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Fine della telenovela argentina?

di Stefano Bertocchi

Venerdì 30 agosto 2024, ore 23.59. Sono il giorno e l'ora in cui suonerà il gong e si abbasserà ufficialmente il sipario sulla sessione estiva di calciomercato. Finalmente si riprenderà a parlare di campo, di analisi tattiche, di giocate, ma pure di decisioni arbitrali, di VAR e di polemiche. Anche se, a dire la verità, di calcio giocato si parlerà pure nelle ultime ore di trattative, visto che quella sera proprio l'Inter sarà impegna a San Siro per sfidare l'Atalanta nella terza giornata di campionato che anticiperà la sosta per le Nazionali. Ma tra gli argomenti da trend topic ci saranno inevitabilmente anche gli ultimi colpi last minute che continueranno ad alimentare un controsenso che va avanti ormai da anni. 

È assurdo che si giochi mentre il mercato è ancora aperto e continua a creare turbolenze in più di una squadra tra esuberi, fuori rosa, allenamenti individuali, trattative chiuse o saltate. Tanti addetti ai lavori hanno evidenziato il disagio nelle ultime settimane: dagli amministratori delegati ai direttori sportivi, fino ad arrivare agli organi calcistici come la FIGC, che proprio ieri ha ribadito la sua contrarietà al fatto che le prime giornate di campionato si giochino con il mercato aperto. "Prossimamente avrò delle riunioni in UEFA e cercherò di coinvolgere i miei colleghi di altre federazioni per intraprendere un percorso condiviso, che possa dare stabilità alla partenza delle competizioni sportive", ha assicurato il presidente Gabriele Gravina. 

Intanto, nella speranza che le cose cambino, il presente è questo: si gioca e il mercato resta aperto. E quindi spuntano come funghi giocatori messi ai margini e che si allenano in solitaria (vedi Federico Chiesa alla Continassa), altri che presentano certificati medici in attesa di un via libera (vedi Teun Koopmeiners nelle ultime ore trascorse a Bergamo), altri che non giocano perché incrociano subito la loro ex squadra (vedi Raoul Bellanova in Torino-Atalanta) ed altri ancora che viaggiano dall'altra parte del mondo per sostenere delle visite mediche e salutare i - potenziali - nuovi tifosi senza che però ci sia ancora un accordo totale tra tutte le parti coinvolte.

Quest'ultimo è il caso che vede come protagonista Tomas Palacios, imbarcato su un aereo che dalla lontana Buenos Aires è atterrato a Malpensa, ma anche l'Inter e - soprattutto - l'Independiente Rivadavia e il Talleres. E buttiamo nel calderone anche le percentuali, i riscatti, le commissioni. Nel pomeriggio di ieri, mentre il diretto interessato attendeva solo l'ok per mettere la firma e indossare la sua nuova maglia, Daniel Vila (il presidente del club di Mendoza), rompeva il silenzio riferendo che proprio in giornata si sarebbe definita la trattativa e si sarebbe capito se Palacios sarebbe andato all'Inter o tornato all'Independiente.

Il club nerazzurro aveva fatto quello che doveva, i due club sudamericani no. Sperando, chissà, di scalare la Top 10 delle più avvincenti telenovelas argentine. Alla fine tutto - stando alle ultime informazioni che rimbalzano dall’Argentina - la quadra definitiva pare sia stata trovata, ma dopo quella che un anno fa è passata alle cronache come la 'questione Samardzic' si è corso ancora una volta il serio rischio di ascoltare un'altra barzelletta. Che anche stavolta non avrebbe fatto ridere. In attesa di firme e annunci. 


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