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Il blocco Inter e il dadaismo di Spalletti

di Egle Patanè

"L’Inter ha vinto il campionato molto prima. Io mi sono assicurato e ho visto che Inzaghi ha fatto fare gli allenamenti in maniera corretta fino in fondo, ma può darsi che mentalmente venga di non essere così applicati". Spalletti dixit nell'immediato post-eliminazione per mano della Svizzera ad Euro 2024, dove la Nazionale italiana è la seconda delle (Inter)Nazionali a lasciare la competizione (dopo l'Albania di Asllani). Una sorta di frase a caldo buttata dal ct azzurro in mezzo al calderone degli alibi di un Europeo neanche lontanamente vicino alle aspettative che sa di sfottò da bar. "Eh il blocco interista...". Già. Il blocco nerazzurro non è riuscito, in mezzo al resto del blocco azzurro nel suo complesso, ad instillare collante e trame inzaghiani ad una squadra assemblata per intuizioni tanto visionarie da finire con l'essere un quadro dai tratti dadaisti. Per inciso, "la filosofia Dada è la cosa più malata, più paralizzante e più distruttiva che sia stata pensata dal cervello umano" si leggeva sull'American Art News e addirittura i dadaisti stessi parlarono - sul manifesto Dada del 1918 - di Dada come qualcosa che "non significa nulla". Eppure la colpa è del blocco Inter. 

Ma solo quello italiano... evidentemente. Perché i vari Darmian, Bastoni, Dimarco, Frattesi e Barella non sono gli unici a giocare in campo internazionale, ma sono gli unici dei campioni d'Italia convocati dalle rispettive Nazionali (insieme ad Asllani uscito ai gironi, Arnautovic uscito agli ottavi contro la Turchia e ai nuovi agigunti Sommer e Calhanoglu) a non essere più in gioco. Mentre gli italiani sono già a mare, ma non senza qualche macigno sul cuore, c'è chi dei compagni è in fase di festeggiamenti o ritiri. Lautaro Martinez ha conquistato con la sua Argentina la semifinale di Coppa America, obiettivo raggiunto egualmente da Thuram e Pavard con la loro Francia, De Vrij e Dumfries con la loro Olanda e dal Canada, orfano da qualche giorno di Tajon Buchanan, sempre titolare nelle tre partite giocate dal nerazzurro in questa edizione di Copa America. Un seme, quello piantato da Inzaghi nell'ormai passata stagione, che sembra aver permesso di raccogliere frutti anche ai rispettivi commissari tecnici, tutti entusiasti dei campioni d'Italia al loro servizio. Tutti eccezion fatta da Luciano Spalletti che del capocannoniere del suo mandato Frattesi, dell'onnipresente Barella e dell'imprescindibile Bastoni si è facilmente dimenticato lavoro sporco e peso fin qui fatto e avuto. 

A condire di un po' più amaro l'insalata del tecnico di Certaldo in quel di Berlino sono i due giocatori Oranje, De Vrij e Dumfries, entrambi fondamentali nella vittoria di qualche ora fa portata a casa dalla Nazionale di Koeman: uno segna, l'altro serve l'assist perfetto. Insieme siglano una semifinale e un nuovo manifesto avanguardista che vale una sberla al 'fallimento blocco Inter', unica cosa a non significare nulla.


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