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Ha vinto il popolo, viva il popolo! Ma i problemi (enormi) sono ancora lì

di Fabio Costantino

Tutto è bene ciò che finisce bene. Il popolo l'ha spuntata, alcuni tifosi hanno ottenuto persino delle scuse. E non è poca roba. La Uefa ha vinto rapidamente la sua battaglia, un'autentica sommossa per soffocare il tentativo di golpe e ristabilire la propria autorevolezza mostrando i muscoli. Della Super League non restano che le intenzioni e un sito internet che andrebbe oscurato prima possibile. Ma soprattutto la pessima figura di chi ha organizzato questo colpo di stato e di chi, dopo aver aderito, 'se l'è fatta addosso', per usare un eufemismo. In 48 ore il tentativo di stravolgere il calcio è fallito miseramente, con la fuga delle inglesi (la Brexit è ormai una filosofia di vita) e le 'dimissioni' semi-ufficiali dell'Inter, non più interessata a partecipare al progetto visti gli aggiornamenti da Oltre Manica. Ed è così che inevitabilmente dal quartier generale della ESL è arrivata la comunicazione della deposizione delle armi, con buona pace di Florentino e Agnelli che avevano eretto un palazzo sulla carta solidissimo, ma senza rispettare le minime norme anti-sismiche. E il terremoto provocato dal basso, alimentato dalla retorica e scatenato dai vertici del calcio internazionale ha demolito tutto.

Progetto sospeso, ad oggi. Perché cancellarlo e fingere che non sia mai successo sarebbe utopistico. Oltre che deleterio per chi lo ha avviato e chi vi ha aderito. Perché al netto dell'onta al concetto di sport esternata dai più, anche da coloro che ricevono lauti stipendi dai club in crisi economica e non vogliono rinunciarvi, la base su cui è stata fondata l'iniziativa è reale e drammaticamente concreta. I 12 club in questione hanno dei conti in profondo rosso, la pandemia ovviamente ha colpito coloro che registrano costi di gestione esorbitanti, neanche avvicinabili ai recenti ricavi. C'era e c'è tutt'ora bisogno di nuove fonti di guadagno per ovviare a una situazione complicata, che con effetto piramidale può ritorcersi anche sulle realtà minori che tanto hanno difeso il loro diritto a poter vincere titoli (che non esercitano da decenni, va aggiunto). La Super League non poteva essere la soluzione a tutti i mali, anche concettualmente definirsi a numero aperto con soli 5 posti assegnabili è una forzatura. Ma è altrettanto vero che gli aderenti sono il cuore dello spettacolo di cui tifosi e Uefa/Fifa si nutrono costantemente. Per questo vanno protetti e aiutati. L'auspicio è che dietro a questa retromarcia repentina non ci sia solo la paura di incappare in sanzioni, ma l'apertura delle istituzioni del calcio a un dialogo costruttivo con i ribelli, per comprendere le loro motivazioni e provare ad andare loro incontro. Perché se anche non uscissero dal sistema creandosene uno ad hoc, rimanendo nella felice e mai contraddittoria (sarcasmo) famiglia di Ceferin e Infantino, i problemi non verrebbero risolti e il loro danno ad personam si ritorcerebbe poi sullo spettacolo che si cerca tanto di proteggere e migliorare.

Se la Uefa davvero stesse lavorando su un finanziamento per aumentare il volume di affari e migliorare la distribuzione dei danari, sarebbe un passo significativo verso i dissidenti e le loro preoccupazioni. Il calcio è di tutti, ma ormai è anche show business e gli interessi dei principali stakeholder vanno preservati. Altrimenti la morte dei club principali o delle loro ambizioni sarebbe dietro l'angolo, non (solo) per colpa loro. Niente rappresaglie, dunque, ma dialogo costruttivo. E testa alla partita di stasera, perché l'Inter gioca a La Spezia con l'intento di chiudere definitivamente il discorso campionato. Perché se è vero che tutti hanno il diritto di sognare, è altrettanto giusto che vinca chi merita sul campo.


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Domenica 15 dicembre