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Grande Inter. Ma perché non gioca sempre così?

di Lapo De Carlo

L’Inter è tornata a vincere una grande partita, con l’atteggiamento giusto, rabbia in corpo e concentrazione fino al 97°, tornando al terzo posto e allontanando gli spettri di una rimonta romana. E’ un tipo di successo che tira fuori l’orgoglio dei tifosi e rimette magicamente a posto un clima di guerra fredda, dentro e fuori dal club. C’era bisogno di un successo di questa portata, capace di rimettere in circolo autostima e colla per un gruppo clamorosamente disunito tutta la stagione. Partita intensa fin dal primo minuto. Nel primo tempo l’Inter tira fuori quel genere di carattere che centellina in rari casi e corre a perdifiato dietro ad ogni pallone, tenendo il baricentro alto, in costante pressing sui portatori di palla rossoneri. Il gol di Vecino agevola la partita, un’azione perfettamente congegnata ed esecuzione materiale di Vecino che realizza il suo secondo gol stagionale. La squadra convince e in ben due occasioni va vicina al raddoppio che potrebbe chiudere la faccenda ma Vecino spreca un’occasione alla mezz'ora e Skriniar di testa manda la palla all’esterno della porta difesa da Donnarumma. Anche il Milan ha due occasioni, la più importante con Calhanoglu che costringe Handanovic ad una parata importante. L’Inter spende tanto, distribuisce generosamente le sue energie e si teme che nel secondo tempo la squadra patisca lo sforzo.

Nel secondo tempo invece Spalletti lascia intatte le intenzioni e chiede lo stesso tipo di approccio. L’Inter infatti tiene alto il pressing, va in raddoppio di marcatura e i centrocampisti saltano spesso l’uomo con iniziative che creano la superiorità. Il gol di De Vrij su cross di Politano, dopo soli sei minuti della ripresa è la logica conseguenza di una personalità conservata e una squadra che si aiuta. Pochi minuti dopo tuttavia, il Milan accorcia grazie a Bakayoko che beffa Gagliardini e la gara diventa più che complicata, con San Siro a soffiare verso la squadra di Gattuso e lo stadio a gonfiarsi di una rinnovata speranza di rimonta. L’Inter invece regge l’urto e tenta di accorciare i reparti, puntando sulle ripartenze e un maggior possesso palla. Dieci minuti più tardi arriva un’altra preziosa iniziativa di Politano che si accentra dalla destra, Castillejo lo stende, Guida cade a terra ma si rialza proprio per indicare goffamente il calcio di rigore. Richiamato dal Var va a verificare ma il tocco c’è e il rigore lo batte un Lautaro Martinez sempre più centrato nel ruolo di leader e uomo squadra. Lo stesso Spalletti, che lo aveva relegato in panchina quasi tutta la stagione, si convince che il ragazzo è maturo e completo.

L’Inter pensa di avere la partita in pugno e cinque minuti più tardi si perde nel suo entusiasmo, lasciando che arrivi un cross in area senza alcuna marcatura e permettendo a Musacchio di colpire in area indisturbato. Da quel momento la squadra riprende concentrazione e l’ingresso di Borja Valero rimette ordine. Nel finale Guida espelle Conti dopo un intervento a gamba tesa su Lautaro Martinez, ma poi lo grazia dopo aver visionato il fallo al Var e la decisione lascia parecchi dubbi. L’espulsione di Spalletti per proteste è sconcertante perché in certi casi il buon senso dovrebbe dettare all’arbitro quando intervenire o sorvolare e invece Guida decide di entrare nella partita lasciando il suo segno. Nel finale D’Ambrosio salva il risultato con un intervento in scivolata su tiro a botta sicura di Cutrone e la squadra può tornare a gioire per una partita tanto significativa, prima della sosta per la nazionale.

Perciò la domanda, banale e consapevole di tutti i significati che vi sono dentro uno spogliatoio tanto disarmonico come quello di quest’anno, è perché a prescindere questi giocatori non entrino sempre in campo con questa rabbia, considerando che non hanno certo la pancia piena. Solo pochi giorni fa la squadra ha giocato una partita orrenda con l’Eintracht e questa stagione è stata sciupata per vicende personali di cui sono responsabili troppe persone. L’Inter è stata messa dietro all’orgoglio e a motivazioni infantili che hanno portato ad un mancato consolidamento. Eliminata da tutto e appesa al posto in Champions, questa squadra ci ricorda che aveva un potenziale grazie al quale avrebbe potuto fare una stagione magnifica, sprecata masochisticamente. L’Inter ha vinto il derby un’altra volta ma deve vincere anche con la Lazio, la Roma e togliersi la soddisfazione di sconfiggere la Juventus in casa. Questo club è nato per vincere e non solo per accontentarsi di vincere qualche battaglia e ottenere un piazzamento. In queste due settimane l’Inter lavori per il futuro e quelli che vogliono restare giochino tutte le prossime partite con questa voglia. I conti alla fine saranno più facili da fare. Amala.

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