I giganti son desti
Lo scorso 30 agosto, il giorno del sorteggio dei gironi di Champions League, da Londra, sponda Tottenham, Eric Dier, uno dei giocatori della formazione di Mauricio Pochettino, per presentare una delle prossime avversarie nel gruppo B della manifestazione usò questa definizione: “Inter Milan have been like asleep giants during these years”, una frase abbastanza semplice da tradurre e che rende perfettamente il senso anche in italiano: “L’Inter è stata come un gigante addormentato durante questi anni”. Definizione curiosa, anche simpatica volendo, che bene rende l’idea: i nerazzurri in quel momento tornavano a sedersi sul palco dei grandi d’Europa dopo sei anni di assenza più o meno ingiustificata, soprattutto dopo nemmeno troppi anni essere riuscita nella clamorosa impresa di centrare il ‘treble’, per dirla alla maniera dei sudditi di Sua Maestà, salvo poi piombare in un sonno profondissimo dal quale si è ridestata lo scorso 20 maggio col bacio, pardon, col colpo di testa di Matias Vecino all’Olimpico.
Già, quel Matias Vecino che qualche settimana dopo la sveglia, e anche bella potente, la diede proprio al Tottenham, firmando probabilmente la serata più epica, spasmodica ed elettrizzante della storia recente del club nerazzurro. Quella sera, un’Inter dall’inizio di stagione clamorosamente balbettante affrontava la sua prima tappa del cammino europeo, e sembrava già condannata al patibolo specie dopo il vantaggio degli Spurs trovato in maniera rocambolesca da Christian Eriksen. Fino a quel finale pazzesco, alla volée capolavoro di Mauro Icardi al suo primo gol in Champions e a quel salto fatato del Mate, che inzuccò sulla torre di Stefan de Vrij, lasciò Michel Vorm di sasso e mise a serissimo rischio le fondamenta di un San Siro che definire ribollente di gioia in quell’istante infinito è davvero poco, tra tifosi, giocatori e persino addetti ai lavori che non si fecero troppe remore nel condividere l’emozione del momento in diretta inneggiando con tutto il fiato a disposizione alla ‘garra charrua’. In barba anche a certi moralisti a comodo.
“L’ha ripresa Vecino” non solo divenne un mantra tra i tifosi, ma soprattutto fu la scintilla che fece svoltare la stagione dell’Inter, che da quel momento in avanti non sbagliò praticamente più nulla, a parte due scivoloni di cui uno al Camp Nou onestamente preventivabile, l’altro a Bergamo francamente pesante ma comunque subito messo in archivio con la bella prova col Frosinone, e che ora si trova in una posizione tutto sommato comoda in campionato e con la possibilità, questa sera, di chiudere il discorso qualificazione agli ottavi di Champions. Per converso, quella botta ebbe l’effetto di intontire gli speroni, soprattutto in ambito continentale: battuti dal Barcellona e fermati sul pari ad Eindhoven dal Psv, fino a due minuti dalla fine del match di Wembley contro gli olandesi i biancoblu erano con un piede e mezzo fuori dal discorso passaggio del turno, riacciuffato davvero per i capelli con un guizzo del bomber Harry Kane, aiutato dall’ex interista Trent Sainsbury, che è valso la vittoria finale e la riapertura di una porticina per la speranza.
Il Tottenham arriva alla gara di questa sera con un solo obbligo, quello di vincere. E vincere potrebbe anche non bastare agli uomini di Pochettino, perché se l’Inter dovesse essere abile nel segnare almeno due gol e contenere a uno lo scarto finale, allora avrebbe dalla sua il vantaggio dei gol segnati negli scontri diretti che farebbe la differenza e darebbe al gruppo di Luciano Spalletti la certezza del visto per la fase a eliminazione diretta (in caso di arrivo a pari punti). Ma una carta gli Spurs hanno in mano e una carta intendono giocarsi nel miglior modo possibile. Forti anche del fatto che, un po’ come avvenuto all’Inter, quella vittoria ripresa negli ultimi istanti di gara ha dato una nuova carica a Dele Alli e compagni, che nonostante il problema infortuni continui a ripresentarsi in maniera intermittente, hanno ripreso anche a sciorinare il bel gioco della primissima parte di stagione. Chiedere per informazione a Maurizio Sarri il cui Chelsea si sta presumibilmente leccando ancora le ferite della suonata in fa maggiore rimediata sabato a Wembley.
Se per gli avversari sarà forse l’unico match point, per l’Inter la gara di stasera rappresenta il primo di due appuntamenti per ottenere il biglietto per gli ottavi di finale. Sicuramente, però, questo è il passaggio fondamentale, perché il risultato di Wembley farà tutta la differenza negli ultimi 90 minuti di gioco tra l’essere tranquillamente tra le prime 16 squadre d’Europa e il veder complicarsi maledettamente tutto il discorso, con la gara contro il Psv da affrontare cercando la vittoria e tenendo un orecchio irrimediabilmente teso a quanto accadrà al Camp Nou, pregando che il Barcellona faccia… il Barcellona e non ceda al rilassamento derivante dalla qualificazione già in tasca. D’accordo che la storia dell’Inter è fatta di mille emozioni e di imprese centrate nei modi e nei tempi meno attesi, ma se per una volta si evitasse di tenere i tifosi sulle spine fino all’ultimo, specie avendone la piena possibilità, non sarebbe poi una cosa così malvagia.
Lo sanno bene, comunque, i giocatori; sanno che pensare di potersi accontentare rischia di provocare effetti collaterali tremendi e quindi l’unico obiettivo è quello di andare in campo cercando di ottenere il bottino pieno come ha evidenziato Ivan Perisic nella conferenza stampa della vigilia. E indubbiamente lo sa anche Luciano Spalletti, che parla di gara che mette in palio la storia ma soprattutto non vuole sentire parlare di vantaggi o di due risultati su tre e chiede sostanzialmente ai suoi di affrontare la gara come se fosse uno scontro diretto, senza domani, del tipo, ‘do or die baby’, perché nulla è concesso e tutto va sudato.
L’Inter arriva alla grande sfida conscia di dover avere il meno timore possibile ma al tempo stesso tenendo gli occhi bene aperti su tutto. In primis, sul fattore campo: inteso non tanto come atmosfera incandescente sugli spalti, visto che i tifosi del Tottenham, che restano lì ad attendere con infinita pazienza di poter prendere posto nell’avveniristico White Hart Lane 2.0, continuano a vivere con disagio la spola fino a Wembley, impianto che non riesce a entrare nel loro cuore e che quindi rimane sempre piuttosto tiepido; quanto piuttosto al campo in sé, al terreno di gioco ancora malconcio che ha sollevato anche il pesante disappunto dell’Uefa per le condizioni, che non saranno magari quelle di un prato che ha appena vissuto la traversata di un’orda di unni ma sulle quali lo stesso Spalletti ha avanzato delle riserve. E se è vero che questa situazione vale per l’una come per l’altra squadra, tutti abbiamo visto come l’Inter soffra terribilmente nello sviluppare le proprie trame di gioco in presenza di terreni accidentati.
Ma dovrà in primis stare attenta al Tottenham, quell’avversario che, come l’Inter dopo l’andata, appare ora lui il gigante risvegliato dal torpore. Una sfida tra grossi calibri, con l’obiettivo di non cascare nuovamente in un sonno che, arrivati a questo punto, potrebbe non avere effetti proprio ristoratori.
VIDEO - LE SCELTE DI SPALLETTI PER TOTTENHAM-INTER E TUTTE LE COMBINAZIONI PER LA QUALIFICAZIONE!