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Filosofia coraggiosa e idee brillanti, ma in Italia serve anche un'altra arma

di Francesco Fontana

Con estrema sincerità dico che sono legato a Roberto Mancini, sia per l'allenatore che è stato e che è tuttora, sia per la persona. Disponibile con noi giornalisti, educato e con la battuta pronta che rendevano le sue conferenze stampa e le sue interviste dinamiche, serie e divertenti allo stesso tempo (eccezion fatta per l'ultimissimo periodo, quando il mister non si sbottonava sulla maggior parte degli argomenti, poi tutti hanno capito il vero motivo).

Premesso ciò, con altrettanta franchezza e onestà ammetto che Frank de Boer mi piace come tecnico. Studiandolo prima del suo arrivo all'Inter, e ancor di più ora, ho constatato idee brillanti, una filosofia di gioco importante, predisposta allo spettacolo, e parecchio coraggio nel prendere certe decisioni. Tanto di campo (vedi la sostituzione di Geoffrey Kondogbia contro il Bologna e la successiva spiegazione, netta e senza tanti giri di parole), quanto esterne. E il riferimento va ovviamente alla querelle Marcelo Brozovic. Niente da eccepire su entrambe le situazioni. Bravo, mister.

Al momento non può essere considerato come un allenatore di primissimo livello, semplicemente per ragioni di età. Parliamo di un classe '70 che nel calcio dei 'grandi' ha allenato solo l'Ajax in Eredivisie e che quindi ha ancora tutta una carriera davanti. E senza dubbio l'Inter rappresenta per lui la prima, grandissima opportunità. Forse un po' inaspettata, sicuramente quella della vita e da non sbagliare. FdB ha tutto per diventare un top coach, ne sono sicuro, ma non dovrà fallire l'occasione nerazzurra.

Motivi? Molteplici. La credibilità, il futuro appeal, le soluzioni post-Inter quando andrà via. Non scoprirei ovviamente l'acqua calda se affermassi che, con un ottimo lavoro svolto ad Appiano Gentile, le chiamate si sprecherebbero. Al contrario, invece, difficile puntare a un'altra panchina così prestigiosa e tanto ambita. Insomma, per lui e per tutto l'ambiente sarà vitale non fallire e raggiungere il terzo posto Champions League. Un traguardo a cui questa squadra deve puntare con assoluta decisione e che può certamente raggiungere. Il livello della rosa spiega proprio questo.

E per riuscirci, oltre a inserire le idee sopraccitate, svilupparle e migliorarle nel tempo fino ad arrivare all'obiettivo tecnico-tattico finale, il mister dovrà a parer mio anche sapersi adattare al nostro calcio. Probabilmente il peggiore, per difficoltà, per i tecnici stranieri che devono confrontarsi con la scuola italiana, formata da allenatori preparatissimi in grado di battere anche le solite e ben note big. Adattarsi, quindi. Non nella maggior parte delle situazioni, questo ovvio (parliamo di determinate partite contro avversari ben precisi), ma in alcune certamente, anche all'interno della stessa gara. Mi spiego meglio.

Nella conferenza stampa post-match di Roma-Inter è stata posta all'olandese una domanda ben precisa: "Pensa che la sua filosofia di gioco, predisposta al possesso-palla, possa essere vincente anche in Italia dove si pensa prima a non subire gol?". Questa la replica: "Penso proprio di sì. Anzi, sicuramente. Sono convinto che quando cambieremo qualcosa e riusciremo a risolvere alcuni problemi vinceremo più partite".

Poi microfono al sottoscritto: "Tatticamente parlando, ama mantenere alto il baricentro: non crede sia un po' rischioso, considerando le difficoltà della squadra in fase difensiva?". Risposta: "Sì, ma noi vogliamo pressare alto e giocare in questo modo. Così facendo possiamo creare molte più occasioni da gol. Inoltre sono sicuro che miglioreremo con il tempo e con tanto lavoro".

Come già detto, idee brillanti e una filosofia da grande tecnico e squadra top, ma in Italia non sempre si può ragionare così. Contro gli uomini di Luciano Spalletti giocare alto cercando di fare la partita e mettere all'angolo l'avversario non è stato possibile, e le difficoltà sono state molteplici (è sufficiente contare le occasioni da gol create dalla Roma, squadra dai valori tecnici importanti).

Sarebbe a parer mio servito predisporsi più bassi, attendere maggiormente e ripartire anche (se non soprattutto) in contropiede. Contro avversari molto forti è giusto comportarsi anche in questo modo, e non sarebbe sicuramente uno smacco (la storia nerazzurra spiega che tanti gruppi vincenti erano proprio di questa natura tattica). Questo sarebbe in controtendenza rispetto alle idee di De Boer, ma in Italia conta soprattutto il risultato. Qui nessuno ha pazienza.

Vero, spesso le squadre italiane hanno fatto brutte figure in campo europeo così comportandosi, ma nella nostra Serie A - piaccia o meno - va così. Questa la mia personalissima e criticabile opinione. Se FdB riuscisse quindi a inserire anche questa piccola-grande caratteristica nel suo bagaglio tecnico-tattico (al momento rivolto soprattutto al dominio del gioco e al totale palleggio), secondo me avremmo un allenatore non solo più completo, ma con molte più possibilità di far bene in Italia. Il futuro dell'Inter, ma soprattutto il suo, passa anche da qui. Da questa arma talvolta efficace e vincente.


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