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I copia-incolla di Moratti

di Alessandro Cavasinni

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Così si diceva una volta, così si potrebbe dire ancora. Si potrebbe dire guardando le ultime due stagioni interiste, due stagioni in fotocopia. E, se possibile, quest'anno l'andazzo è peggiorato. L'anno scorso si partì con una rivoluzione tecnica: addio di Mourinho e arrivo di Benitez. Un insegnante di calcio lo spagnolo, che mal si amalgama con il gruppo di giocatori ad Appiano. Arrivano due titoli, più eredità dell'anno del Triplete che parti della stagione neonata. Stessa cosa quest'anno: rivoluzione con Gasperini, ma il Mondiale non c'è e la Supercoppa italiana va subito ai cugini. Esperimenti che portano a un mercato low-cost, in disaccordo con l'allenatore di turno, e che presto verranno accantonati per lasciar spazio a gestori di spogliatoio.

Lo scorso anno fu Leonardo, quest'anno è Ranieri. Gente di spessore umano, in grado di gestire campioni: si punta più sull'apporto psicologico che su quello tattico. Leonardo, alla fine, porta a casa una Coppa Italia, Ranieri non potrà fare altrettanto. Anche perché se lo scorso anno la squadra del Triplete rimase intatta, con la sola cessione di Balotelli, quest'anno sono partiti prima Eto'o, poi Motta. Chiedere i miracoli al tecnico di Testaccio sarebbe fuori luogo.

Due stagioni simili, si diceva, e simili sono state le settimane terribili che hanno spezzato i sogni di rimonta e riportato tutti con i piedi per terra. A Leo furono fatali derby, Schalke e Parma. Ranieri, curiosamente, ha scavallato con brillantezza gli impegni sia con i cugini che con i ducali, ma ha chinato il capo dinanzi a Napoli, Lecce e Roma. Con un Eto'o in più, e con tutto il gruppo con un anno in meno, Leo arrivò ai quarti di Champions; senza il camerunese, e senza l'oriundo volato a Parigi, vedremo se il buon Claudio riuscirà a fare altrettanto. Evidente che si va verso gli zeru tituli dopo anni di grasse vittorie.

Tanti i fattori in comune tra le stagioni, quasi imbarazzante il dato oggettivo. Partono campioni, arrivano giovanotti ancora non affermati; vengono scelti tecnici in estate che poi non arriveranno salvi a gennaio. E chi arriva a gennaio sulla panchina, lo fa consapevole di dover probabilmente andare via nel giugno successivo. Fossimo degli informatici, chiameremmo l'Inter stagione 2010/11 e quella 2011/2012 un copia-incolla. Ben riuscito, non v'è dubbio alcuno. Ma il bluff è stato smascherato. Tana.


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