghi, messo in purgatorio Asamoah, Vecino e imbastito trattative per cedere Candreva, è arrivato uno dei migliori esterni che si potesse desiderare. Hakimi infatti è un grande acquisto reclamizzato troppo poco e garantisce una titolarità con pochi eguali. Vidal è un giocatore versatile, capace di fare il mediano e il trequartista, di difendere e attaccare, convivendo con centrocampisti dalle caratteristiche tecniche più variegate, Ashley Young ha confermato nella mezza stagione giocata in nerazzurro, di essere in grado di gestire la fascia di competenza in modo più che accettabile. Nainggolan è un’alternativa di lusso ma bisogna vedere quanto abbia voglia di fare il professionista, Perisic, come il belga, è un'altra scommessa resa necessaria dalla spending review ma la sua forza affettiva è indiscutibile.
Il problema è la collocazione, perché Conte non sembra certo se sistemarlo come quinto di centrocampo o quarto/quinto attaccante.
Barella è ormai una certezza (deve imparare a non farsi ammonire subito, ad essere meno irruento, infortunandosi troppo facilmente), Sensi è invece come un nuovo acquisto, considerando che l’Inter non lo ha avuto a disposizione per quasi tutta la stagione.
Brozovic, per una volta sembra quasi di troppo, al punto da non essere più considerato un titolare, Agoumé è al suo secondo anno con la maglia dell’Inter e ci si aspetta una crescita. Dalbert per ora resta. Per ora.
Manca Eriksen, la cui capacità di leggere il gioco, aprire gli spazi, verticalizzare, provare il tiro dalla distanza e mostrare il suo repertorio è direttamente conseguente al modulo e alla convivenza con Brozovic, Vidal e Sensi ma si sono accorti tutti di quanto potenziale sia innescato e pronto ad essere messo al servizio della squadra.
L’attacco è quello dello scorso anno, senza più le sirene del Barcellona per Lautaro ma con la strana situazione di un contratto che per ora resta ben al di sotto di quello che ci si aspetta per l’argentino, al punto che Pinamonti, la quarta punta, prende molto più di lui.
Sanchez è un altro che è mancato per gran parte della scorsa stagione ed è una carta speciale.
Antonio Conte, pur essendo ai minimi storici con Marotta, per motivazioni interne, legate a principi di cui si è discusso ben prima (ma anche durante) l’incontro di Villa Bellini, ha una rosa che è più vicina alle sue corde. Come tutti, non ha avuto tutto quello che sperava ma è difficile che oggi possa permettersi di fare uscite come quelle dell’anno precedente.
Il suo silenzio, figlio delle tensioni con una parte della dirigenza che non possono risolversi come in un happy end americano in un solo mese, è una preoccupazione che deve essere bravo nel rendere l’aspetto meno importante. Ha una rosa importante, ha molte meno attenuanti e ha il dovere di provare a vincere. Se dovesse accadere potrebbero persino risolversi i suoi problemi personali con i dirigenti.
Amala.
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