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"Fermati un attimo". Il problema Lautaro va risolto

di Alessandro Cavasinni

"Fermati un attimo all'automatico, almeno a piedi non ci lascerà in questa città". Cantavano così gli 883. Anzi, cantano: la serie tv ha generato un'incredibile spirale tra malinconia e dolcezza per i bei tempi andati. 

"Fermati un attimo" potrebbe essere anche l'esortazione di molti verso Lautaro Martinez, che ieri sera ha partecipato alla cerimonia del Pallone d'Oro, premio carico di banalità, lustrini e sponsor. Quanto ci interessa il Pallone d'Oro? Zero. Ci interessa il campo, soprattutto quello di questa stagione. E il Lautaro di oggi è lontano parente di quello del 23/24. Il Toro è lento, macchinoso, ingolfato. In una parola: problema.

È un problema perché è la stella della squadra, è il bomber principale, è il capitano e portabandiera. È il leader e sta soffrendo. No, non è questione di attitudine o di voglia: il numero 10 argentino ce la mette sempre tutta, si danna, si fa in quattro, corre ovunque e va pure in pressing forsennato invece di disperarsi per un gol mancato di pochissimo (il tackle su Kalulu dopo la palla a fil di palo la dice lunga sulla sua tempra). Purtroppo, la forma è scarsa.

La cavalcata stellata di un anno fa passò molto dal contributo dell'ex Racing. Via Dzeko, via Lukaku e con Thuram appena arrivato, il grosso dell'attacco poggiava sulle sue spalle e lui si è caricato volentieri questo peso, conducendo la squadra alla seconda stella. Se oggi l'Inter ha difficoltà in parte è anche per il rendimento scadente del suo totem. Coppa America, vacanze tagliate, già due viaggi intercontinentali per rispondere alle convocazioni dell'Argentina: Lauti non si è mai allenato con continuità e i (magri) risultati si vedono. Ora è venuto il momento di stoppare questo circolo vizioso, sennò non se ne esce.

Lautaro deve avere la forza di dire "no" a Scaloni, di restare a Milano ad allenarsi in quelle due settimane scarse tra Inter-Napoli e Verona-Inter. Lo deve fare perché al 40% non serve a nessuno, né a Inzaghi né a Scaloni. Ma se l'Argentina può farne a meno, l'Inter no.

Fermati un attimo ad Appiano, almeno a piedi non ci lascerà in questa stagione.


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