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I miei cori per Mancio

di Filippo Tramontana

Arriviamo da una settimana piena di emozioni. La vittoria contro la Sampdoria finalmente ci ha dato un po’ di ossigeno e qualche piccolo motivo di tenere accesa la speranza per la qualificazione in Champions. Tre gol, l’ormai classico scivolone dei minuti finali (questa volta per fortuna ininfluente…) e una prestazione ancora purtroppo rivedibile. Le emozioni positive e negative vissute sul campo hanno però perso di importanza per quello che contemporaneamente stava succedendo in tribuna e sugli spalti di San Siro.

L’evento sicuramente non era trascurabile, il ritorno di Mou (condito dalla presenza di Ronaldo) nella sua vecchia casa a distanza di sei anni ha fatto tremare il cuore e ha riacceso le memoria un po’ impolverata dei tifosi interisti. Mou, che da sempre sa come si entra in scena alla grande, non lo fa in una partita qualunque ma in quella delle “manette”, dell’eroica “quasi vittoria” contro i blucerchiati in 9 contro 11. In quella partita dove l’arbitro Tagliavento sembrava avere la maglia nera con sopra scritto “io odio l’Inter”. Tripudio per Josè, meritatissimo, cori e coreografia ad hoc per colui che ha riportato la Champions in nerazzurro dopo 45 anni di estenuante attesa. Tutti vogliono bene a Josè ed io non posso che condividere questo sentimento anche al di fuori delle imprese sportive della sua grande Inter!

Ma il punto viene ora. I cori per Mourinho sono stati giusti e legittimi ma con altrettanta convinzione penso che la mancanza grave sia stata quella di non riservare a Roberto Mancini la stessa ovazione. Inter-Sampdoria non è una partita qualunque neppure per lui. Su quel 3-2 in rimonta e il suo conseguente sfogo contro la tribuna sono stati stampati pure dei DVD. Quella partita firmata Mancio, Vieri, Martins e Recoba rimarrà per sempre nella storia nerazzurra come simbolo della “pazzia” di questa fantastica squadra vestita di questa stupenda maglia. Mancini ha preso un’Inter perdente e l’ha trasformata in vincente. Ha portato ad Appiano giocatori che poi sarebbero diventati eroi del triplete a costo zero. Ha vinto una coppa Italia dopo 22 anni dall’ultima interista, ha vinto una supercoppa in casa dell’imbattibile Juve e ha trasformato lo status dell’interista da perdente di lusso a vincente di grido. Tre scudetti conditi da coppe di vario genere la dicono lunga sul suo lavoro all’Inter. Poi, si sa, la vita è imprevedibile e le strade si separano all’improvviso.

Ma ecco l’altro merito di Mancio che nessuno oltre a lui può vantare. Si è ripreso l’Inter per provare a “salvarla” di nuovo. Ha accettato di rischiare di fallire perché la squadra, in questo momento, non ha i nè i mezzi economici nè quelli tecnici per ambire a vincere qualcosa. Eppure lui si è rimesso in gioco per la sua Inter, quella che lo ha reso grande mentre lui la faceva diventare grande: un percorso a braccetto verso la vittoria. Per questo il mio grande coro sale alto nei suoi confronti. Forza Mancio io sono con te. Stimo la persona e non solo il tecnico comunque vada la stagione, qualunque cosa il destino riservi alla mia amata squadra so che chi la dirige lo fa amandola, mettendoci l’anima e il cuore. Forza Mancio uno di noi!!


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