I media, Capello e l'accanimento anti-Inter: cui prodest?
La stagione volge al termine e finora non c'è nessuna big italiana che possa ritenersi completamente soddisfatta. Non può farlo la Juventus, che ha fallito il grande obiettivo europeo e che, rispetto agli anni scorsi, ha pure mancato il successo in Coppa Italia. Non può farlo il Napoli, che con Ancelotti in panchina aspirava certamente a qualcosa di più della conferma del secondo posto in Serie A, specialmente guardando alle coppe. Non può farlo l'Inter che, nonostante l'attuale terzo posto, proprio come il Napoli sperava in un percorso più duraturo in Europa. E non possono farlo nemmeno Milan e Lazio, deludenti per motivi diversi ed entrambe in attesa dell'esito finale della coppa nazionale. Senza dimenticare la Roma, la più negativa fra tutte. Insomma, a guardare bene, c'è poco da sorridere. Al massimo ci sarà chi avrà portato a casa il compitino, perché anche alzare la Coppa Italia difficilmente significherebbe andare oltre la sufficienza.
In tal senso, fa riflettere l'osservazione di Fabio Capello, che qualche giorno fa ha così sentenziato: "La mia principale delusione è stata l'Inter: mi sembrava l'anti-Juve, ho sbagliato. Si è persa per strada. Sul Napoli discorso diverso. Ha cambiato tecnico e Ancelotti ha cercato di modificare qualcosa, ma l’eliminazione dalla Champions ha lasciato il segno". E questo è solo un esempio di quanto spesso si legge sui giornali o si ascolta in tv. Perché questo accanimento? Perché spesso e volentieri il messaggio che viene veicolato è sempre anti-Inter? Passi l'uomo del bar, passi il tifoso distratto, ma chi è del mestiere non dovrebbe forse utilizzare maggior accuratezza nel giudicare un'intera stagione?
Qualora l'Inter dovesse centrare la conferma in Champions, sicuramente avrebbe raggiunto l'obiettivo principale. È chiaro che le eliminazioni dalle coppe e l'ampio margine dalla vetta non possano soddisfare dalle parti di Appiano Gentile, ma è altrettanto vero che – come ha spiegato Carlo Ancelotti – non è corretto parametrare il percorso in campionato in base alla Juventus, che ha fatto un torneo a parte. L'Inter, per ora, è terza. Dopo il quarto posto dell'anno passato e le macerie di quelli ancora precedenti, sarebbe oggettivamente un passo avanti. E poi andrebbero analizzati a dovere anche i modi con i quali la squadra di Luciano Spalletti è stata estromessa dalle coppe. Fuori in Champions soltanto per la regola dei gol fuori casa (peraltro nel girone più difficile della competizione); fuori dall'Europa League con la frustrazione di non poter mandare in campo una squadra accettabile (faticando ad arrivare a 11 effettivi nel ritorno con l'Eintracht manco fosse il calcetto del giovedì); fuori dalla Coppa Italia ai calci di rigore.
Si sarebbe potuto fare di più a livello generale? Certamente. Si sarebbe potuto prevedere un momento di crisi? Sì. Si sarebbe potuto operare diversamente sul mercato per ovviare a qualche assenza chiave? Forse. Detto questo, non bisogna perdere di vista la realtà. E la realtà ci dice che lo scudetto era una chimera, un trofeo europeo altrettanto. Obiettivi ragionevolmente fuori portata per la squadra attuale. Un rammarico vero potrebbe essere la Coppa Italia, ma uscire ai rigori contro la Lazio in un periodo opaco ci sta, non sembra essere un peccato mortale (anche considerando le modalità delle eliminazioni di Juve, Napoli e Roma, prese a sberle da Atalanta, Milan e Fiorentina).
E allora, concretamente, di cosa è accusata l'Inter? Fatichiamo a capirlo. Per queste ragioni, dietro alle continue critiche, scorgiamo miopia e, appunto, anche un certo accanimento. Quasi una consuetudine. Una moda. Cui prodest?
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