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Toro mundial

di Daniele Alfieri

E adesso non parlategli più di digiuni. Qualche settimana fa aveva detto che per l'Inter anche se con il Mondiale alle porte non avrebbe di certo tirato indietro la gamba. Siamo arrivati al 14 novembre e il Mondiale aprirà i battenti fra sei giorni, lui, il Toro con la dieci sulle spalle, ha confermato non solo di non voler mai tirare indietro la gamba, ma nemmeno le corna che hanno permesso all'Inter di affondare l'Atalanta. Con tanti saluti alla Dea. Soltanto mercoledì, dopo gli errori pesanti contro la Juve (l'Allianz Stadium in cui non ha mai vinto né segnato rimane avvolto in una sorta di maledizione), aveva cercato e voluto a tutti i costi il riscatto non solo offrendo la solita straripante prestazione, fatta di sponde, assist, dribbling e tanto lavoro di corsa per la squadra, ma anche con il gol (a grande richiesta di San Siro) del 3-1, l'ottavo stagionale messo a segno con l'Inter. Sul tabellone luminoso del Gewiss Stadium non si leggeva il nome di Lautaro, eppure c'è tanto di "L. Martinez" nel successo della Beneamata a Bergamo. O meglio, c'è tanto di Lautaro in questa nuova Inter rinata dopo un inizio di stagione in oblio.

L'Atalanta del caro vecchio Gasp arrivava da tre sconfitte in quattro partite, l'Inter da cinque vittorie nelle ultime sei, eppure c'era già chi parlava di "lettere dalla crisi". Chi dimentica è complice, come secondo costoro lo sarebbe stato il Bologna, che nel frattempo ha spazzato via con un netto 3-0 il Sassuolo. La squadra di Inzaghi ci mette un po' a svegliarsi, giusto 25 minuti, il tempo di far allenare Zapata nelle sue doti da stuntman e concedere la vetrina anche a Chiffi, che non ci mette nulla a indicare il dischetto. Rigore realizzato da Lookman (Onana non ci arriva di un soffio e Handanovic protegge il record dei penalty parati) e solita esultanza dell'11 nigeriano, ma da lì in poi saranno i tifosi atalantini a prendere in mano il binocolo, perché in campo della Dea vista fino a quel momento rimane poca traccia. L'Inter alza i ritmi e la qualità delle giocate, così ci pensa il solito Calhanoglu a far arrivare quella palla in area per la coppia del gol nerazzurra: Lautaro di testa la allunga, Dzeko alle spalle di tutti la spinge in porta. Subito 1-1, ma c'è un'insidia: l'Inter prima dell'agevolazione del Bologna non era mai riuscita a rimontare da una situazione di svantaggio. La giornata ideale per sovvertire un altro tabù.

Nella ripresa la squadra di Inzaghi conferma il piglio con cui aveva chiuso la prima frazione, mentre l'undici di Gasp concede sempre più iniziativa e campo ai rivali. Lautaro svariando tra centrocampo e attacco dà il via anche all'azione del raddoppio, con Dzeko che ancora una volta ci mette tutta la sua esperienza nel farsi trovare libero davanti la porta, beffando in un colpo solo Palomino, Mahele e Musso (il portiere para oltre la linea anche se forse, come direbbe qualcuno, le immagini non chiariscono). Poi su velo sopraffino del bosniaco il destro dell'argentino trova la deviazione in corner di Ederson, da lì doppia battuta di Calhanoglu su cui si avventa lo stesso Diez, ripetendo lo schema sul primo palo visto già con il Bologna ma che stavolta è propiziato dalla deviazione vincente di Palomino. Il difensore si riscatta poco dopo con la rete del 2-3, confermandosi uno specialista degli interventi di testa su calcio d'angolo, ma è l'unico lampo in cui l'Inter si fa davvero cogliere impreparata. Ebbene sì, tre punti finalmente conquistati in trasferta e in uno scontro diretto, tutti argomenti di cui in ogni caso non avremmo sentito parlare fino al 4 gennaio. I fari si spostano sul Qatar e sui sette nerazzurri che si sono meritati la convocazione dei ct. Tra questi un Toro mundial.


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