Il bicchiere non è solo mezzo pieno: è quasi colmo
E alla dodicesima l’Inter rifiatò. Dopo le 11 vittorie di fila, utili per costruirsi un confortante vantaggio sulle inseguitrici, a Napoli arriva un 1-1 che permette comunque di mantenere imbattibilità e 9 punti di vantaggio sul Milan. E queste sono certezze. Il pari contro la squadra di Gattuso è giusto nel complesso dei 90 minuti e da tenere comunque stretto considerando i 6 successi consecutivi degli azzurri nelle ultime 6 gare casalinghe (a una media di tre gol a partita) e il buon momento di forma di una squadra che anche contro i nerazzurri ha messo in campo tanta qualità. Ci sono pareggi che valgono come vittorie ed è questo il caso. Il bicchiere, dunque, non è solo mezzo pieno ma quasi colmo.
Con la sua formazione-tipo e con la conferma di Darmian a sinistra, l’Inter nel primo tempo è stata soprattutto due cose: un po’ pigra ma anche sfortunata. Pigra perché bassa, con gli esterni sulla linea dei difensori, poco o nulla propensa al pressing e nemmeno tanto alle ripartenze veloci; incapace di manovrare il gioco perché il Napoli invece di voglia di pressare e recuperare palloni ne ha avuta tanta, ha tenuto alto il baricentro, pressato quasi a tutto campo accettando l’uno contro uno dei suoi difensori contro Lukaku e Lautaro e ha provato a coinvolgere tanti giocatori nella sua fase offensiva.
Sfortunata dicevamo, anche, l’Inter. Perché in quei 45 minuti un po’ passivi e statici ha comunque trovato un palo e una traversa con Lukaku che nel complesso sono state le azioni più pericolose di quanto prodotto dal Napoli, in vantaggio grazie allo scontro Handanovic-De Vrij. L’autogol del portiere però è arrivato dopo un’azione che è stata forse immagine fedele dell’atteggiamento delle due squadre nel primo tempo: tutto è nato da un’azione intercettata da Skriniar che non ha però pulito la sua chiusura facendo sbattere il pallone addosso a Brozovic. Da lì il rapido recupero palla del Napoli con la palla messa in mezzo da Insigne e in porta dai nerazzurri. Sfortuna ma anche questione di atteggiamento.
Atteggiamento poi cambiato rapidamente, tanto che l’Inter ha chiuso il primo tempo iniziando, finalmente, a cucire gioco e trovando sull’asse Lautaro-Barella una delle sue azioni migliori, intercettata prima da Meret in uscita poi da Manolas in chiusura.
E nella ripresa è sembrato quasi di assistere a uno scambio delle parti con il Napoli più basso e l’Inter a tenere palla, a cercare il varco giusto e a portare uomini nell’area di rigore avversaria ma anche pronta a velocizzare e ripartire. Come successo nell’azione dell’1-1: azione partita da Barella, proseguita sul binario di Hakimi che è andato a cercare e trovare l’inserimento di Darmian (in stile gol al Cagliari) e su una palla ribattuta l’arrivo di Eriksen ha riunito classe, qualità e potenza per chiudere, ancora una volta dopo diversi passaggi, al meglio un’azione da gol dell’Inter, che quando vuole sa giocare bene e in assoluto non gioca peggio di tante altre.
Poi però l’Inter non ha quasi mai più accelerato pur riuscendo a trovare lo spazio per inserimenti e conclusioni; ha rischiato di subire il controsorpasso da Fabian Ruiz e Politano e, per una volta, non ha trovato il colpo del ko in una partita intensa, equilibrata, con poche sbavature e poche concessioni da parte di due squadre che hanno provato a vincere ma a un certo punto hanno capito che era meglio non perdere: il Napoli per tenersi in scia al treno Champions, l’Inter per fare comunque un altro passo verso il suo obiettivo senza, al contempo, perdere certezze o convinzioni. Che rimangono le stesse, mentre di giornate alla fine del campionato ne manca una in meno. E’ mancata un po’ di fortuna ma anche la capacità, la forza e la convinzione di dare ritmo e incisività quando la partita, a inizio ripresa, sembrava girare verso la squadra di Conte. Ma poco male e poco, o nulla cambia. L’obiettivo resta lì, le certezze di una squadra che se lo sta meritando pure.
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