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Ieri Allegri, oggi Conte. Ma gli interisti non cambiano mai

di Alessandro Cavasinni

Il pianto di Conte ha inondato prevedibilmente tutte le redazioni sportive d'Italia e di calcio, ancora una volta, si è parlato ben poco. Ventiquattro ore sono passate dal triplice fischio di Inter-Napoli quando questo editoriale viene scritto e l'argomento è ancora il calcio di rigore fischiato in favore dei nerazzurri per il contatto tra Anguissa e Dumfries. Leggero? Fortuito? Danno procurato? Neerlandese sbilanciato? Tutto quello che volete, certamente non inventato come qualcuno l'ha voluto far passare, magari anche per tacere del clamoroso (quello sì!) tocco di mano di Olivera in area napoletana a inizio secondo tempo.

Ma il problema non è tanto Conte, che a San Siro gioca come Allegri e si comporta come il livornese pure davanti ai microfoni, cioè da bullo e finta anima candida (Contegri). Il problema è il contorno. Il contorno e il contesto. L'Inter ha fatto una partita più che discreta, aumentando i giri del motore dopo aver trovato l'1-1 e non staccando più il piede dall'acceleratore fino all'occasione di Simeone a tempo ormai scaduto. Un monologo dei campioni d'Italia che una volta ancora hanno confermato di avere qualcosa di più delle dirette concorrenti.

Se la classifica vede i nerazzurri di Inzaghi ancora nel gruppone, però, qualcosa significa. E se inizialmente era la fase difensiva a latitare, adesso stanno un po' mancando i contributi degli attaccanti (ma non dell'intera fase offensiva). Con il Napoli, gli assenti sono stati senza dubbio Lautaro e Thuram. Per motivi diversi, entrambi si sono presentati scarichi all'appuntamento. Detto questo, se le altre hanno finora ottenuto il massimo o quasi rispetto a quanto seminato, il raccolto dell'Inter è certamente più povero di quanto sarebbe potuto essere. Punti gettati, senza dubbio. Ma al contempo anche la consapevolezza che nessuno ad Appiano ha staccato la spina e che l'Inter deve guardare ancora una volta solo a sé stessa. Senza dimenticare una Champions finora quasi perfetta.

In fondo, gli interisti non cambiano mai: si ascoltavano le medesime critiche alla prorpia squadra anche un anno fa dopo Juve-Inter 1-1 (26 novembre 2023). E tutti sappiamo come poi è andata a finire. Perché c'è sempre un Contegri di mezzo, bisogna sapere andare oltre.


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