Ieri epic Brozo, oggi bufera? La verità sta nel mezzo. Melo rifletta: ci servirà
E così da un giorno all'altro il clima in Casa Inter sarebbe cambiato totalmente. Epic Brozo in soffitta, basta selfie e sorrisi, ecco il ritorno di risse e rivolte che sembravano perdute nel tempo. Poi le smentite di prammatica da parte della società, smentite che di solito presuppongono che qualcosa sia successo veramente dopo Inter-Lazio. Sui social la maggioranza dei tifosi si sta scagliando contro i giornalisti cosiddetti servi del potere che vorrebbero destabilizzare l'Inter per favorire l'ennesimo scudetto della cosiddetta odiata Juventus.
Inizio da questo aspetto per chiarire subito come la pensi sull'argomento un giornalista, ma tifoso (dell'Inter) come il sottoscritto. La stragrande maggioranza dei colleghi svolge onestamente il proprio lavoro, i più bravi riescono ad accedere prontamente alle notizie, magari grazie alle famigerate talpe da spogliatoio, per poi divulgarle. La cosa si scontra con tanti tifosi che vorrebbero invece leggere non quanto succeda veramente, ma solo quello che desiderano. Questo accade in tutte le piazze, non solo in quella nerazzurra. Quello che giustamente dà fastidio al tifoso può essere come, chi guidi un giornale, enfatizzi una notizia.
Ieri qualcuno ha scritto di “aria pesante dopo la gara di domenica sera”, altri invece hanno titolato: “l'Inter è spaccata”. C'è una bella differenza e quel titolo sa tanto di speranza da parte del quotidiano che l'ha pubblicato e non di sintesi puntuale di un fatto. Ma anche questo fa parte del gioco, non è stata la prima volta e non sarà nemmeno l'ultima. Detto questo, inviterei tutti a una maggiore tranquillità visto che si parla di calcio, la cosa più utile delle cose inutili, come disse qualcuno. Conscio che la maggioranza dei lettori non sarà d'accordo con me, passo ad analizzare cosa sia l'Inter non dopo quanto successo nello spogliatoio, ma dopo quanto visto in campo.
La sconfitta contro la Lazio non è grave, è gravissima. Perché non logica, non ipotizzabile, assolutamente gratuita. E due ko nelle ultime quattro partite di campionato non vanno assolutamente bene, quello con i biancocelesti rischia di mandare all'aria un lavoro svolto benissimo da squadra e mister fino alle 20.45 di domenica scorsa. Non amo i luoghi comuni, stento a credere che domenica si sia perso per tre cene natalizie, anche se nell'editoriale precedente la partita avevo temuto una mancanza di concentrazione per troppe distrazioni. Ma ripensandoci, forse è meglio quando i giocatori passano le serata tutti insieme con i loro dirigenti, invece di tirare tardi in qualche locale.
È palese che già in fase di riscaldamento sia scesa in campo una squadra comunque deconcentrata, sicura che la partita con la derelitta Lazio fosse già vinta. Ma questo atteggiamento, a mio avviso, non è figlio di un prosecco di troppo con gli sponsor e il settore giovanile. È figlio di una mancanza di mentalità vincente che non si compra al supermercato, ma si costruisce giorno dopo giorno. Sì, forse anche con qualche brindisi in meno prima di una gara importante, ma soprattutto curando di più tanti piccoli dettagli nel quotidiano, dettagli che aiutano poi a fare proprie grandi certezze.
Se ti chiami Inter, se sei forte come finora hai dimostrato e se occupi meritatamente il primo posto in classifica, nell'ultima gara casalinga dell'anno contro un avversario in difficoltà devi essere in grado di tirare in porta con una certa pericolosità almeno tre volte nei primi cinque minuti. E se invece, come è accaduto domenica, ti sei fatto ipnotizzare da una Lazio che è risorta dopo essersi accorta che di fronte non c'era la capolista, ma un'allegra compagnia di giro, devi essere comunque bravo a non affondare completamente. Traduzione: benedici il gol di quel grande centravanti che si chiama Mauro Icardi e prenditi il punto che in questo campionato così strano ed avvincente sarebbe contato, eccome. E invece no, harakiri completo con quell'assurdo calcio di rigore regalato alla Lazio. I danni sono senz'altro meno gravi, ma qualcuno allo stadio ha ripensato al maledetto 5 maggio 2002 (sottolineo l'anno per chi non ricorda che il 5 maggio 2010 coincise con l'inizio del Triplete e quindi la data è stata ampiamente esorcizzata).
Capitolo Felipe Melo. Giocatore attualmente inutile alla causa, le tre giornate di squalifica dopo il volgare fallo ai danni di Biglia lo aiuteranno a riflettere. Forse lo stava già facendo mentre si affannava a chiedere scusa all'avversario e quando, uscendo dal terreno di gioco, faceva segno alla Curva di non applaudire, sentendosi in colpa. Non dimentichiamo nemmeno che il brasiliano possa ancora legittimamente risentire del colpo alla testa subito contro il Genoa e che sia sceso in campo non totalmente tranquillo. Ma la mancata sostituizione dopo un primo tempo in affanno è stata probabilmente una delle decisioni peggiori di Mancini, non convincente nemmeno nel partire con Brozovic e Ljajic in panchina.
Tornando a Felipe Melo, si tratta di un giocatore che può piacere o meno, ma che nella sua carriera ha vinto molto ed è arrivato all'Inter con grande voglia ed entusiasmo. Servirà anche il Comandante nell'anno che verrà. Ma che anno sarà? L'Inter lo inizierà ancora da prima in classifica andando a Empoli. Poi Sassuolo, Atalanta e Carpi, prima del derby. C'è tempo e spazio per un nuovo filotto vincente o per un triste ridimensionamento. Ragazzi e Mister, regalateci quattro vittorie prima della stracittadina.
Intanto, buone feste a tutti.